Identità virtuali: produzioni web italiane
Dopo aver citato nella scorsa puntata (CLICCA QUI) alcuni nomi di punta delle produzioni Post Internet internazionali, veniamo finalmente alla scena italiana (sempre che abbia senso parlare di un territorio nazionale in riferimento a un ambiente privo di confini culturali, estetici e antropologici come Intenet). Per prima incontriamo Mara Oscar Cassiani che così definisce la sua identità artistica[1]: “Artista web-based che lavora nell’ambito della performance, della coreografia e dei nuovi media”. Come un rizoma, l’artista vive nel sottobosco delle subculture per poi apparire improvvisamente negli spazi reali delle sedi espositive e svelare la propria alterità mediale senza richiedere alcuna legittimazione dal sistema poiché come afferma: “[…] questi mondi sono inafferrabili da chi non ci è dentro, sono codici che si riscrivono di continuo per sfuggire”[2]. Nell’imprendibilità estetica, risiede la libertà cognitiva di riscrivere continuamente i codici della comunicazione. Siamo dunque ben oltre la dialettica tra vero e falso verso la logica ricombinante del merging. Identità e branding si fondono nella selvaggia coloritura delle aesthetics.
Elisa Giardina Papa, dal canto suo offre una riflessione sull’incidenza del web sulle vite reali delle persone attraverso l’analisi Post Internet illustrata con opere asettiche e minimali. La sua produzione è principalmente installativa, ma il fulcro resta l’audiovisivo estratto o ispirato da contenuti in rete. L’artista indaga principalmente le problematiche di genere e della sessualità, ma anche i nuovi lavori offerti da piattaforme dedicate alle tecnologie dell’accudire, affrontando temi come l’empatia, la precarietà, il lavoro immateriale, come nuove dimensioni di un cognitariato evoluto, ma rarefatto in balia di un destino lavorativo incerto causato dal capitalismo iperliberista.
Proprio ai prodotti dell’iperliberismo si rivolgono le opere video e le installazioni del collettivo MRZB[3] (Désirée Nakouzi De Monte e Andrea Parenti). Secondo il duo, i prodotti finali del capitalismo non sono le merci e lo spettacolo, bensì la spazzatura e il degrado, elementi esaltati in modo ironico e ridanciano quale atteggiamento positivo e accelerato di accettazione del declino dell’Occidente, affrontato con giocosa spensieratezza, coscienti dell’inefficacia di ogni forma di resistenza antagonista. Il loro lavoro che si svolge simultaneamente sui social come Instagram e negli spazi ortogonali delle gallerie, illustra simbolicamente la condizione degradata delle vite marginali generate dal precariato. La periferia urbana, pertanto, diviene il luogo emblematico dei comportamenti e assemblaggi bizzarri di oggetti creati con materiali di recupero. Una generazione gioiosamente dissoluta che sguazza nel trash, addobbandosene per manifestare, anche fisicamente, una condizione di vita intesa come accumulo di macerie.
Il collettivo Mulieris[4] (Greta Langianni, Sara Lorusso, Alice Arcangeli), s’interroga sulla condizione femminile e la comunicazione via Rete, le identità virtuali femminili e le questioni esistenziali della generazione dei millenial osservate da donne. Pur non esprimendo contenuti femministi ideologizzati, la problematica ha comunque un che di politico nel definire ruoli imposti, cliches e la possibilità di superarli, promuovendo una riflessione dal basso, dell’esperienza diretta delle donne. Centrale nella divulgazione dei loro contenuti sono le opportunità offerte dal self broadcasting, un’autopromozione che intende riequilibrare, anche in ambito artistico, il confronto con il mondo maschile. Le tre artiste hanno comunque una propria produzione indipendente dal collettivo. Greta Langianni[5] è fotografa che si dedica soprattutto al fashion ritraendo donne esaltandone la personalità, lo stato d’animo, il carattere, quasi come se gli indumenti non fossero altro che accidentali e occasionali accessori per uscire di casa. Sara Lorusso[6], anche lei fotografa, è particolarmente interessata alla definizione della condizione delle giovani donne spesso offrendo autoritratti emotivi o metafore visive del suo vissuto con l’obiettivo di superare gli stereotipi della condizione femminile. Alice Arcangeli[7] illustratrice che si concede incursioni fotografiche, affronta il tema della sessualità femminile descrivendola con pochi tratti calligrafici, relazioni complesse e atti performativi. Attorno a questi temi ha costruito un’identità virtuale che agisce le peculiarità del corpo femminile ricercando un contatto intimo con il pubblico.
Il collettivo internazionale Clusterduck[8] con sede a Berlino, ma in massima parte formato da autori italiani, si configura come un hub, un osservatorio, un’agenzia per creativi della Rete che opera all’incrocio tra ricerca, design e produzione filmica, concentrandosi sui processi e gli autori che creano contenuti relativi a Internet. Il loro obiettivo etico consiste nel far riflettere le persone su come costruire una propria identità digitale attraverso i social, per favorire una esperienza del mondo digitale consapevole.
In conclusione possiamo affermare che l’avvento dell’identità digitale abbia definitivamente chiuso la dialettica oppositiva tra vero e falso poiché in Rete tale opposizione non ha alcuna ragione d’essere. Con l’avvento delle produzioni artistiche Post Internet osserviamo come la virtualità si sia mescolata agli oggetti concreti della vita reale e con il self broadcasting, abbiamo visto nascere piccoli imprenditori che hanno creato un proprio brand. In definitiva constatiamo come i simulacri della società dello spettacolo si siano ibridati con l’agire quotidiano delle persone grazie anche a dispositivi come lo smartphone. Abbattute le barriere ideologiche, l’accelerazione tecnologica ipermoderna apre scenari in cui la coscienza sembra non avere più confini.
Info:
Introduzione al libro di prossima pubblicazione L’arte Contemporanea e i nuovi media. Teoria, storia, critica di Piero Deggiovanni
[1] www.maracassiani.tumblr.com.
[2] www.dudemag.it/arte/unantropologia-estetica-internet-mara-oscar-cassiani/
[3] www.mrzb.info/info.html; www.artribune.com/professioni-e-professionisti/who-is-who/2020/11/studio-visit-intervista-mrzb-torino/
[6] www.saralorusso.com; www.instagram.com/loruponyo/
Mara Oscar Cassiani, Airmax, Screenshot della performance on line, 2020
Elisa Giardina Papa, Technologies of Care, 2016. Vista dell’installazione, dettaglio, XVI Quadriennale d’Arte, Palazzo delle Esposizioni, Rome, 2017. Per gentile concessione dell’artista
MRZB (Désirée Nakouzi De Monte – Andrea Parenti), Tanja, 2019
Greta Langianni, Anxiety, still da video, 2019
Sara Lorusso, Alice ed io, studio 2, 2021
Screenshot della Homepage di Clusterduck.space, designed and developed by Clusterduck and Superinternet
Piero Deggiovanni (Lugo, 1957) è docente di Storia dell’arte contemporanea e di Storia e teoria dei nuovi media all’Accademia di Belle Arti di Bologna e al LABA di Rimini. È critico e ricercatore nell’ambito dell’arte contemporanea, membro del comitato scientifico del Videoart Yearbook dell’Università di Bologna. Da diversi anni si dedica esclusivamente alla ricerca, concentrandosi sulla videoarte e il cinema sperimentale.
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