Data / Ora
Date(s) - 01/07/2022 - 03/07/2022
5:00 pm - 12:00 am
Luogo
Centrale Fies
Categorie
Dall’1 al 3 luglio Centrale Fies apre l’ultimo weekend di programmazione estiva scaturita dalle linee di ricerca praticate durante tutto l’anno, con la decima edizione di Live Works Summit a cura di Barbara Boninsegna e Simone Frangi.
Dopo Un Weekend Cannibale da Sogno (27 – 29 maggio), apap-Feminist Futures (17 – 19 giugno), torna la Free school of Performance dedicata all’approfondimento pratico e teorico dei confini delle arti performative con 4 curator3, 4 espert3 internazional3**, 26 artist3** – tra partecipanti della scuola e guest – riunit3 per LIVE WORKS SUMMIT 2022.
Una tre giorni di performance dell3 artist3 di LIVE WORKS 2021: Sergi Casero, Gabbi Cattani, Selin Davasse, Joannie Baumgärtner, Ivan Cheng, Ada M. Patterson & Clementine Edwards, Silvia Rosi che presentano i progetti strutturati durante l’anno e quattro special guest internazionali: ALOK, Philippe Quesne, Omar Souleyman, Giulia Crispiani.
Per LIVE WORKS SUMMIT 2022 si incontreranno l3 partecipanti della scorsa edizione con i nuovi sette selezionati tramite la call internazionale di quest’anno. I nuovi fellows – Bassem Saad and Sanja Grozdanić, Yoojin Lee, Eoghan Ryan, Alice Giuliani and Camilla Strandhagen, Teo Ala-Ruona and Artor Jesus Inkerö, Thalia Pigier, Endi Tupja – inizieranno un periodo di residenza collettiva e di free school – aperta a chiunque voglia parteciparvi previa iscrizione – focalizzato sulla ricerca e lo studio, condotto dal team curatoriale insieme a Gaia Giuliani (1 luglio) – ricercatrice, docente associata in Filosofia Politica, che parlerà di Fears of catastrophe in the Anthropocene: A postcolonial critique, critica postcoloniale che mira a spacchettare l’archivio coloniale e razzista alla base della grammatica dell’Antropocene attraverso un’analisi visiva e discorsiva di narrazioni dei media mainstream -; Patricia MacCormack (2 luglio) – filosofa, scrittrice e curatrice, ha pubblicato diversi lavori su temi quali femminismo, teoria queer e dei mostri, attivismo animalista, etica, arte e cinema horror -; Valentina Desideri e Denise Ferreira da Silva (filosofa, scrittrice e filmmaker) (3 luglio) presentano The Sensing Salon, una pratica di studio che espande l’immagine dell’arte oltre gli oggetti, eventi e discorre per includere le arti curative – .
Live Works è il progetto che Centrale Fies dedica all’approfondimento pratico e teorico dei confini delle arti performative, che giunge quest’anno alla sua decima edizione. Si struttura grazie a più periodi di residenza offerti ai progetti selezionati, intendendo la performance come spazio di lavoro, come strumento ed esercizio culturale. La specificità del progetto consiste in un’attenzione particolare alla ricerca ibrida, con l’intento di sottolineare la natura di “apertura” e fluidità del performativo, la sua implicazione sociale e politica e la sua intelligibilità pubblica. Live Works Summit rappresenta il momento annuale di apertura al pubblico, grazie al quale conoscere gli esiti dei progetti selezionati nel 2021 con il supporto curatoriale e produttivo di Centrale Fies ma anche opere di guest performer dai percorsi internazionali già consolidati. Da Philippe Quesne (1 luglio) che nella sua unica data italiana porta in scena Farm Fatale in cui pubblico viene quindi condotto in un mondo altamente evocativo della fattoria, completo di covoni di fieno, e tutto il resto, dove vive un gruppo di poeti spaventapasseri che gestiscono una stazione radio indipendente, cantano, suonano, inventano slogan e a volte fanno filosofia; a Omar Souleyman (2 luglio) che annuncia il suo quarto album in studio Shlon in uscita il 22 novembre via Mad Decent / Because Music e Giulia Crispiani (3 luglio) che leggerà una lettera d’amore: Mormorìo. Un grande ritorno di questa edizione ALOK, artist3 di fama internazionale la cui poesia esplora il tema del trauma, dell’appartenenza e della condizione umana ed esplora la distinzione tra essere vivi e limitarsi a esistere.
