Da 20 anni a questa parte Michael Elmgreen (b. 1961, Denmark) and Ingar Dragset (b. 1969, Norway), che assieme formano il duo Elmgreen & Dragset, manipolano l’inaspettato e predispongono trappole che mettono alla prova la capacità d’intuizione dello spettatore costringendolo a pensare creativamente e a non guardare le cose con logiche unilaterali.
Sin da Prada Marfa (2005), opera ambientale situata a circa 60 km a nord-ovest della città di Marfa, nella Contea di Jeff Davis, in Texas, nei pressi della U.S. Route 90 in un’area deserta, i due artisti sono specializzati nel creare ambienti iperrealisti dove qualcosa appare sempre fuori posto, a metà strada tra il degrado e il non finito. In quel caso si trattava di una boutique Prada con tanto di scarpe e borse originali in vetrina, un oggetto del desiderio interdetto da una porta sempre chiusa e che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto subire un lento degrado che la integrasse nel paesaggio naturale circostante. Si decise invece di rendere permanente l’installazione quando, tre giorni dopo l’inaugurazione dell’opera, ignoti la vandalizzarono con graffiti all’esterno, facendo irruzione all’interno e rubando borse e scarpe.
Al centro della poetica dei due artisti troviamo l’esplorazione delle contrastanti dinamiche del desiderio, la minuziosa osservazione dei luoghi e dei ruoli del sistema dell’arte, la costante osmosi tra finzione e realtà e l’interesse a collocare l’opera d’arte in relazione a un preciso contesto istituzionale, storico o sociale.
Esemplare a questo riguardo, la retrospettiva The Well Fair del 2016 all’UCCA Center for Contemporary Art a Beijing in cui i lavori dei due artisti erano esposti in una serie di stand che imitavano il modello espositivo di una fiera commerciale. Alcune opere erano ancora confezionate, avvolte da cellophane protettivo, installate a metà o appoggiate alle pareti, creando un’ambigua impostazione temporale che rendeva poco chiaro se la fiera fosse appena finita o non ancora iniziata. I due artisti orchestrano in modo teatrale gli spazi in cui espongono, invitando il pubblico ad attraversare situazioni e ambienti stranianti che lo includono nel loro enigma senza concedergli un’intuizione definitiva. In ogni stanza, angolo o zona di passaggio sembra che si stia svolgendo una storia sfuggente, gli ambienti sono concepiti come grandi sculture iperrealiste al punto da sembrare ambientazioni di una realtà assurda ma possibile. Lo spazio sembra acquisire una propria capacità performativa, è carico di un’energia che trascina il visitatore nelle irresistibili orbite dei propri centri multipli.
Tutte queste caratteristiche ritornano in Overheated, nuova mostra di Elmgreen & Dragset nella sede di Hong Kong della galleria Massimo De Carlo. Per l’occasione il terzo piano della galleria è stato trasformato in una sala caldaie sotterranea abbandonata in cui tubi industriali di varie dimensioni, alcuni dei quali dipinti in improbabili tonalità pastello, si incrociano nello spazio, costringendo i visitatori a scavalcare, piegarsi o aggirare ostacoli per muoversi all’interno della mostra. I tubi fittizi (che a intervalli emettono anche vapore) dialogando visivamente con il sistema di ventilazione collocato nel soffitto della galleria, evidenziano ciò che di solito passa inosservato. Il confronto evoca a livello metaforico il lavoro spesso invisibile e non accreditato di un ampio sottobosco di attanti impegnati in varie mansioni nel mondo dell’arte che, proprio come i sistemi di riscaldamento che assicurano il comfort nelle nostre case, risultano spesso invisibili. Allo stesso tempo la condizione di abbandono in cui versa l’ambientazione induce a riflettere sui recenti cambiamenti sociali di Hong Kong, un tempo importante centro di produzione di beni e prodotti, oggi centro finanziario e hub del mercato dell’arte dove molti stabilimenti industriali sono stati abbandonati o riconvertiti ad altre destinazione d’uso dopo l’esternalizzazione massiva della catena manifatturiera in Paesi più economici.
Le ambientazioni discontinue e frammentate di Elmgreen & Dragset implicano complessi riferimenti al nostro presente e riscrivono criticamente la storia recente dell’arte contemporanea, ibridando riferimenti al formalismo minimalista con incursioni concettuali e un gusto tutto scandinavo per il design come parte integrante della vita quotidiana. A questi riferimenti estetici si aggiunge sempre l’inserimento di particolari stranianti che fanno assomigliare le loro mostre a una scena del crimine, in cui non è affatto scontato se l’avvenimento che suscita tensione sia imminente o appena terminato. Anche la mostra in questione è carica di enigmi e di indizi fuorvianti: la “boiler room” è costellata di oggetti che sembrano alludere a tracce di attività umane, come se qualcuno vi avesse trovato rifugio dopo la dismissione. Tra questi oggetti troviamo un seggiolino per auto nero fuso in bronzo e una candela consumata scolpita nel marmo su una copia in bronzo di una piccola cassa di legno usata come sostituto di un tavolo. In un angolo, una pila di foglie autunnali, realizzate in metallo e dipinte a mano, preziosa vanitas postmoderna, sottolinea l’idea di un tempo passato. Le opere, che a prima vista potrebbero sembrare semplici ready-made, sono tutte sculture prodotte con cura artigianale e l’ambiguità della loro presenza accresce l’alone di mistero del luogo. Negli allestimenti di Elmgreen & Dragset l’imbarazzante cortocircuito creato dall’accostamento di elementi che risultano fittizi pur aderendo alla realtà secondo strategie concettuali o mimetiche fa affiorare la labilità di qualsiasi punto fermo, che si rivela in ultima analisi come nient’altro che un punto di vista. La loro abilità di passare quasi inavvertitamente dalla leggerezza alla profondità, dall’erotismo al più rigoroso formalismo, dalla critica radicale al divertissement e di far convivere nella medesima opera istanze così contrastanti rende la fruizione dei loro lavori un’inesauribile fonte di ispirazione e riflessione.
Info:
Elmgreen & Dragset. Overheated
Massimo De Carlo
26 marzo – 4 maggio 2019
Monday to Saturday, 10:30am –7:00pm
Hong Kong3d Floor Pedder Building
12 Pedder Street, Central, Hong Kong
For all images: Elmgreen & Dragset. Overheated. Installation view at Massimo de Carlo / Hong Kong
L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.
(Salvador Dalì)
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