Data / Ora
Date(s) - 05/10/2019 - 12/01/2020
6:00 pm - 9:00 pm
Luogo
Spaziosiena
Categorie
Spaziosiena è lieta di inaugurare La città di scambio, mostra collettiva a cura di Lisa Andreani e Stefania Margiacchi con la partecipazione di Roberto Fassone, Sebastiano Impellizzeri, Marco Schiavone e Stefano Serretta.
La mostra, prima esposizione della terza stagione, inaugurerà sabato 5 ottobre 2019 alle ore 18.00 negli spazi di via di Fontebranda 5, Siena.
La città di scambio è uno spazio in movimento, un luogo inarrestabile e inafferrabile che fa da sfondo al lavoro di quattro giovani artisti italiani e alle loro pratiche. Prendendo forma dal testo di Le Corbusier Maniera di pensare l’urbanistica, la mostra cerca di rileggere il ruolo degli artisti nella figura di costruttori, evidenziando la loro abilità nel rivelare situazioni, piani, suoli e storie. Marco Schiavone (Torino, 1990) innalza un muro di travertino, pietra della periferia senese, per poi fotografarlo e rimuoverlo. L’immagine del materiale – immersa in un realismo quasi paradisiaco, un biancore tipico del white cube – ricolloca una tradizione in una domanda. Il nesso con il suo background naturale è necessario alla comprensione del muro in travertino o nel neutro può apparire qualcos’altro? Stefano Serretta (Genova 1987) sposta la dimensione monumentale di un dono votivo in un materiale fragile e leggero. I simulacri di carta Jossy possono essere presi dal pubblico, accompagnando così i loro prossimi rituali. Sebastiano Impellizzeri (Catania, 1985) realizza un sopralluogo delle aree più periferiche di ogni città per allargare una mappa che rimane ad ogni modo sfuocata. Nel sottobosco pubblico, gli interni erotici di uno spazio privato compaiono come immagini. L’ultimo costruttore, Roberto Fassone (Savigliano, 1986), ama le parole inventate e ricorda il protagonista del film Zelig di Woody Allen. La sua coppia dei comodini in mostra provenienti dalla serie Dove cadono le pareti pare essere stregata. Gli attributi che sostengono la superstizione: conigli, campanelli e iscrizioni. Malocchio o meno, essi sono pensati per durare 20 anni. La garanzia, simile a quella di un elettrodomestico di buon design, non lascia dubbi. Nella metafora di questa città le quattro figure in transito si incontrano e il loro operato si mescola nelle diverse vie di un possibile reticolato urbano. Nella semplicità delle loro tecniche e dei loro materiali è ciò che porgono a parlare di come avviene lo scambio, il dono, il rituale, il riconoscimento e il superamento.
La mostra è stata realizzata grazie al contributo di Banca Cras, EnoClub Siena, Osteria Le Logge, UnTubo e Pianigiani Rottami.
Si ringrazia la disponibilità delle gallerie Una Galleria (Piacenza) e Fanta (Milano).
La ricerca di Roberto FassoneRoberto Fassone (Savigliano, 1986) è un brupo muschiato del Nord che si nutre principalmente di eucalipto, scheletri invisibili, bimbi stonati, campi da gioco per sport immaginari e parole inventate. Vive in branchi di brupi, dove si chiacchiera di coincidenze, eccezioni, fiabe paurose russe e Meret Oppenheim. Il brupo può vivere fino a domani mattina e raggiunge generalmente una lunghezza simile alla distanza tra una noce e una pessima idea. Ogni volta che gratti questa frase nasce un brupo. Negli ultimi anni ha esibito e performato il suo lavoro presso: Quadriennale di Roma; Naturhistorisches Museum, Bern; MAMbo, Bologna; Fanta-MLN, Milano; OGR, Torino; MOCAK, Krakow; Centrale Fies, Dro; Carroll / Fletcher, London; AOYS (online), Zkm, Karlsruhe; Mart, Rovereto; Castello di Rivoli, Torino; Palazzetto dello Sport, Asti.
