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DISOBBEDIRE! L’imperativo del Disobedience Archive...

DISOBBEDIRE! L’imperativo del Disobedience Archive di Marco Scotini alla Biennale Arte

«Disobedience Archive è un archivio di immagini video concepito in più fasi, mobile e in evoluzione, che si concentra sulla relazione tra pratiche artistiche e azione politica. Il progetto si propone come un atlante delle tattiche di resistenza contemporanea, dall’azione diretta alla controinformazione, dalle pratiche costituenti alle forme di bioresistenza. Funziona come un “manuale d’uso” alla disobbedienza sociale includendo centinaia di elementi documentali che coprono diversi decenni. Presentato quindici volte in diversi paesi a partire dal 2005, Disobedience Archive si trasforma ogni volta senza mai assumere una configurazione definitiva. Che si si presenti sotto forma di parlamento, di scuola o di orto comunitario, il progetto trasforma l’archivio – tipicamente statico e tassonomico – in un dispositivo dinamico e generativo».

“Disobedience Archive” – Marco Scotini, 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, photo by Marco Zorzanello, Courtesy: La Biennale di Venezia

Questo un brano del testo che accoglie il visitatore del padiglione della Biennale dedicato appunto al Disobedience Archive. Difficile trovare altre parole per introdurre questo progetto di Marco Scotini realizzato assieme ad Arnold Braho, con il coordinamento di Arndris Brinkmanis e il concept visivo di Lilia Di Bella e Chiara Figone, nonché i contributi di studenti della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e Roma. Il linguaggio ostentatamente militante non può che mettere a proprio agio un frequentatore di centri sociali dell’“area antagonista” o un lettore di bibliografia operaista e neo-operaista, ma di sicuro non stona con spirito e stile di tutta questa Biennale, dove la critica a capitalismo, imperialismo e colonialismo sembra quasi d’obbligo, come si trattasse di un canone cui fosse consigliabile… obbedire. Il che – come si dirà – offre il destro a qualche considerazione spigolosa.

“Disobedience Archive” – Marco Scotini, 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, photo by Marco Zorzanello, Courtesy: La Biennale di Venezia

Di fatto, nell’ampio androne dell’Arsenale dedicato a questo archivio (o meglio a questo “dispositivo dinamico e generativo”) si trova disposta in circoli concentrici una quarantina di schermi in penombra, dove vengono trasmessi senza soluzione di continuità video e film documentanti le situazioni più disparate, quanto al tempo (dal ’68 ai nostri giorni), allo spazio (praticamente nessun continente escluso), nonché alle dimensioni sociali ed esistenziali. Le lotte per la sopravvivenza di contadini dell’Africa subsahariana si trovano così accostate a manifestazioni LGBT+ americane, le vicissitudini di una popolazione di Bombay di fronte alle operazioni di smantellamento di uno slum precedono o seguono le immagini di persecuzione di migranti in Belgio, mentre la mobilitazione di cineasti francesi in favore di sans papiers appaiono accanto a un ritratto dell’attivista, politica e attrice Marcella Di Folco. E così via.

“Disobedience Archive” – Marco Scotini, 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, photo by Marco Zorzanello, Courtesy: La Biennale di Venezia

Ora è chiaro che intento e scopo di ciascuna delle opere presentate stavano per lo più nel documentare in dettaglio, specificamente, una realtà sociale, antropologica o biografica singolare, per cui la qualità propriamente artistica si suppone essere loro conferita proprio dall’essere presentate tutte insieme, indistintamente. Allo stesso tempo è chiaro che così si suppone di farne venire fuori il tratto comune, quella sorta di spirito di disobbedienza che si vuole tema tanto estetico, quanto politico al centro dell’archivio in questione. Resta però più di un dubbio. Anzitutto che una simile promozione artistica in fondo non faccia che penalizzare la specificità documentaria di questi video e film, inducendo il visitatore a prestare attenzione non a quanto ciascuno ha da proporre di suo ma a quanto si presume aleggi tra l’uno e l’altro di essi.

