Data / Ora
Date(s) - 22/10/2022
6:00 pm - 9:00 pm
Luogo
Fondazione Brodbeck
Categorie
1698/t-t
residenza e progetto artistico ideato da Valeria Caflisch
mostra a cura di Valentina Barbagallo | Philippe Clerc
22 ottobre – 20 dicembre 2022
opening 22 ottobre 2022 ore 18.00
Fondazione Brodbeck | Via Gramignani, 93 – Catania
Tavola rotonda mercoledì 26 ottobre 2022 ore 10.00 – 13.00
Aula Magna – Accademia di Belle Arti di Catania | via Raimondo Franchetti, 5 – Catania
S’inaugura venerdì 22 ottobre 2022 alle ore 18.00 presso la Fondazione Brodbeck di Catania la mostra conclusiva del progetto di residenza tra l’Italia e la Svizzera 1698/t-t, ideato da Valeria Caflisch e curato da Valentina Barbagallo e Philippe Clerc, cui seguirà mercoledì 26 ottobre alle ore 10.00 presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Catania una tavola rotonda, moderata da Valentina Barbagallo, giornalista pubblicista e curatrice d’arte contemporanea, incentrata sul tema delle residenze d’artista e sull’importanza degli scambi culturali che consentono di collegare i centri e le periferie del mondo e dell’arte stessa.
Prenderanno parte a questo secondo appuntamento dalle finalità didattiche, il Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Catania, prof. Gianni Latino; l’ideatrice del progetto 1698/t-t Valeria Caflisch; il direttore artistico della Fondazione Brodbeck Gianluca Collica; la ricercatrice, curatrice e autrice freelance, docente di teoria dell’arte per l’Università delle Arti di Zurigo, di Costanza e di Berna, Sibylle Omlin; il sociologo e docente di sociologia presso l’università degli studi di Catania, prof. Guido Nicolosi; la progettista grafica del catalogo Sofia Di Grazia. Saranno, inoltre presenti gli artisti cui sarà possibile rivolgere delle domande.
Nato come un programma articolato in due moduli residenziali – il primo in Svizzera e il secondo in Italia – rivolto a quattro artisti svizzeri – Isabelle Pilloud, Christiane Hamacher, Ivo Vonlanthen, Primula Bosshard – e a quattro artisti italiani – Francesco Balsamo, Marcella Barone, Gianluca Lombardo, Alessandra Schilirò che hanno lavorato in remoto e in presenza in coppie di nazionalità mista, 1698/t-t è cresciuto organicamente durante questi tre anni di gestazione e di vita come un rizoma, estendendosi dagli individui direttamente coinvolti – gli artisti – alla loro cerchia – collaborazioni con istituzioni esterne – che, come neuriti hanno rinforzato e aumentato la comunicazione, la visibilità donando sempre nuova forma e senso al progetto.
Alla fine di ogni residenza è stata organizzata una flash expo nella città ospitante, ossia, un momento di confronto tra artisti, ideatore del progetto, curatori, istituzioni e pubblico in cui si ha avuto modo di osservare e commentare quanto vissuto e realizzato da ciascun binomio. L’incontro con il pubblico è ed è stata parte attiva e integrante dell’intero progetto perché permette agli artisti di esplicare i processi di ibridazione culturale e personale che hanno vissuto e di ricevere le impressioni esterne da parte di chi osserva tutto questo senza però averlo provato sulla propria pelle.
«Un ibrido – spiega Valeria Caflisch – è diverso dalla somma delle sue parti. La mia vita è un continuo vagare tra Catania, città dove sono nata e cresciuta, e Friburgo, città svizzera che mi ha adottata da adulta e dove oggi vivo e lavoro. A partire dalla ricerca della mia identità, mi sono interrogata su “come” poter mettere in relazione queste mie due “patrie”. È così che è iniziato il progetto di scambio tra binomi 1698/t-t nome che sottolinea i 1698 km di distanza che separano una terra dall’altra. Oscillare tra identità culturali multiple significa anche convivere con un sé “parziale” teso costantemente alla ricerca di coerenza, unità ed equilibrio. 1698/t-t è un tentativo di riunire gli attori delle mie due identità e far fare loro esperienze “ibride” attraverso la loro collaborazione. Il fatto che entrambi i gruppi di artisti provengano dalla mia cerchia di amici più stretta e fidata è voluto poiché il progetto esige da ogni partecipante un’apertura e una disponibilità all’incontro dell’altro e all’incontro di un sé modificato dall’altro e dal contesto. Aprirsi all’altro per essere percepiti da lui e aprirsi all’altro per percepire se stessi in maniera diversa. Questo significa anche che ogni partecipante deve assumersi la responsabilità dell’altro e fidarsi dell’altro. L’idea della Matchingplattform come strumento d’incontro, una forma di art-tinder, ricorda l’idea di un gioco un po’ osé, ma ludico. In esso e attraverso la piattaforma ho esercitato il mio ruolo di “madre”, d’algoritmo che vede, regola e collega tutto. Non appena però sono stati svelati i binomi, le coppie hanno iniziato a lavorare in autonomia senza più relazionarsi alla piattaforma e agli altri artisti…».
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