Sebastiano Impellizzeri (Catania, 1985) vive e lavora a Torino. Ha studiato pittura all’Accademia di belle arti di Urbino e all’Accademia Albertina di Torino. La sua ricerca indaga i linguaggi della pittura elaborando una poetica legata a gli elementi pittorici essenziali: superficie, segno, colore. Tra le sue mostre personali e collettive ricordiamo: nel 2019 Vie di Fuga, Société Interludio,Torino; Spring 2019, ALLEY project room of Giorgio Galotti gallery, Torino; nel 2017 Stupido come un pittore, Villa Vertua, Nova Milanese (MI); Il pittore e la modella, Assab One, Milano; Asiptomatic pictoplasma in Ticino presso MACT/CACT a Bellinzona. Nel 2016 Carrus Navalis, Dimora Artica, Milano; Lift on / Lift of, Cripta747, Torino; nel 2015 Museo (Cavalli e cavalle, cavalli, cavalli) Galleria Franco Noero – progetto In Residence, Torino; Controcanto, palinodie e contaminazioni, Yellow, Varese; 37/ la stanza dopo, Dimora Artica, Milano; Il nocciolo della questione, museo Biumi Innocenti di Gemonio; Pittura Contemporanea Italiana, Cars, Omegna; nel 2014 2000 Maniacs, progetto speciale di ArtVerona, Verona; Peinture de Chambre, CACT – Centro Arte Contemporanea Ticino, Bellinzona; 1+1+1=1+1+1, Galleria Room, Milano; Stilistischen Forschung, Kamine&Wain, Berlino. È stato invitato a diversi programmi di residenza quali criptaStudio, Cripta747, Torino, 2017 ed il progetto Landina di Lorenza Boisi.
Marco Schiavone (Torino 1990) vive e lavora a Torino. Ha studiato Grafica Editoriale presso l’Accademia di belle Arti di Cuneo. Nel 2015 fonda Spaziobuonasera (TO), uno spazio progetto gestito da artisti dove farà la sua prima mostra personale: “Qualcosa che sta per qualcuno al posto di qualcos’altro”. La sua ricerca che per pura formalità viene definita fotografica per via del mezzo utilizzato ma la dimensione che più gli appartiene è legata all’immagine, a ciò che comunica e come viene percepita a livello semiotico. Ha partecipato a diverse mostre collettive nazionali ed internazionali ed ha presentato nel 2019 il suo ultimo lavoro personale a Lecce dal titolo: “Uno spazio banale e inutile che come tanti non avrebbe davvero nessuna ragione di esistere”.
Stefano Serretta (Genova, 1987) è un artista visivo che vive e lavora a Milano. Dopo la laurea in Storia Moderna e Contemporanea ha frequentato il biennio specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Ragionando sulla natura dei sistemi di credenze e sull’analisi delle iconografie dominanti e della loro pervasività, il suo lavoro genera cortocircuiti tra il vero e il verosimile, fondendo presente, passato e futuro in una narrativa nitida. Il suo lavoro è stato presentato in numerose esibizioni collettive, tra cui: Chi Utopia mangia le mele, curata da Adriana Polveroni e Gabriele Tosi, ex Dogana di terra (Verona), That’s IT! Sull’ultima generazione di artisti in italia e a un metro e ottanta dal confine, curata by Lorenzo Balbi, MAMbo (Bologna), Il Paradigma di Kuhn, Galleria FuoriCampo (Siena); The Great Learning, La Triennale di Milano (Milano); Primavera 5, Gallerie Papillon (Parigi); La fine del nuovo, Palazzo Morpurgo (Udine); Good Night and Good Luck, Galleria A plus A (Venezia); Teatrum Botanicum, PAV Parco Arte Vivente (Torino); Maybe we are the waves, GlogauAIR (Berlino); Adventure Time is Over, Almanac (Torino). Tra le mostre personali recenti: Shoegaze, Istituto Italiano di Cultura (Stoccolma); Rubbles in The Jungle, Placentia Arte (Piacenza)Ha pubblicato recentemente Sauvage, edito da Archive Books, (Berlino). Scrive per la rivista letteraria Nuovi Argomenti.
Lisa Andreani (Verona, 1993) è curatore indipendente. Ha recentemente concluso il programma di ricerca Global Modernism Studies presso la Bauhaus Dessau Foundation. È assistente alla produzione di Luca Vitone per il progetto Romanistansupportato dall’Italian Council. Ha curato e co-curato: Handle with care, Bauhaus Dessau Foundation, Dessau; FAKE MARBLE DOESN’T CRY, GALLLERIAPIÙ, Bologna; IN/ACTION, Museo Santa Maria della Scala, Siena; The Bubble Boy (Needs a Hug) – Riccardo Previdi, Quartz Studio, Torino. Ha pubblicato articoli e recensioni per ARCHIVIO magazine, NERO, The Fashionable Lampoon, KABUL magazine.
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