Data / Ora
Date(s) - 19/01/2019 - 28/02/2019
12:00 am
Luogo
A plus A Gallery
Categorie
Il disegno politico italiano
Preview sabato 19 gennaio 2019 alle ore 18.00
19.01 – 28.02.2019
a cura di Aurora Fonda e Sandro Pignotti
Artisti
Rebecca Agnes, Paola Angelini, Federico Antonini, Ruth Beraha, Riccardo Beretta, Alvise Bittente, Calori & Maillard, Alice Cattaneo, Lia Cecchin, Guendalina Cerruti, Alessio D’Ellena, Fabio De Meo, Barbara De Vivi, Chiara Enzo, Roberto Fassone, Valentina Furian, Enej Gala, Riccardo Giacconi e Andrea Morbio, Gli Impresari, Marco Gobbi, Iva Lulashi, Beatrice Marchi, Silvia Mariotti, Corinne Mazzoli, Rebecca Moccia, Ryts Monet, Caterina Morigi, Francesco Nordio, Francesco Pozzato, Barbara Prenka, Paolo Pretolani, Anila Rubiku, Alberto Scodro, Miriam Secco, Davide Sgambaro, Matteo Stocco, g. olmo stuppia, Alberto Tadiello, Sulltane Tusha, Italo Zuffi.
Il corso della storia, così come si presenta sotto il concetto di catastrofe non puó in realtá impegnare il pensatore piú che un caleidoscopio in mano a un bambino, nel quale ad ogni rotazione l’intero ben ordinato rovina verso un ordine nuovo. L’immagine ha una sua fondata, buona correttezza. I concetti dei dominatori sono stati ogni volta gli specchi grazie ai quali è venuta a costituirsi l’immagine di un’”ordine”. Deve essere distrutto il caleidoscopio.
Walter Benjamin, Parco Centrale 1939, in: Sul concetto di storia, a cura di Gianfranco Bonola e Michele Ranchetti, Einaudi, Torino, 1997.
La rapidità della mano, la natura a più riprese nervosa del tratto, fanno del disegno la tecnica di illustrazione critica dei graduali – e talvolta irruenti – cambiamenti politici e sociali. Nell’Inghilterra del Settecento William Hogarth raccontò con estremo acume e ironia la società londinese in tutte le sue sfaccettature. Così come Honorè Daumier un secolo dopo analizzò le classi sociali in Francia. Agli inizi del ventesimo secolo Georg Grosz e Otto Dix utilizzarono il disegno come argomentazione politica per una critica sociale. Al pari delle incisioni di Goya, le illustrazioni di Grosz rivelano un’intensa espressività e coscienza politica. Quel che accomuna tutti questi autori è l’uso del disegno come forma di denuncia e di analisi della società a loro contemporanea; come uno strumento artistico capace di esprimere il malessere e la decadenza, così come le differenti possibilità che ogni cambiamento porta con sé.
L’Italia è sempre stata un sismografo molto sensibile ai mutamenti. La storia stessa la presenta come un laboratorio di nuove teorie politico-sociali, come fabbrica di realtà premonitrice. Dagli inizi del Novecento ad oggi è facile cogliere questa sua peculiare caratteristica di pioniera dei nuovi disegni politici e sociali. Nel 2018, dove sui vari fronti si riesaminano e si rileggono gli ultimi quarant’anni, al fine di trasformare, cambiare, o finanche invertire le rotte del capitalismo, della globalizzazione, dell’Europa tutta, che percezione ha l’artista? Guardando alla storia e alla tradizione del disegno, come reagisce la pratica artistica ad ogni sua rotazione, ad ogni crollo e nascita dei nuovi “ordini”, veri o apparenti, e agli specchi che ne formano l’immagine?
Info:
A plus A Gallery
School for Curatorial Studies Venice
San Marco 3073
Venezia 30124
www.corsocuratori.com
info@corsocuratori.com
Tel. 041 2770466
NO COMMENT