Leonilda Prato. Perfette sconosciute

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Data / Ora
Date(s) - 09/03/2024 - 24/03/2024
5:00 pm - 7:00 pm

Luogo
Galleria La Molinella

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Perfette sconosciute

Fotografie di Leonilda Prato, a cura dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo e della Fototeca Manfrediana per Sorelle Festival.

In occasione della quinta edizione del Sorelle Festival, la scelta di dedicare questa esposizione ai ritratti femminili nasce dalla constatazione di una presenza importante nell’Archivio Prato. Leonilda è una donna che all’inizio del Novecento compie scelte controcorrente determinando in autonomia il proprio percorso esistenziale e lavorando come fotografa in una società tradizionalista e patriarcale. La sua intraprendenza non le impedisce tuttavia di costruire una famiglia solida e sentirsi profondamente radicata nella comunità di origine in cui conosce e condivide i riti.
Questa compartecipazione si percepisce in tutto le fotografie giunte fino a noi, ma si fa più evidente nel rapporto con le donne, che si pongono con fiducia davanti al suo obiettivo senza sentirsi giudicate.

Leonilda incontra il femminile quando le donne sono ancora bambine imbronciate, e le segue nell’adolescenza e nella vita adulta fino alla senilità, sempre austera e distinta. È probabile che queste presenze anonime, per noi “perfette sconosciute”, non lo fossero per lei. Ricorrono, infatti, nell’Archivio, alcuni soggetti rappresentati in abiti e momenti diversi, suggerendo un’appartenenza alla stessa comunità è una consuetudine nel farsi ritrarre. Tra loro ci sono contadine, cameriere, ma non solo: le eleganti signore con cappello e ombrellini da passeggio appartengono ad altri contesti sociali, ma l’ambiente in cui sono ritratte è il medesimo. A tutte, senza distinzione, Leonilda riserva uno sguardo partecipe, a volte complice, teso a catturarne e a esaltarne la dignità e la bellezza. Leonilda studia e cura la composizione formale, interviene con oggetti “di scena” che possano conferire gentilezza: sciarpe, libri, foglie, fiori. l’ambiente bucolico prorompe in queste immagini fino a farsi protagonista. Distese di edera, radici, alberi e rocce diventano scenari naturali per gli scatti en plain air.
Le pose che appartengono ai cliché dell’epoca talvolta se ne discostano lasciando in chi guarda l’impressione di un gioco tra la fotografa e la fotografata. Attitudini severe si alternando ad altre, più vezzose, fino a catturare, in rari ma potenti scatti, l’inquietudine quasi selvaggia di donne più simil a creature dei boschi dai capelli di fata o dall’estrazione febbrile. Tra i più commoventi, i ritratti delle madri circondate dai figli, raccontano vite di dedizione e di straordinarie fatiche. Incapace di omologarsi al ruolo che la società attribuisce alle donne, Leonilda si guarda bene dall’omologare le donne che osserva attraverso la sua lente, catturando in ognuna di esse un tratto, un bagliore nello sguardo che ne esprima carattere e unicità.
Gli occhi che, fissando chi le guardava, oggi guardano i nostri con inossidabile vivisezione gettano così un ponte tra un passato che appare remotissimo e un presente affollato di immagini caotiche, aprendoci al mistero di una comunicazione sottile, al cuore stesso della fotografia.

La vita
Maria Teresa Leonilda Prato nasce a Pamparato (CN) il 27 giugno 1875 da una famiglia di modeste condizioni. Dopo la morte del padre calzolaio, nel 1886, coadiuva la madre nel mestiere di tessitrice per contribuire al sostentamento dei due fratelli minori.
Nato nello stesso paese l’11 giugno 1871, Leopoldo Prato appartiene ad una famiglia che gode di qualche agio in più. Gravemente offeso alla vista a causa di incidenti occorsi quando era bambino, coltiva tuttavia le arti, la musica, la poesia. Contro il parere delle famiglie Leonilda e Leopoldo si sposano a Pamparato il 28 gennaio 1897. Da quel momento i coniugi viaggiano a piedi guadagnandosi da vivere come suonatori ambulanti. Oltre che in Liguria e in Piemonte si spingono fino in Svizzera ed è lì che da un anziano fotografo di origine austriaca Leonilda apprende le basi della fotografia e decide di farne il proprio mestiere.
Nel dicembre di quello stesso anno, a Pamparato viene al mondo il primogenito Leonardo, seguito nel 1899 da Ottavia Leopolda, con l’allargamento della famiglia Leonilda e Leopoldo cessano l’attività ambulante per stabilirsi nel paese natale dove avviano un negozio di mercerie. Nel 1910 nasce Annita Leonìda e nel 1912 Leo.
Leopoldo è ormai completamente cieco, ma lavora come rappresentante delle fisarmoniche Paolo Soprani di Castelfidardo assemblandone le componenti e impartendo lezioni di musica. In questo periodo Leonilda continua a fotografare gli abitanti della zona.
Nel 1917 il primogenito Leonardo muore combattendo sul Monte Zebio. All’inizio del 1925 i coniugi si trasferiscono a Sanremo probabilmente per ragioni di salute. Leonilda sospende l’attività di fotografa per darsi all’allevamento di galline ovaiole da vendere sul mercato alberghiero. Leopoldo muore il 27 novembre 1926.
La prima figlia Leopolda si sposa dopo la morte del padre e Leonilda rimare a Sanremo con i due figli più giovani: Leonìda e Leo. Dopo il matrimonio dei figli minori, in una data imprecisata tra il 1938 e il1941, Leonilda torna a risiedere a Pamparato. Durante la Seconda guerra mondiale collabora con la Resistenza e nel 1944 documenta con le sue fotografie la distruzione compiuta dai tedeschi nelle stanze del Municipio.
Trascorre gli ultimi anni di vita tra Pamparato e Torino, dove vive presso la figlia. Muore a Torino il 12 dicembre 1958.

