Il bar, la chiesa, l’edicola, Casa Capra. Siamo a Magrè, una frazione di Schio, in provincia di Vicenza. Ad aprire le porte di Casa è stato Saverio Bonato, artista, che in quel paese è nato e nel cui contesto decentrato, dopo anni di lontananza, ha sentito l’esigenza di tornare. Lo spazio, prima salone di una parrucchiera, dal 2018 è diventato un artist-run space che con la sua ventata di freschezza si è andato a inserire – quasi come se in quel luogo ci fosse sempre stato – nel tessuto sociale e urbano della provincia veneta. Lo spazio espositivo indipendente privilegia le espressioni artistiche e culturali contemporanee, che si susseguono rapide, a cadenza mensile; è una realtà che nasce e si sviluppa con l’idea di coinvolgere la comunità locale – un salto al panificio, poi dal giornalaio e infine una sosta davanti alla vetrina di Casa Capra – ma anche la voglia di radunare un pubblico di appassionati proveniente da fuori, che chissà se in quel quartiere, Magrè, sarebbe altrimenti capitato mai.
È proprio lì che ora c’è un elefante nella stanza. A Edoardo Aruta (Roma, 1981), quell’espressione in uso nei paesi anglosassoni “elephant in the room”, che si usa per indicare un problema ovvio ma che tutti si ostinano a ignorare, “una criticità evidente ma di cui nessuno vuole discutere, per allontanare da sé dolore, frustrazione e disagio”, era tornata in mente varie volte – racconta – in tante situazioni nelle quali gli era capitato di ritrovarsi, o in relazione a tematiche sociali e politiche tipiche della contemporaneità.
Ci hanno pensato i viaggi in India, però, a mettergli quell’elefante sotto gli occhi. Negli ultimi tre anni Aruta trascorre diversi periodi in Assam, nel nord est del Paese, partecipando alla residenza d’artista “Guwahati Research Program”, organizzata da Microclima, realtà curatoriale indipendente veneziana, che invita gli artisti a realizzare progetti fortemente interconnessi con la realtà locale e capaci di adattarsi, per l’appunto, al microclima ospitante. Nasce così il progetto Elephant in the room, il video curato e prodotto da Microclima (in mostra fino al 18 febbraio) in cui quell’immagine ricorrente si fa carne ed ossa: siamo nel salotto di Dudul Chowdhuri, imprenditore locale nella città di Guwahati, e a consumare una surreale colazione tra le mura domestiche a base di banane a canna da zucchero sono lui stesso e uno dei suoi elefanti, Monimala, una femmina di 26 anni, entrata per pochi centimetri dalla porta di casa. Ne risulta una narrazione domestica dai connotati intimi e assurdi allo stesso tempo, nella quale il significato originale dell’espressione idiomatica viene ribaltato con intelligente ironia: l’elefante nella stanza infatti è trattato con il rispetto che si riserverebbe a un membro della famiglia ed ecco perchè “la presenza dell’animale viene sottolineata dall’attenzione che l’individuo vi dedica, e non dalla sua indifferenza”. Elephant in the room ci parla anche, sottovoce, di biodiversità e di convivenza pacifica tra uomo e natura.
Un po’ come al cinema, da bambini, è meraviglia, stupore e tenerezza; è l’altro modo di affrontare le paure, andandogli incontro, è prendersi cura di ciò che sarebbe più facile ignorare. E ci insegna che se l’elefante nella stanza c’è, e non possiamo non vederlo, allora conviene accoglierlo e dargli banane.
Laura Guarnier
Info:
Elephant in the room
Installazione video, 5’08’’
di Edoardo Aruta, a cura di Microclima
18 gennaio – 18 febbraio 2020
CASA CAPRA
Via Giambellino, 16
36015, Magrè – Schio (VI)
www.casa-capra.it
For all the images: Edoardo Aruta, Elephant in the room (video still), 2019
Storica dell’arte contemporanea, vive a lavora a Venezia. Contributor per riviste di settore, addetto stampa e content creator, si occupa inoltre dell’organizzazione e della comunicazione di un progetto di residenze d’artista in Piemonte.
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