Data / Ora
Date(s) - 27/09/2018 - 23/11/2018
4:00 pm - 7:00 pm
Luogo
FuturDome
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FuturDome presenta il più completo percorso monografico dedicato ad Andrè Komatsu (1978, San Paolo). Una mostra che attraversa l’intera carriera dell’artista Brasiliano, dal 2002 ad oggi, e ne traccia un itinerario in parallelo con la mostra personale che è stata inaugurata in occasione della 33esima Biennale di San Paolo, in Galeria Vermelho (Sao Paulo, 28 agosto – 29 settembre 2018). Ordem Casual trae titolo e impulso da una residenza che l’artista brasiliano ha svolto nel 2010 in FuturDome, quando il palazzo era in via di ripristino, e Komatsu aveva realizzato la sua prima serie fotografica dal titolo, per l’appunto, Ordem Casual.
Rafforzato da questo concetto, il percorso valorizza, nella pratica di Komatsu, il proprio approccio performativo che a partire da un assetto acquisito arriva alla ridefinizione di un apparente stato fisico di quiete. In una superficie di mille metri quadri, un corpus di oltre trenta opere delinea un punto di vista agente nei confronti della complessa evoluzione compositiva dell’artista. Un processo sviluppato, in sedici anni di lavoro, che riflette sulla natura costruttiva di strutture cognitive da sovvertire.
L’elaborazione documentale di un processo di avanzamento effimero sulla realtà fornisce a Ordem Casual alcuni modelli d’intervento, proprio come suggerisce la serie di lavori, realizzati dall’artista nel 2010, a Milano, quando visitò per la prima volta FuturDome.
Fino al 23 novembre, Ordem Casual presenta, assieme alle tracce delle prime performance di Komatsu (Encouraçado, 2002; Afrontamento 2003; Mato sem cachorro não tem dono, 2005; e Ou até onde o sol pode alcançar, 2006), anche lavori come AK47 (2007), allestito nel centro del cortile; muro che condensa il linguaggio architettonico urbano, descrivendo l’ordinamento sociale e politico attuale.
Il mattone come stilema cellulare e sottocutaneo di ogni materializzazione scultorea, diventa un codice anche in Sem Titulo (Tumor) 2010. Nella prima sala della mostra, infatti, l’artista presenta uno squarcio della parete, aggredita internamente da un’orditura cancerosa, simulata in mattoni. Elementi emersi come un bassorilievo dal muro e simbolo della gravità strutturale, messa in crisi dalla corruzione di qualsiasi sistema edificativo.
In Ordem Casual ogni corpo architettonico si presenta come una protesi antropica votata alla misurazione dello spazio. La forma di superfici e volumi, così come la fisica tangibile di materiali di recupero e da cantiere, opera in questa mostra mettendo a nudo la struttura di organi artificiali. In Volatìl (2018), ad esempio, il tondino di ferro prefigura allineamenti e disallineamenti di campi visivi, di ossature geometriche che conducono il visitatore dallo spazio dell’apparizione alla politica contemporanea della strada. La rilettura delle metodologie di Komatsu ci ricorda quanto la critica ad un sistema normativo spesso corrotto, a sua volta, possa generare atti di violenza e di devianza improvvisa, qui rievocati dalla lama di una sega circolare che si azionerà occasionalmente e autonoma-mente, tagliando una parete (Flitz Zoom Ou Constituçao para Uma Nova Arquitetura, 2006); o come suggerisce il corpo a terra, lapidato, letteralmente caduto in pezzi, di un uomo che verosimilmente si sovrappone alla struttura fisica dell’artista (Disseminaçao concreta, 2006). Attraverso lavori inediti, composti durante una recente residenza in FuturDome di cinque settimane, e lavori già noti, l’azione di disfacimento, implicita in Ordem Casual, si presenta sotto forma di taglio simbolico di apparati architettonici; di meccanismi della restituzione del visibile; e di un potere disciplinare sulla materia.
Komatsu rivela, lungo l’arco di questa estesa monografica, uno sviluppo a-costruttivo del proprio lavoro, un’azione di rivisitazione del linguaggio concretista che rinnega la crescita imposta dalle congiunture economiche (Money Talks, 2011) e rivendica l’esistenza di strut-ture di apprendimento dell’architettura sulla quale si fonda ogni società in lotta con i fantasmi stessi che l’hanno fatta sorgere (Educaçao basica, 2015).
André Komatsu è nato a San Paolo nel 1978, dove lui attualmente vive e lavora.
Komatsu descrive il proprio lavoro come il riflesso di un serie di percezioni che lui trattiene mentre cammina per le strade e negli spazi urbani. Gli oggetti e i materiali che convergono a comporre l’universo artistico di André Komatsu si condensano come inviti alla resistenza sociale e all’appropriazione di un territorio. A partire dai frammenti, dagli oggetti abbandonati, dalle macerie, ma anche da strumenti di misurazione, l’artista sviluppa metodologie di ricostruzione in cerca di nuovi modelli di esistenza. L’artista inoltre si sofferma sulla relazione tra le parti di una struttura e sulle sue probabilità, nel tempo, di trascendere agli eventi che la circondano. L’utilizzo ricorrente di frammenti, da parte dell’artista, e del conseguente riuso, esprime il desiderio di sovvertire i valori convenzionalmente attribuiti ai materiali e, in un senso più ampio alle superfici che compongono la nostra vita quotidiana. Komatsu approfondisce tematiche di rigenerazione, concentrandosi, particolarmente sulla riconfigurazione fisica di uno spazio urbano come metafora amplificata del rapporto tra l’uomo e la sovra-costruzioni che non permettono di percepire lo stato di natura.
Le sue prime performance includono non solo un’interpretazione letterale di distruzione dei sistemi di potere e controllo, ma anche la formulazione di piattaforme, spaziali e concettuali, per il disegno, la pittura, la scultura e il video.
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