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John R. Pepper. Sheltering Sky

John R. Pepper. Sheltering Sky

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Data / Ora
Date(s) - 28/11/2024 - 24/01/2025
3:00 pm - 6:00 pm

Luogo
Galleria Giampaolo Abbondio

Categorie


Galleria Giampaolo Abbondio è lieta di annunciare l’apertura della nuova mostra personale del fotografo John R. Pepper, che inaugura giovedì 28 Novembre presso “Playlist”, la sede milanese della Galleria.

Sheltering Sky ci rivela il viaggio che l’artista ha compiuto nell’arco di tre anni attraverso i deserti del globo, luoghi tanto affascinanti quanto complessi. Come suggerisce il critico e curatore Gianluca Marziani “Il deserto è lo spazio ancestrale prima dello spazio abitato, il vuoto più denso del Pianeta, geografia evocante che culla mitologie seminali. Il deserto trattiene la densità delle storie attraverso il silenzio ascetico, l’atmosfera limpida, l’impossibilità di generare caos. Perché dove non esiste rumore non può esserci mistificazione: e tutto permane in limpidezza, proprio come nel codice sorgente del Pianeta”.

“La fotografia di Pepper crea un morbido clima pittorico, un’atmosfera di rarefazione modulata che sensibilizza le particelle dei bianchi e neri, suonando mille sfumature sul pentagramma visuale del grigio. Non era semplice comprendere le assenze silenziose, l’apertura infinita di campo, il peso del cielo, la sostenibilità gravitazionale della terra. Lo spazio sconfinato pone quesiti strategici, imponendo una scelta di perimetro, affinché nel confine dato si delinei la grammatica dell’occhio. Per il nostro autore quel confine è forza di gravità, stabilità ed equidistanza, espressione e concetto”.

John Randolph Pepper (Roma, 1958) è un fotografo italiano, la cui formazione è ispirata da Henri Cartier-Bresson, Sam Shaw e altri artisti che frequentavano la sua famiglia, incluso il padre Curtis Bill Pepper, redattore di Newsweek. Per trent’anni ha alternato la fotografia alla regia teatrale e cinematografica. Tra i suoi lavori più noti, Sans Papier (2011) e Evaporations (2014). Il suo ultimo progetto, Inhabited Deserts (2017), indaga l’impatto umano sui deserti del mondo. Lavora con una Leica M6 e pellicola Ilford, e le sue mostre hanno viaggiato dall’America, all’Europa al Medio Oriente.


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