Data / Ora
Date(s) - 31/07/2021 - 12/08/2021
12:00 am
Luogo
Fourteen ArTellaro
Categorie
Rassegna Osare Perdere
a cura di Gino D’Ugo
La prossima visione per la rassegna di Fourteen, Osare perdere, è affidata all’artista romana Laura Cionci che presenta un’installazione costituita da tre elementi in connessione.
Il titolo è legato ai tre nomi di battesimo dell’artista e che al contempo richiamano tre amanti legate a personaggi storici, Petrarca, Dante, Abramo.
Il vestito, tramandato per tre passaggi generazionali tra le donne della sua famiglia paterna.
Il testo in primo piano che racchiude le figure dei sei archetipi/volti femminili.
L’insieme diventa così linea temporale di sfaccettata trasmissione corale, come dice l’artista una sorta di processo Karmico, richiamando la storia della sua famiglia e i suoi nomi un oggetto evoca la vita attraverso le sue appartenenze.
(Gino D’Ugo)
Flaminia Nucci, psicoanalista junghiana, ne costruisce una narrazione densa di significati:
“Attraverso il mio seminario, il Femminile e i suoi sei volti, l’artista incontra i sei archetipi – la Madre, la Vecchia Saggia, la Dea, l’Amazzone, l’Anima, la Fanciulla- da cui si lascia ispirare per questo intervento.
Laura s’immerge nel Femminile e vi scopre il fondamento della creatività, dell’ispirazione e del lenimento del dolore. Beatrice esplora il suo albero genealogico in compagnia di un abito Charleston, tramandato di generazione in generazione, che la connette alle donne della sua famiglia che l’hanno preceduta.
Rebecca lega il senso dell’essere all’esperienza di relazione con la matrice della vita e trova una nuova soggettività femminile di donna-esploratrice.
L’arte di Laura Beatrice Rebecca ora apre pertugi e scopre silenzi, è tangibile ed irripetibile, esplora il passato e lo trascende, abbandonandosi ad una spiritualità che sa di desideri e anche di rinunce, ma sa ricondursi sulle tracce della Dea, passeggiare nei suoi giardini intricati, pieni di grida e di profumi pungenti, per poi nuovamente ritrarsi, autonoma e forte come un’Amazzone.
L’Io-donna-esploratrice della Cionci lancia profezie fuori dal dolore, e scorge, con occhi incantati, nuovi significati dalle lacrime. E’ un Io non autoritario, perché emarginato dal potere, ed è simile a quello di una Fanciulla che si avventura nel mondo per la prima volta: il suo è uno sguardo estraniato e innocente.
L’Anima svela l’essenza delle cose, ma c’è anche una Madre che le rinnova e le ri-crea, che avvolge, con amore, il mondo che la circonda, e lo lenisce. C’è una Vecchia Saggia che ne raccoglie i frammenti e li rimodella, catturando un’istantanea comprensione dell’insieme. C’è una ricerca coraggiosa che non regala certezze né oblii, ma sa comporre un’appassionata lirica alla vita”.
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