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IDEM Studio – Mescolare bene

IDEM Studio – Mescolare bene

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Data / Ora
Date(s) - 15/12/2023
6:00 pm - 8:30 pm

Luogo
Spazio E_EMME

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Venerdì 15 dicembre presso Spazio E_EMME in via Mameli 187 a Cagliari, inaugurerà la mostra di IDEM Studio “Mescolare bene” a cura di Davide Gambaretto e Anna Oggiano.

Sarà presentata al pubblico l’attuale ricerca del gruppo torinese, 14 opere composte da tarsìe pittoriche di varie dimensioni, create a sei mani dai 3 artisti del gruppo: Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi e Angelo Spatola.

La mostra sarà visitabile fino al 1 febbraio 2024.

IDEM Studio – Mescolare bene

Inaugurazione: venerdì 15 dicembre 2023 ore 18.00

dal 15 dicembre 2023 al 1 febbraio 2024

da mercoledì a venerdì ore 18.00/20.00

Spazio E_EMME, via Mameli 187, Cagliari

associazioneeemme@gmail.com

www.spazioeemme.com

“Mescolare bene – compendio per metamorfosi profane, capitolo 2”

Mescolare bene è un atto necessario, insito nella stessa natura umana; senza questo gesto propedeutico –che concretizziamo soprattutto nei momenti di preparazione– un farmaco potrebbe risultare inefficace, una ricetta poco gustosa, una miscela di colore troppo difficile da utilizzare.

Nell’esposizione che svela i nuovi lavori, IDEM Studio porta questo concetto a un livello sciamanico, dove la genesi delle opere in mostra ha attraversato momenti ciclici di creazione-distruzione-ricomposizione. Un’azione catartica, poiché dalle macerie di ciò che c’era prima si è ricercata la linfa artistica per passare al livello successivo del percorso creativo. È un processo a cui il trio ci ha già abituato –l’idea che conosciamo bene dell’annullarsi, del supportarsi, del lavorare contemporaneamente in accordo e in disaccordo per permettere al quarto artista, IDEM, appunto, di prendere il comando– ma che qui trova la sua massima espressione in una gestazione composita di idee, stili e, soprattutto, tecniche che può portare alla memoria tanti riferimenti diversi di cui rielaborazione, gioco raffinato, trasformazione, scomposizione e mescolamento sono i tratti salienti: i Cadavre Exquis, il collage, il trompe-l’œil.

Il punto focale di questo percorso è il desiderio bramoso di IDEM di tornare a una pittura diretta e tersa. Il meccanismo scelto è stratificato, dal percorso lungo e periglioso, ma l’obiettivo è ben preciso e il timone dritto: una rielaborazione della natura morta di cui studiare, scovare e poi elevare i meccanismi paradigmatici.

Parlando di questo genere, già Plinio ne evidenziava alcuni caratteri salienti, tra cui, quelli ritenuti più rappresentativi ed essenziali sono la presentazione illusionistica e il carattere meta-pittorico della rappresentazione. Le ritroviamo entrambi nei lavori di IDEM, ma la loro analisi va a toccare e scomporre anche la griglia strutturale del genere. Come nella miglior tradizione degli still life, infatti, la spazialità viene negata (nei suoi rapporti più matematici) ma, allo stesso tempo, risulta aumentata grazie ad artifici compositivi, dove campiture di colore giustapposte –e mai come in questo caso si tratta di azione fisica e non semplicemente artistica– generano quinte che sembrano sfondare lo spazio con un senso di profondità perturbante.

Per lo stesso meccanismo, anche la presentazione illusoria ne risulta amplificata. Senza soluzione di continuità e contemplando un gioco di rime sia plastiche, sia cromatiche, gli spazi si trasformano, prendono corpo e forma in un’apparenza generatrice di stupore, come attraversassero un processo di metamorfosi profana forzata.

La natura meta-pittorica, invece, si esalta e trascende i legami: nell’approcciarsi al genere, la meta-pittura diviene qualcosa che supera la semplice ipersimulazione di oggetti presi dal reale. L’occhio di IDEM si sposta, invece, su un concetto di meta-pittura che è artisticamente autoreferenziale; sia esso un riferimento (più sottile) alla loro produzione precedente, sia esso un rimando (ben evidente) alle opere sacrificali che sono state “distrutte” e ricombinate demiurgicamente durante il processo produttivo.

Jurij Michajlovič Lotman scriveva che il genere natura morta “è crittografia per iniziati espressa in una lingua convenzionale esoterica”. Una specie di opera da leggere più che da vedere, insomma. Conoscendo il percorso che ha portato a questi nuovi lavori, nulla può essere più vero. Siamo di fronte a una serie di opere testuali che raccontano una storia e, anche in questo caso, il legame con un genere pittorico (la natura morta) che attribuisce il massimo valore alla componente enunciativa, nell’appropriazione attuata da IDEM, resta fortissimo e perfino esaltato. Questa idea sfocia anche nella resa allestitiva, dove una sapiente operazione di recupero di cornici pseudo-antiche rafforza, semanticamente, il gioco filologico messo in piedi dal trio.

Ecco, allora, che quel mescolare bene del titolo risulta un monito ben congegnato. Ci svela, fin dalle prime battute, la maieutica insita nel percorso vivificatore che ha portato alle opere e ci consiglia l’approccio con cui avvicinarsi a questo microcosmo presente, più misurato e riflessivo, dei nuovi lavori di IDEM.

Davide Gambaretto

Il nuovo calembour pittorico degli IDEM Studio indaga la natura della natura morta, tema prodigo di stimoli e trabocchetti là dove non si padroneggi con audacia la storia tukur: passato, presente, futuro.

Le IDEM nature morte, di dimensioni contenute, riuniscono tecniche e materiali diversi e tre modi di “fare e sentire ” coesistenti in attrazione ed opposizione.

I titoli, parte anch’essi imprescindibile dell’opera, Suggestione irlandese, Anelito autunnale, La refurtiva, introducono un’ulteriore disciplina al progetto: la parola o meglio il linguaggio.

A questi lavori, compendio di tante forme di espressioni e citazioni, mancherebbe solo il suono se non fosse che proprio l’insieme dei colori rappresenta lo spartito di una musica, una danza dal ritmo ternario.

Anna Oggiano


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