Data / Ora
Date(s) - 19/11/2022 - 03/02/2023
2:30 pm - 6:30 pm
Luogo
OPR Gallery
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OPR Gallery è lieta di presentare “C’era una volta, ancora una volta”, mostra personale di Marta Roberti parte della Milano Drawing Week. Il lavoro dell’artista dialogherà con un’opera di Sandro Chia, gentilmente messa a disposizione dalla Collezione Ramo. La mostra sarà accompagnata dal testo di Mauro Folci.
“Quando Marta Roberti mi ha comunicato il titolo della sua mostra mi è parso di leggere, in compendio, i concetti e le figure che ricorrono fin dall’inizio nel suo lavoro artistico, riconducibili in ogni modo alla comprensione della natura umana, che sostanzialmente è disadattamento, infantilismo persistente, non coincidenza corpo-mondo, e della sua peculiare temporalità. La prima immagine che mi è venuta incontro è la storia di quegli strambi amici, Bouvard e Pécuchet, protagonisti di un romanzo significativamente incompleto di Flaubert che dopo una vita vissuta insieme alla ricerca di un senso da dare alla propria esistenza – con progetti tanto nobili quanto assurdi e fallimentari, che a lungo andare hanno tolto loro interesse per la vita – decidono di copiare ogni testo stampato che cadeva sotto il loro sguardo: biglietti del tram raccolti dalla strada, le istruzioni per un medicinale, l’etichetta di una bottiglia, insomma ogni cosa che recasse stampigliato un testo gli amici lo copiavano. Bouvard e Pécuchet, copiando ri-conoscono il proprio non essere e per ciò sono salvi, lo sono per due motivi: la copia come ritornello, come ripetizione dell’identico, come dispositivo a cui si ricorre nei momenti di crisi esistenziali, che ci permette, entro certi limiti, di uscire da, o quanto meno di mantenerci sul, baratro dell’inconsistenza. Secondo, perché sono amici che condividono l’irriducibile separazione che ognuno dei due ha con sé stesso, tra il sé corpo animale e l’altro da sé, mondo, esperienza, biografia, un altro sé stesso che si riconosce riflesso nell’altro. Non essendo, Bouvard e Pécuchet possono solo avere. Hanno la facoltà di linguaggio, hanno la memoria, hanno le passioni, ma le posseggono come qualcosa che si aggiunge al corpo, come una esteriorità, come una protesi. Georges Bataille chiama questo distacco, la non identità di natura e biografia, ferita: l’aperto dell’umano passa soltanto attraverso il non compimento, la nudità animale, la ferita…”
Mauro Folci
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