“Disobedience Archive” – Marco Scotini, 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, photo by Marco Zorzanello, Courtesy: La Biennale di Venezia

A favore dell’approccio dell’archivio disobbediente si dirà che così va il mondo, nell’arte come in politica e altrove e che ovunque a contare non sono i contenuti reali, confrontati alle cose, ma le relazioni, lo scambio, la comunicazione: relazioni, scambi, comunicazione di cui la disobbedienza non sarebbe che l’espressione più autentica, nel suo volersi in radicale contrasto a ogni gerarchia ritenuta di per sé autoritaria, verticistica, autoreferenziale. Peccato che, più recentemente, il mondo stia prendendo un’altra piega meno relazionale, scambista e comunicativa, e piuttosto incline a orrori e catastrofi belliche senza fine. Viene allora da chiedersi come mai tutto il proliferare di esperienze disobbedienti così scrupolosamente raccolte e celebrate dal progetto di Scotini non abbiano quanto meno ostacolato questo cupo destino oramai incombente (i cui segni compaiono in Biennale grazie solo a meritorie quanto sporadiche eccezioni[1], quali quelle del padiglione polacco con la videoinstallazione partecipativa Ripetete dopo di me II del collettivo Open Group e del padiglione egiziano con l’opera Drama 1882 di Wael Shawky).

“Disobedience Archive” – Marco Scotini, 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, photo by Marco Zorzanello, Courtesy: La Biennale di Venezia

Torna allora inevitabile la riflessione su quanto la moda anticapitalistica, anticoloniale, antimperialista (e aggiungiamo pure disobbediente) di non poca arte contemporanea, si sia trovata, suo malgrado,  a compensare il vuoto di ideali e valori, anche estetici, che l’apologia neoliberale e ipercapitalista del libero scambio e del “culto della comunicazione” (come giustamente la chiama Lucia Tozzi in L’invenzione di Milano, Cronopio edizioni, 2023) ha creato, prima di avviare la sua  recente riconversione in funzione delle pulsioni più ancestrali e mortifere. Insomma, che l’Occidente abbia avuto e abbia le sue colpe sembra proprio sia diventato un tema che non fa più scandalo, tanto da essere oramai un tema di maniera, quasi scontato, nell’arte contemporanea; l’importante d’ora in poi pare proprio sarà obbedire (!) alla propaganda militaresca secondo la quale nel resto del mondo c’è del peggio tale da richiedere il suo annientamento.

[1] https://www.juliet-artmagazine.com/biennale-arte-2024-unescursione-tra-i-padiglioni-nazionali/

Info:

Disobedience Archive – Marco Scotini
Ursula Biemann, Black Audio-Film Collective, Seba Calfuqueo, Simone Cangelosi, Cinéastes pour les sans-papiers, Critical Art Ensemble, Snow Hnin Ei Hlaing, Marcelo Expósito with Nuria Vila, Maria Galindo & Mujeres Creando, Barbara Hammer, mixrice, Khaled Jarrar, Sara Jordenö, Bani Khoshnoudi, Maria Kourkouta & Niki Giannari, Pedro Lemebel, LIMINAL & Border Forensics (Lorenzo Pezzani, Jack Isles, Giovanna Reder, Stanislas Michel, Chiara Denaro, Alagie Jinkang, Charles Heller, Kiri Santer, Svitlana Lavrenchuk, Luca Obertüfer), Angela Melitopoulos, Jota Mombaça, Carlos Motta, Zanele Muholi, Pınar Öğrenci, Daniela Ortiz, Thunska Pansittivorakul, Anand Patwardhan, Pilot TV Collective, Queerocracy, Oliver Ressler and Zanny Begg, Carole Roussopoulos, Güliz Sağlam, Irwan Ahmett & Tita Salina, Tejal Shah, Chi Yin Sim, Hito Steyerl, Sweatmother, Raphaël Grisey and Bouba Touré, Nguyễn Trinh Thi, James Wentzy, Želimir Žilnik

60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia
20/04 – 24/11/2024
Venezia, Arsenale
https://www.labiennale.org/it/arte/2024


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