Escatomateria di Santi Sindoni a Noto

La mostra personale di Santi Sindoni dal titolo ESCATOMATERIA, organizzata dalla Fondazione Arté in collaborazione con il Comune di Noto, e con il patrocinio dell’Unesco, della Regione Siciliana, dell’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano) e di Ethicando Association di Milano, si è svolta presso Palazzo Ducezio a Noto (SR) dal 3 agosto al 10 settembre 2020. L’iniziativa, curata dal critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, ha riscosso un notevole successo, con rilevante afflusso di pubblico e riscontro mediatico nelle principali testate giornalistiche siciliane e nazionali. Il termine “escatomateria” è un neologismo che nasce dall’apposizione del prefissoide (come direbbero i linguisti) “escato” (dal greco Antico ἔσχατος, éskatos=ultimo, destini ultimi dell’umanità) alla parola “materia”, e connota un nuova corrente artistica relativa alle espressioni creative dell’arte contemporanea tese alla ricerca delle derivazioni ancestrali dell’essere umano, che nel terzo millennio ha un rapporto sempre più conflittuale con le nuove tecnologie al punto da fissare in esse la sua stessa esistenza, in una sorta di circolo vizioso senza uscita. Di qui l’esigenza dell’arte di indagare e riscoprire l’alfa e l’omega dei destini dell’umanità nella “società della trasparenza”, come direbbe il filosofo coreano Byung-Chul Han, dove le esistenze umane si librano nel mondo digitale alla ricerca di effimeri “like/don’t like”, e dove i contenuti vengono ad esistenza solo se recepiscono fugaci consensi, che lasciano il tempo che trovano. Le questioni sono sempre le stesse. Qual è il senso della nostra esistenza? Qual è il destino ultimo dell’umanità? E soprattutto – per dirla con Roland Barthes – qual è il “punctum” dell’agire umano, quell’intersezione trascendentale che ci fa evadere dal piattume di vite senza vie di uscita?

Le risposte filosofiche e teologiche ultra millenarie sono sempre più lontane dalla sensibilità dell’uomo contemporaneo, accecato dalla terra promessa dei new media, bisognoso di nuovi stimoli di conoscenza di cui l’arte si fa portatrice, in quanto medium naturale di Bellezza, in grado di accendere le luci ancestrali dell’essere umano offuscate da un rapporto malato con la “materia”, sempre più virtuale, sempre più non-materia. Santi Sindoni cavalca la sua esistenza umana e artistica ai limiti dell’ignoto, cade nell’inferno della privazione spirituale per poi risorgere nella dimensione dell’Amore, un percorso sinusoidale inesorabile che vive soprattutto nella sua arte, densa di affascinanti contraddizioni tanto nei soggetti quanto nelle tecniche, da Adamo ed Eva, e Caino e Abele, alla cellula, dalle grandi tragedie umane del novecento a Gesù, spesso collocato e interpretato in maniera improbabile, ma sempre una vera presenza, da riscoprire in ogni istante, la stella polare che c’è sempre, cui si può dare le spalle per poco, nella consapevolezza che l’alternativa è il buio dell’Anima.

Nella mostra personale ESCATOMATERIA sono state esposte circa trenta opere dell’artista, che rappresentano il suo excursus artistico in quasi cinquant’anni di attività. Oltre alla sua produzione artistica, eminentemente figurativa, compaiono opere della collezione “Ritratto della Cellula”, dove è rimodulato l’approccio escatologico in termini di rapporti tra fede e scienza in chiave teologico-filosofica. Sindoni ripercorre l’impostazione di San Tommaso d’Aquino, secondo cui la luce della ragione e quella della fede provengono entrambe dal Trascendente, non potendosi, quindi, contraddire tra loro, ponendosi anzi in una sorta di rapporto dialettico laddove la prima contribuisce alla comprensione della seconda. I ritratti della cellula perorano il connubio ancestrale tra fede e ragione, contrastando secoli di filosofia che hanno sancito invece una loro progressiva separazione. L’attuale rapporto tra fede e ragione richiede un attento sforzo di discernimento, perché sia la ragione sia la fede si sono impoverite e sono divenute deboli l’una di fronte all’altra. La ragione, privata dell’apporto della Rivelazione, ha percorso sentieri laterali che rischiano di farle perdere di vista la sua meta finale. La fede, privata della ragione, ha sottolineato il sentimento e l’esperienza, correndo il rischio di non essere più una proposta universale. Diventa illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggior incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione. Alla stessa stregua, una ragione che non abbia dinanzi la fede non è provocata a puntare lo sguardo sulla novità e radicalità dell’essere.

