Data / Ora
Date(s) - 25/03/2022 - 01/04/2022
10:00 am - 6:00 pm
Luogo
SPAZIO ORSO 16
Categorie
Alberto Loro. FUORI DALL’ANGOLO
Curatrici: Vera Canevazzi e Caterina Frulloni
Opening: 24 marzo 2022, dalle 18.00 alle 21.00
Periodo mostra: 25 marzo – 1° aprile 2022, dalle 10.00 alle 18.00
Luogo mostra: SPAZIO ORSO 16, Via dell’Orso 16, Milano
Testo critico: Caterina Frulloni
Assistenza curatoriale: Chiara Stefanini
In collaborazione con la Galleria Blanchaert
Da giovedì 24 marzo al 1° aprile in mostra 21 dipinti dell’eclettico artista milanese
L’Angolista capace di conquistare con le sue opere dall’ alta moda al Papa
Alberto Loro esce Fuori dall’angolo. Da giovedì 24 marzo al 1° aprile allo Spazio Orso 16 sarà possibile visitare la mostra dell’eclettico artista milanese in esposizione con 21 dipinti.
Fuori dall’angolo è un percorso attraverso gli ultimi lavori di Alberto Loro, una mostra articolata nei due piani dello Spazio Orso 16: il luminoso piano terra, rischiarato dalle grandi finestre che si affacciano sul giardino interno e il piano interrato dall’atmosfera raccolta, con i mattoni a vista e le volte a botte.
Alberto Loro è l’inventore e il creatore di particolari quadri ad angolo, tridimensionali, per i quali viene soprannominato “l’Angolista”. Le sue opere sono il frutto di un lavoro di sperimentazione e relazione tra mitologia, design e architettura.
Eclettico e poliedrico Alberto Loro – che ogni mattina indossava giacca e cravatta presso una delle sedi di Intesa Sanpaolo di Milano, dove occupava la poltrona di direttore – ha ottenuto con le sue opere numerosi riscontri non solo all’interno di importanti collezioni d’arte, ma anche tra privati e noti stilisti di alta moda.
Per Giovanni Paolo II realizzò due mitrie ed un piviale studiando l’iconografia cristiana, mentre nell’aprile 2007 il Pontefice Benedetto XVI ha indossato, durante la messa in Coena Domini, la sua mitra di foggia classica e il Velo omerale. In onore di Papa Francesco ha anche realizzato un piviale contro le guerre.
Perché sì, Alberto Loro è un artista a tutto tondo: costumista teatrale, disegnatore di pellicce, illustratore. Una vocazione artistica decisamente controcorrente. “Mentre facevo carriera in banca disegnavo pellicce e costumi teatrali”, ha dichiarato in una passata intervista.
Ma è l’angolo il suo tema più caro.
L’angolo è luogo prospettico, polisemantico: può essere spazio intimo di riflessione, nido, riparo, ma anche vicolo cieco o luogo di abbandono per gli oggetti dimenticati. Fuori dall’angolo c’è il riscatto, la crescita. Alberto Loro attraverso i suoi quadri si pone come un tramite, un mezzo per farci entrare in contatto con la nostra realtà interiore. La destinazione finale del percorso nel quale ci accompagna siamo noi stessi. I suoi quadri altro non sono che un messaggio di riscatto.
Un tema caro all’artista che adesso abbandona i suoi dipinti angolari per cedere il passo a rigorose cromie quadrate dove la sovrapposizione centrale di quadrati più piccoli, talvolta centrati, talvolta ruotati alla maniera di rombi, conferisce una piacevole dimensione di sorpresa. Le sue tele restano oggetti-evento, consapevoli dell’eredità rigorosa e plastica dell’Op Art, delle sperimentazioni del Bauhaus e soprattutto della pittura oggetto italiana, che pur incorporano una variante emotiva, immediata e imprevista, un angolo che si piega. Che ci lascia uscire fuori per ciò che siamo.
TESTO CURATORIALE
di Caterina Frulloni
«Fuori dall’angolo è un titolo paradigmatico. Appartiene così profondamente alla duplicità ironica di Alberto Loro, alla sua personalità che, pur nella leggerezza è capace di profonda resilienza. L’angolo è luogo prospettico, polisemantico: può essere spazio intimo di riflessione, nido, riparo, ma anche vicolo cieco, o luogo di abbandono per gli oggetti dimenticati. Fuori dall’angolo c’è il riscatto, la crescita. Un tema caro all’artista, dalla creatività estremamente eclettica: costumista, illustratore e disegnatore. Ora è il celebre Angolista ad abbandonare i suoi dipinti angolari per cedere il passo a rigorose cromie quadrate dove la sovrapposizione centrale di quadrati più piccoli, talvolta centrati, talvolta ruotati alla maniera di rombi, conferisce una piacevole dimensione di sorpresa. L’esperienza emotiva si traduce in schemi cromatici, in tele, dove è il colore nella sua uniforme schiettezza a raccontare. I dipinti sono allora ricordi, frammenti di vita che conservano l’enigma di ciò che sono. Come in “Omaggio a Della Robbia”, dove l’emozione potente di una visita fiorentina si traduce nella trasmissione essenziale e confortante dei colori principi di un dipinto rinascimentale. E poi ci sono quelle pieghe agli angoli delle tele che riportano alle infinite increspature delle stoffe e sembrano parafrasare una realtà propulsiva, imprevedibile e porosa eppure dinamica come un tessuto, in un infinito brulicare di grinze e rughe che non può mai appiattirsi, mai distendersi. Nelle ultime produzioni – in “Rosso Scoperto” ad esempio – l’artista aggiunge un dettaglio di telina al corpo della piega: quasi a voler celare o addolcire una verità che deve restare velata. Allo stesso modo, su una superficie mai immobile e sempre sfuggente, anche il colore nei suoi accostamenti rivela esiti sempre imprevisti. Riportando alle sperimentazioni ottiche di Josef Albers, Loro ci ricorda con lucidità e gaiezza come Il colore stesso sia “il mezzo più relativo in campo artistico”, eterna sfida con la tela nel mostrarsi “rassicurante nei suoi confini geometricamente definiti, (…) con una lentezza e una delicatezza disarmanti, ed una bellezza inebriante” (J. Albers, “Interazioni del colore”, p.16). Infatti, le collezioni di opere di Alberto Loro sembrano tradurre i momenti pittorici dell’artista in una dimensione sartoriale, quasi stilistica, dettata dalla luce e dalle gradazioni cromatiche. Alle volte avviene quello che Albers nominava come effetto di Bezold: come accade in “Il Giorno” e “La Notte” i colori delle tele si alterano, si schiariscono o si incupiscono se attraversate da linee chiare o scure; l’effetto psichico è invece spesso tutto concentrato sul violento contraccolpo tra colori, primari o secondari. Le sue tele restano oggetti-evento, consapevoli dell’eredità rigorosa e plastica dell’Op Art, delle sperimentazioni del Bauhaus e soprattutto della pittura oggetto italiana, che pur incorporano una variante emotiva, immediata e imprevista, un angolo che si piega. Il guardare di Loro alle campiture di Rothko ha forse tradotto quelle forme fluttuanti e intense nelle presenze fisiche dei quadrati sovrapposti, dove è il dialogo tra il colore nella sua gravida pienezza a parlare».
cover image: Alberto Loro, Venere – L’età delle donne, 2019, olio su tela e telina, 70 x 70 cm, courtesy Alberto Loro
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