L’archivio
Nel 1994 i nipoti di Leonilda Prato, Mauro Uberti e Fulvia Chiolero, decidono di depositare dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo 2745 lastre fotografiche appartenute alla nonna e conservate in un baule per decenni dopo la sua morte.
E il primo nucleo dell’archivio Prato. In seguito, l’archivio si arricchisce di oggetti legati all’attività della fotografa, tra i quali chassis, torchietti, manuali e riviste specializzate e un centinaio di stampe fotografiche originali. Di particolare interesse e pregio sono due apparecchi fotografici, in legno, opera di artigiani ebanisti.
Dopo una prima pulitura delle lastre vengono realizzate stampe a contatto dalle quali emerge un inaspettato patrimonio di immagini. Privi di riferimenti alle località e alle identità dei soggetti (non vi è traccia, tra le carte di Leonilda di registri e di sistemi di archiviazione), si tratta per lo più di ritratti dal quale datazione si può far risalire ai primi vent’anni del Novecento. Presenti, ma in misura minore, i paesaggi e le scene di vita legati a lavori artigianali o agricoli.
Successive verifiche confermano l’ipotesi secondo cui gli scatti furono effettuati per la maggior parte Pamparato o nei suoi dintorni. La comunità che sfila difronte all’obiettivo di Leonilda è costituita da bambini, adolescenti, uomini e donne adulti, anziani. Numerosi gruppi familiari o le persone rappresentate durante momenti di socialità o conviviali.
Spesso sono presenti i figli di Leonilda e il marito Leopoldo, con l’inseparabile fisarmonica Soprani. Tutti i ritratti sono realizzati all’aperto con l’ausilio di set improvvisati.

Dallo scatto alla mostra
Leonilda Prato scatta le fotografie di questa nostra con una macchina fotografica in legno di costruzione francese tipo ‘’campagnola’’, dotata di obiettivo tedesco Rodenstok di focale normale. Controlla l’esposizione con un otturatore a tendina posto direttamente sull’obiettivo. Ottiene immagini negative su lastra in vetro 10×12 cm che sviluppa personalmente con i bagni chimici fotografici tradizionali. Stampa le fotografie per contatto con un torchietto apposito impressionando con una lampadina la carta fotografica sensibile per trasparenza.
Essendo Leonilda una fotografa professionista che consegnava la fotografia ai suoi clienti, la stragrande maggioranza dei negativi non ha la sua corrispondente stampa d’epoca. Per questa mostra, come per alcune stampe della sezione ‘’Il mondo di Leonilda’’ realizzate in svizzera per due diverse esposizioni nel 2012 e nel 2013 è scartato il procedimento analogico, troppo oneroso e reso ormai impossibile dalla mancanza di carte sensibili simili a quelle del secolo scorso, si è scelta la via della digitalizzazione. La lastra negativa originale è stata riprodotta per trasparenza con una fotocamera digitale. L’immagine negativa è stata convertita in positivo per inversione numerica e lavorata con i consueti programmi informatici per restituire i migliori valori di luminosità e contrasto, aggiungendo maschere e velature per mitigare i danni fisici subiti in cento anni di vita delle lastre.
Il file finale è stato ulteriormente ottimizzato per la stampa a getto d’inchiostro su carta dotata di qualità conservative.
Un lungo processo guidato dalla necessità di conservare e contemporaneamente dal desiderio di mostrare il lavoro di Leonilda Prato.

Crediti
Mostra promossa all’interno di Sorelle Festival 2024 a cura di Fatti d’arte. Organizzato da Fototeca Manfrediana.
A cura di Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea in provincia di Cuneo.
Con il patrocinio del Comune di Faenza e l’URF – Unione della Romagna Faentina.
Hanno collaborato al progetto:
Per Fatti d’arte: Beatrice Baldin, Veronica Bassani, Laura Bosi, Chiara Fabbri, David Garcia Carrasco, Enrico Pasi e Elena Rossi.
Per Fototeca Manfrediana: Michele Argnani, Antonio Carnelos, Luna Capalti, Nicola Giada, Gian Marco Magnani, Fabio Monducci, Simone Romboli, Stefano Tedioli, Matteo Vandelli.
Per l’Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea in provincia di Cuneo: Alessandra Demichelis e Giorgio Olivero.
Si ringrazia: Bottega Bertaccini nella persona di Renzo Bertaccini e tutto lo staff di Sorelle Festival.


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