È illuminante quanto afferma San Giovanni Paolo II, secondo cui «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità». Le opere di Sindoni sono tasselli di una sceneggiatura fantastica, quasi cinematografica, dove le categorie spirituali trovano una dimensione narrativa terrena. «La mia vita e la mia arte sono ispirate dalla musa Artè», afferma l’artista, e la realtà immaginaria diventa il riflesso di una spiritualità straripante, che non può non manifestarsi in ogni modo e in ogni dove. Escatomateria è una corrente artistica che aggrega gli artisti alla ricerca dei destini ancestrali, in un’epoca in cui al consumismo sfrenato del secolo scorso si è sostituita una fuorviante realtà digitale, che da possibile strumento di conoscenza, diventa un nuovo idolo da inseguire. «Siamo il Riflesso dell’Istante Cosmico», «Siamo Escatomateria», dice Sindoni, e la sua ricerca è la stessa di un’arte contemporanea protesa disperatamente a ritrovarsi nella “società della trasparenza”, messa in discussione dalla grande pandemia.

Santi Sindoni - EGO - Tecnica Mista, Dimensioni , Dimensioni 100x120 cm, Anno 2005Santi Sindoni, Ego, tecnica mista, 100 x 120 cm, 2005

Santi Sindoni, Mente Prigioniera, tecnica Mista, 170 x 120 cm, 1995

Santi Sindoni, Arte’, tecnica mista, 60 x 80 cm, 2004

Santi Sindoni, siciliano di nascita, si trasferisce a Milano agli inizi degli anni settanta. Frequenta i migliori circoli culturali della capitale lombarda e approfondisce le tecniche pittoriche presso la Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco, diplomandosi nel 1976 in Pittura Decorativa, e successivamente, nel 1980, sotto la guida del Maestro Ghino Baragatti, in Tecnica di Affresco e Restauro. Sempre nel 1980 presso l’Accademia di Belle Arti di Brera consegue il diploma in Studio della Figura. Intraprende una prolifica attività artistica intorno alla metà degli anni ottanta in Sicilia, per poi tornare nuovamente in Lombardia, a Luino sul Lago Maggiore, all’inizio degli anni novanta. Nel 1999, a seguito di una condanna giudiziaria, viene recluso nel penitenziario di Milano-Bollate conquistando immediatamente l’attenzione dei media nazionali per la sua creatività e ricerca artistica all’interno delle mura carcerarie, realizzando addirittura i murales dell’area trattamentale, nonché le illustrazioni delle copertine del giornale della casa di detenzione. Nel 2005 risulta tra gli artisti selezionati dalla commissione presieduta dagli allora procuratori aggiunti Corrado Carnevali e Ferdinando Vitiello per “abbellire” con una sua opera gli ambienti grigiastri del Tribunale di Milano, i cui spazi, già dagli anni trenta, ospitano affreschi e mosaici di artisti del calibro di Sironi, Manzù, Martiri, Carrà, Campigli. Benché ancora in fase detentiva, espone a Milano presso la prestigiosa Sala Arteutopia (mostra “Anime” del 2005) e a Palazzo Isimbardi (mostra “L’uomo e il prisma” del 2005, organizzata dalla Provincia di Milano), nonché in varie altre località, tra cui Venezia (Biennale Arte del 2012) e Genova (Art Expo 2015). Nell’anno 2009 realizza l’opera dal titolo “Un Boato da Capaci a via D’Amelio” presentata presso la Galleria d’Arte Moderna Sant’Anna di Palermo e attualmente esposta presso il Tribunale di Palermo. Nell’anno 2010 costituisce la Fondazione Artè con l’obiettivo di realizzare il Museo Artè, ove è previsto un suo affresco di 6000 mq su tematiche escatologiche. Nel 2013 pubblica il romanzo autobiografico intitolato “Ambasciatore di Arco sulla Terra”. Nel 2015 viene premiato nell’ambito della XX Edizione del Concorso Internazionale d’Arte Contemporanea SaturARTE di Genova. A giugno 2015 termina di scontare la sua pena. Nel 2016 la National Italian American Foundation accetta il dono della sua opera dal titolo “Erhab – 11 settembre” in memoria delle vittime dell’attentato a New York dell’11 settembre. Sempre nel 2016 avviene la sua mostra personale ”Mitocondria” presso l’ex convento di San Francesco di Patti (Messina) organizzata dalla Fondazione Artè. Dal 9 febbraio al 3 marzo 2019 le sue opere sono esposte presso lo Spazio Espositivo del Broletto a Como. La mostra personale, organizzata dalla Fondazione Arté di Milano in collaborazione con il Comune di Como, è intitolata “Angoscia.Vertigine di Libertà” ed è curata dal critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico. Dall’8 al 21 novembre 2019, presso l’ex studio di Piero Manzoni nel quartiere di Brera a Milano, la Fondazione Artè organizza la sua mostra personale dal titolo “Alle radici dell’Universo. Escatomateria”, curata dal critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, con il patrocinio dell’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano).


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