Durante le tre serate si alterneranno le performance di Joannie Baumgärtner (2 luglio), Fuck Moon, Bless Clouds. La loro pratica combina performance, installazione, processi mediali e scrittura che ruota intorno a storie anticapitaliste, queer-femministe e anti-coloniali e a futuri accessibili; Ivan Cheng (3 luglio) performer e musicista che con il suo Wedding Day (Standard Stare) lavora intorno alle infrastrutture, al desiderio e alla distanza; Silvia Rosi (1- 2 – 3 luglio) – selezionata per la prima edizione di Agitu Idea Gudeta Fellowship – che presenta Omissions, installazione audio-video, lavora con la fotografia, il testo e il video per esplorare le idee di memoria, migrazione e diaspora. Gabbi Cattani (1 luglio) mette in scena ERSATZ – a mystery play in nineteen tableaux performance composta da 19 tableaux vivants tratti dal libro Impressions d’Afrique (Impressioni d’Africa) pubblicato nel 1909 dallo scrittore francese Raymond Roussel (1877-1933) Nel suo libro, Roussel descrive un assurdo e parodistico anti-show coloniale, nel quale dei prigionieri bianchi sono chiamati ad esibirsi per la cerimonia di incoronazione di un immaginario re africano.
Multiplicity of Asia Minor di Selin Davasse (1- 2 – 3 luglio) si compone di trame narrative e sonore, il suo lavoro condensa sistemi di pensiero in intime espressioni femminili; e prende forma come performance parlate e cantate con strati partecipativi, giocosi e parodici che formano eterogenee relazioni ospitali con il pubblico; Clementine Edwards & Ada M.Patterson (2 luglio) con A Moth Upon a Star condividono conversazioni e collaborazioni su temi come la crisi climatica, il dolore queer, la parentela materiale, la capienza del “femminile” e la “blackness” e la “whiteness”. Sergi Casero nel suo lavoro El Pacto del Olvido scava nella storia orale e nella memoria collettiva, raccogliendo diverse prospettive sui resoconti del passato, creando un dialogo tra la narrazione ufficiale e il momento presente.
Solo in occasione di Live Works Summit 2022, la mostra collettiva KAS sarà attivata con un ciclo di performance di Simon Asencio, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Vanja Smiljanić. Tra l3 artist3 presenti in mostra saranno a Centrale Fies con le loro performance: Simon Asencio (3 luglio) che mette in discussione le nozioni di liveness, palco e pubblico, Vanja Smiljanić (2 luglio) che con il suo lavoro attesta la fondazione delle ideologie come regimi alienati, ricorrendo al suo stesso corpo come un contenitore per la narrazione, spesso spostandosi tra la posizione di oracolo e di narratore. Giulia Damiani & Le Nemesiache (1 luglio): Giulia Damiani è una scrittrice, ricercatrice, curatrice, che dal 2013 ricerca la pratica artistica e politica del gruppo femminista di Napoli Le Nemesiache, collaborando con il gruppo e vari artiste. Fondata da Lina Mangiacapre nel 1969, l’attività delle Nemesiache si è basata sulla psicofavola, una metodo di autocoscienza che le ha portate a sperimentare con il corpo, il mito e in rapporto con elementi del loro paesaggio per ritrovare un senso di appartenenza e di azione nella realtà.
Dallo scorso anno, all’interno di LIVE WORKS, Centrale Fies ha messo a punto una affirmative action con la collaborazione di Razzismo Brutta Storia e BHMF, che mira all’agevolazione dell’entrata nel mondo delle pratiche performative di artiste e artisti italiani razzializzati italiani, appartenenti a minoranze etniche o con background migratorio. Pensata come una forma di affirmative action, la Agitu Ideo Gudeta Fellowship che quest’anno è stata vinta da Soukaina Abrour, nasce dalla consapevolezza che l’assenza di diversità, nel mondo dell’arte, e non solo, è legata a barriere strutturali concrete sulle quali è necessario agire. Una borsa di studio mossa dal bisogno di mettere in crisi e modificare quei meccanismi che materializzano barriere escludenti.
La speciale fellowship titolata ad Agitu Ideo Gudeta è a cura di Barbara Boninsegna, Simone Frangi, Mackda Ghebremariam Tesfau’, Justin Randolph Thompson. Un modo per rendere più fruibile l’accesso alla formazione e al circuito dell’arte contemporanea a persone che per ragioni materiali e simboliche, ne sono strutturalmente escluse.
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