Immerse nell’eterno fascino vulcanico di Ischia, che domina indolente il golfo di Napoli, vera outsider del Mar Tirreno – molto più grande di Capri, più rilassata di Amalfi e decisamente meno ‘jet set’ di Positano – abbiamo avuto l’opportunità di trascorrere un po’ di tempo con la troupe e gli amici di Electra, il primo lungometraggio della regista del Bahrein, Hala Matar.
Arroccato sulle alture del Castello Aragonese, l’Ischia Film Festival si svolge ogni anno, all’interno della fortezza, di fronte all’intenso e ipnotico blu del Mar Mediterraneo. Portando film italiani e internazionali sull’isola dal 2003, potrebbe essere definito uno dei cinema all’aperto più cinematografici del mondo. Eclettica e densa, l’edizione di quest’anno ha incluso una selezione di cortometraggi avvincenti – come Elegy for a Village del regista cinese Weipeng Huang, o il danese Ivalu, diretto da Anders Walter – insieme a un’incredibile selezione di lungometraggi tra cui Juniper, con l’impareggiabile Charlotte Rampling, il film iraniano Cold Sigh, e la vera sorpresa della scena indipendente internazionale del 2024, Electra. La regista bahreinita, con base a Los Angeles, Hala Matar, già ampiamente riconosciuta per il suo lavoro con video musicali (Interpol, The Voidz e Poolside), spot di moda (Louis Vuitton, Chanel, Moncler, Kenzo, Vivienne Westwood, Issey Miyake…), cortometraggi, TV e persino (perché no?) curatela d’arte – Matar gestisce lo spazio espositivo dello stilista Dries Van Noten a LA – fa così, con brio elettrico ed elettrizzante, il suo debutto cinematografico europeo.
Cosa succede quando chiudete in una tenuta di campagna italiana, una rock star depressa che muore dalla voglia di calcare di nuovo la scena, la sua esuberante fidanzata artista, la caratterizzazione antropomorfa della sua collana serpente di Bulgari, e una strana coppia composta da un giornalista e una fotografa che non sono ciò che dicono di essere? Tutti hanno segreti, alcuni più di altri, e la villa non risparmia nessuno. Electra, con Maria Bakalova (candidata all’Oscar per Borat 2), Jack Farthing (Spencer), Abigail Cowen (Fate: The Winx Saga) e Daryl Wein (Something from Tiffany’s), il quale ha anche co-prodotto e co-sceneggiato il film, si trova alle profetiche porte di un genere ancora da definire. All’incrocio tra quello che potrebbe essere un thriller, una commedia, una tragedia, una tragicommedia, uno spot di profumi, un videoclip, una serie tv, e una miriade di altri generi e sottogeneri; tuttavia la pellicola non è nessuno di questi. Un film divertente che trasporta il pubblico in una situazione molto intima, dove ci si sente stranamente avvolti dalla trama onnisciente e un pizzico di antropofagia.
Scritto in un mese, girato in meno di tre settimane, la folle avventura di Electra prende forma attraverso la fascinazione e l’amore incondizionato di Hala Matar per l’Italia, e l’evento divino che le sia stata offerta un’incredibile villa rinascimentale nella campagna romana, dove è riuscita a girare il suo sogno distorto. Electra potrebbe essere una profezia bloccata tra spazio e film, il prodotto di un’ondata mitica italiana fatta di musica grandiosa, affreschi manieristi, abiti di alta moda e paesaggi mozzafiato. Assoluta protagonista del film, la splendida villa ospita i quattro stravaganti personaggi, strafatti di LSD, in ciò che avrebbe dovuto essere una piacevole scampagnata, che però si rivela essere decisamente più movimentata del previsto. La narrativa visiva è una peregrinazione esponenziale nei difetti e nelle paure dei personaggi, flirtando con un’assurdità barocca e una colorata nostalgia; inizia e finisce con lo stesso effetto fenomenale di sottile audacia. Sonoramente, la storia sposa gli echi della villa e lascia che i personaggi risuonino l’uno nell’altro in un bellissimo gioco di singolarità e ripetizioni. Interpretato in maniera brillante da tutti e quattro gli attori, che riescono a catturare in modo magistrale i paradossi dei rispettivi personaggi in modo divertente eppure, sorprendentemente drammatico, il film è l’epitome dell’intrattenimento.
Omaggio all’Italia e al cinema, Electra ha un po’ di The Talented Mr Ripley (Anthony Minghella), un po’ di Marie Antoinette (Sofia Coppola), un po’ del tocco onirico di Fellini, un po’ della visione olistica di Godard, e sicuramente molto di Hala Matar. Tra l’incredibile colonna sonora originale, eseguita da un’orchestra intera, abbinata a specifiche melodie pop, la fotografia, la sceneggiatura, il cast, i costumi spettacolari (una vera festa per gli occhi grazie a Hind Matar) e il set, Hala Matar non voleva fare un film noioso, e ci è riuscita. Prima della sua uscita pubblica entro la fine dell’anno, Electra continuerà a viaggiare per i festival: la prima tappa è stata il Santa Barbara Film Festival, poi l’Ischia Film Festival, dove ha vinto senza sorprese il premio alla “Miglior Scenografia” (Alessandro Cicoria), i prossimi eventi devono ancora essere annunciati, preparatevi e osservate con cautela.
Lidia e Yasmine Helou
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