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Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa. Un...

Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa. Una conversazione contemporanea con l’antico

La mostra Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa ospitata negli spazi del Museo Castromediano di Lecce, offre una riflessione straordinaria e profonda sul legame tra passato mitologico e sfide attuali. L’artista greco Costas Varotsos (Atene, 1955), noto per la sua capacità di coniugare materiali e concetti in un dialogo continuo con lo spazio, riesce a trasformare, in tale contesto espositivo, la figura di Prometeo in un simbolo potente e contemporaneo, in grado di parlare alla nostra epoca  con un linguaggio visivo ricco di significati.

Costas Varotsos, “Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa”, installation view at Museo Castromediano di Lecce. Ph. Raffaele Puce, courtesy Polo biblio-museale di Lecce

A tal proposito, risultano evocative le parole di Giorgio Ieranò, le quali, nel libro Olympos. Vizi, amori e avventure degli antichi dèi, ci ricorda come le statue degli dei dell’Olimpo, custodite nei musei, continuino a vivere di una vita segreta, animate da una scintilla di tempi perduti[i]. Questa riflessione apre una porta su un mondo antico, in cui i miti non sono semplicemente storie del passato, ma realtà vive che continuano a influenzare il nostro presente. E se è vero che la storia culturale dell’Uomo, nel suo più ampio significato, può essere cadenzata proprio attraverso le “storie favolose” citate da Ieranò nella sua pubblicazione, per ciascuna di esse, bisognerebbe rintracciare proprio quella scintilla grazie alla quale in questa voluminosa eredità antica il mito e la realtà possono funzionare oggi come forma di mediazione culturale e sociale. Se ne riconoscono piuttosto, i lontani ricordi di vite umane e sovrumane trascorse che galleggiano senza interruzione fra i secoli e il mare della memoria, prontamente evocandoli con altri nomi e attributi. Tra essi, spicca sempre, però, l’immagine della speranza, Elpís, in greco. Ecco che va a spiegarsi così, la prima parte del titolo della mostra. Varotsos infatti, attraverso Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa, riporta alla luce quella scintilla di tempi perduti, invitandoci a esplorare il confine sottile tra mito e realtà, senza abbandonare il comune denominatore rappresentato appunto, dall’indomita speranza.

Costas Varotsos, “Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa”, installation view at Museo Castromediano di Lecce. Ph. Raffaele Puce, courtesy Polo biblio-museale di Lecce

Ancora, il titolo stesso dell’esposizione suggerisce un dialogo tra l’antico e il contemporaneo, tra Prometeo, il titano che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, e l’Europa moderna, in bilico tra la speranza e il sogno infranto. È proprio questa tensione tra il sacro e il profano, tra la storia e il presente, che Varotsos esplora con le sue opere, trasformando il mito in una narrazione visiva che parla direttamente al nostro tempo. Giusi Giaracuni, curatrice della mostra insieme a Luigi De Luca, sottolinea come Elpís rappresenti «la scintilla che l’artista coltiva nel futuro dell’umanità», interpretando questa speranza  come «l’unico barlume nel buio che attanaglia l’esistenza dell’uomo contemporaneo». Questo concetto è incarnato in modo emblematico nell’opera apripista del percorso espositivo, Elpís (2024) , una delle due installazioni site-specific ideate per il museo: una lancia rossa che si staglia verso il cielo evoca la tensione verso l’alto, che come il fuoco si eleva verso un ideale sì sfuggente ma che rimane il motore della ricerca esistenziale umana. Allo stesso tempo, la lancia diviene anche un segno di sfida, di coraggio, di volontà di superare le avversità e di protendersi verso un futuro migliore, esattamente come Prometeo che accetta il suo martirio ancorato a una roccia.

Costas Varotsos, “Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa”, installation view at Museo Castromediano di Lecce. Ph. Raffaele Puce, courtesy Polo biblio-museale di Lecce

Luigi De Luca, direttore del Museo Castromediano e co-curatore della mostra, aggiunge che con Elpís «Varotsos ci interroga sull’origine e sul futuro della cultura, proponendo una riflessione che va oltre la storia come semplice successione di eventi, e invita a considerare la cultura come un insieme di contesti, prodotto della cultura di una comunità». De Luca sottolinea, inoltre, che l’idea di Varotsos si pone in contrasto con la visione della storia come una serie di accadimenti, cercando invece di interpretarla come il frutto delle esperienze e delle storie collettive che formano il tessuto di una società. Quanto appena descritto potrebbe affiancarsi, seppur in maniera non didascalica, all’opera Europa (2018), presente nella seconda parte del titolo e realizzata in due tempi. Il primo, l’atto performativo, in cui l’artista ha infranto le ventisette bandiere degli stati membri dell’Unione Europea; il secondo, il processo di installazione che vede i frammenti delle stesse bandiere riuniti in un messaggio scomposto e ricomposto che lascia spazio a una nota di speranza: la distruzione dei nazionalismi potrebbe portare a una nuova ricomposizione, più forte e unita. Ne scaturisce pertanto, una riflessione sull’identità culturale del continente europeo, sulle sue radici storiche e sulle sfide che esso deve affrontare.

