Data / Ora
Date(s) - 21/04/2023
6:00 pm - 8:00 pm
Luogo
Inangolo
Categorie
Le strutture geometriche sembrano avere la funzione di contenere e gestire internamente alla “geometria logica”, al segno nitido del contorno, una sorta di caotica agitazione interna espressa con fili, tensioni e sovrapposizioni illogiche, intrecciate e confuse.
Con la sua ricerca nella cosiddetta “fiber art” sembra che Costantini stia oggi lavorando su due aspetti formali fondamentali del minimalismo, un approccio da lui costantemente approfondito e riscoperto nella sua parabola di ricerca artistica: da un lato c’è la forma, la struttura di un’opera che si scarnifica fino alle sue linee, ovvero al suo“disegno” nello spazio; dall’altra, il contenuto, i volumi le eventuali rappresentazioni che ugualmente si sfrangiano e si frantumano contraendo sia loro volta in segni e in linee cromatiche di ciò che resta della realtà stessa.
Molte le domande che questi “testi” pongono sia a livello di scelta formale che di possibile lettura: tendono a contraddire o forse ad esasperare i limiti della tradizionali concezioni di scultura o del disegno, che pure Costantini ha sempre praticato nel suo percorso artistico. Volumi e disegno sono degli strumenti che si adattano in genere, all’illusione mimetica ma qui non vogliono essere usati come tali ma “al contrario” come strumenti per superare il realismo e accedere ad un linguaggio “base”, ad una sorta di “codice a barre” capace di giocare tra percezione emotiva e costruzione razionale.
Ridurre il linguaggio all’estremo delle linee (anche di colore) pone l’osservatore in una condizione molto interessante: stabilire la relazione simbolica tra quando esse vengono disposte dall’artista per “regolarità” equilibrata di forma (percezione logica ordinativa) e quando invece le dispone in un rapporto caotico/irregolare (percezione a-logica emotiva). L’artista vuol farci lavorare simbolicamente sui codici essenziali della visione che sono anche i codici essenziali della percezione e la radici stesse dei processi percettivi / immaginali: dal disordine all’ordine e viceversa, ovvero, l’essenziale rapporto generativo trakhaosΧάος,/kosmos κόσμοςall’origine del pensiero occidentale quindi, costante condizione generativa delle forme stesse.
Ma dove ci porta questa riduzione minimale linguistica? Ci porta esattamente a destrutturare il consueto e ad aprire la nostra possibilità di “simbolizzazione”, che per altro appare in questa mostra orientata in due direzioni davvero interessanti: alcune opere ad es. Homo (2012); Divina Commedia (2020) richiamano il “libro” come simbolo – contenitore di saperi evidentemente confusi confondibili, contraddittori, intersecati, inestricabili; altri lavori richiamano strutture cosmiche, stellari, vettoriali o “mappe” ma costituite esattamente dalla stessa inestricabile complessità di una pagina di un libro.
Vogliamo leggere, mappare, viaggiare, conoscere, definire ma al massimo riusciamo a delineare un’area senza mai arrivare esattamente a capire cosa essa possa o debba contenere, se non a sua volta, altri universi, suggestioni ipotesi indeterminabili ma che pure possono tenere insieme quella “ipotesi” di struttura. E’ un continuo gioco di ipotesi e possibilità, di connessioni intuibili ma inestricabili, di forze “interne” che cercano di tenere insieme delineazioni, comunque pronte ad esplodere se quello stesso intreccio interiore perda coesione. L’interiorità e confusa e irrazionale, ma tiene insieme ipotesi di senso, di conoscenze e di viaggi.
Credo che questo strenuo lavoro di equilibri tra ipotesi e tensioni (per altro non percepibili se non attraverso la scarnificazione stessa dei tradizionali linguaggi della rappresentazione) possa essere meglio compreso analizzando proprio il lavoro intitolato Divina Commedia: una struttura solida composta da tre “pagine” (le cantiche, le terzine) fili multicolori che tengono insieme tre “simboli” costituiti da altrettanti fili in cui riconoscere alternativamente, cerchi concentrici, elementi conici o circolari ascendenti/discendenti; le trame lasciano intravvedere e riescono a legare realmente e visivamente da ogni punto di vista, ciascun simbolo, uno nell’altro, uno attraverso l’altro senza che nessuno sia realmente dominante e preponderante. Una perfetta rappresentazione dell’Uno e del molteplice e delle loro connessioni infinite.
IN BREVE
Mario Costantini
CODICI AD INTRECCIO
a cura di Antonio Zimarino
vernissage venerdì 21 aprile ore 18.00
Largo San Giovanni Battista 1, Penne (PE)
Casa delle Arti e dei Mestieri
dal 21.04.2023 al 06.05.2023
venerdì e sabato dalle 18.00 alle 20.00
www.inangolo.it
info@inangolo.it
NO COMMENT