Costas Varotsos, “Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa”, installation view at Museo Castromediano di Lecce. Ph. Raffaele Puce, courtesy Polo biblio-museale di Lecce

Tra le opere presenti poi, la seconda installazione site-specific si scorge maestosa, come altra potente immagine di Prometeo (2024), realizzata in vetro, catturando in modo straordinario la dualità della condizione umana tra potenza e la fragilità, tra sofferenza e ancora una volta, la speranza. Il vetro, materiale prediletto da Varotsos per la sua capacità di riflettere e frammentare la luce, simboleggiala complessità e la vulnerabilità dell’esistenza, mentre la figura di Prometeo diventa un monito e un simbolo di resilienza. L’opera non solo evoca il mito, ma lo rende rilevante per il nostro tempo, invitandoci a riflettere sui sacrifici necessari per il progresso e sulla forza della speranza che, anche nei momenti più bui, può guidarci verso un futuro migliore. Le opere di Varotsos non si limitano a un semplice omaggio al mito, ma ne espandono il significato, collegandolo alle questioni urgenti del nostro tempo. Con Labirinto (1997), ad esempio, le sue molteplici strade e vicoli ciechi rappresentano la complessità della vita e la difficoltà di trovare il proprio cammino in un mondo in costante mutamento guidando il visitatore in un percorso esistenzialista intricato e senza via di fuga.

Costas Varotsos, “Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa”, installation view at Museo Castromediano di Lecce. Ph. Raffaele Puce, courtesy Polo biblio-museale di Lecce

Si giunge così a Globo (1995), dove l’artista dà una sua personale rappresentazione interconnessa al mondo e all’umanità, volta, quest’ultima a elevarsi o a discendere allo stesso destino. Ancora, l’opera Venere Nera (1982) sembra offrire, invece, uno studio della forma attraverso il rapporto tra l’Uomo e la Natura, lo spazio e il tempo. La struttura dell’opera sembrerebbe profetica, infatti, nonostante risalga agli anni Ottanta, fa trasparire l’anticipazione di una tragedia contemporanea, come quella della Xylella e in tal senso, quindi, lo stesso oggetto artistico sfida i canoni tradizionali e propone una nuova visione che celebra la diversità e la pluralità delle esperienze. Si prosegue con Dialogo (2018), un’opera in cui Varotsos esplora la possibilità di comunicazione tra persone, culture ed epoche diverse, suggerendo che l’arte può fungere da elemento di crescita e ponte per le tensioni che attraversano la nostra società che solo attraverso il confronto è possibile comprendere e affrontare. Il percorso espositivo culmina con Soffi (2018), una serie di installazioni che evocano il respiro della terra e dell’umanità, simboleggiando la continuità della vita e la sua capacità di rigenerarsi  nonostante la morte. Soffi rappresenta un soffio vitale che attraversa lo spazio e il tempo, un simbolo della capacità di memoria e rinnovamento che caratterizza l’essere umano nel dialogo mai interrotto con la vita e la morte.

Costas Varotsos, “Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa”, installation view at Museo Castromediano di Lecce. Ph. Raffaele Puce, courtesy Polo biblio-museale di Lecce

Varotsos ci ricorda, quindi, che il fuoco di Prometeo, in questo contesto espositivo, non è una semplice fonte di calore e di luce, ma rappresenta la conoscenza e la capacità di trasformare il mondo. Prometeo, punito dagli dei per la sua audacia, diventa simbolo del prezzo che l’umanità deve pagare per il progresso, ma anche della forza indomabile della speranza, che ci spinge a superare gli ostacoli e a non arrenderci di fronte alle difficoltà. L’umanità, infatti, ha sempre trovato la forza di rialzarsi, alimentata da quella scintilla di speranza che Prometeo ha acceso. E opere come Globo, Europa, Labirinto, Venere Nera, Dialogo e Soffi testimoniano la ricerca di un’energia che si manifesta nella sintesi tra spazio e tempo, e il suo impegno nel mantenere vivo il fuoco della conoscenza. Pertanto, Elpìs: Prometeo o del sogno infranto di Europa non è solo una mostra, ma un’esperienza immersiva e intellettualmente stimolante, che sfida i visitatori a riflettere sulle grandi questioni della condizione umana e sul ruolo che l’arte può avere nel mantenere viva la speranza. L’esposizione, aperta fino al 12 gennaio 2025, rappresenta inoltre, un’occasione imperdibile per immergersi in un dialogo profondo tra passato e presente, tra mito e realtà, e per scoprire come l’arte di Costas Varotsos riesca a creare un ponte tra l’antico e il contemporaneo, tra la memoria e l’innovazione, offrendo una visione potente e necessaria del nostro tempo.

Antonella Buttazzo

[i] «Ora gli dei dell’Olimpo sono rinchiusi nelle prigioni dei musei. Le loro statue sembrano animate da una vita segreta. Una scintilla di tempi perduti è ancora accesa in quelle carceri di marmo o di bronzo. I loro gesti immobili indicano qualcosa, come segni misteriosi che alludono a eventi ormai dimenticati. Le labbra mute conoscono parole che noi ignoriamo. Intorno a loro palpita ancora un mondo di leggende millenarie, turbina un vortice di storie favolose».

Info:

Costas Varotsos. Elpís. Prometeo o del sogno infranto di Europa
30/06/2024 – 12/01/2025
a cura di Giusi Giaracuni e Luigi De Luca
Museo Sigismondo Castromediano
Viale Gallipoli, 31 Lecce
https://www.facebook.com/MuCastromediano


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