LOST GATE di Virginia Dal Magro

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Data / Ora
Date(s) - 25/03/2024 - 14/04/2024
6:00 pm - 9:00 pm

Luogo
OMUAMUA Legacy

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LOST GATE – Virginia Dal Magro

dal 25 marzo al 14 aprile 2024.

a cura di OMUAMUA Legacy

testo di Paola Shiamtani

Opening lunedì 25 marzo 2024, 18:00 – 21:00

OMUAMUA Legacy, via Verona 11, Milano.

 Air has neither place nor time (…) The future is ahead and behind and to either side.[1] Un passaggio apre una rete nebulosa di sentieri divergenti che sembrano formare una distesa labirintica. Questo portale supera la singolarità. Le sue geografie transitorie costringono ad incontrare diversi vicoli ciechi tra entrata e uscita. A manovrare l’andatura, cartografie di impronte cianotipiche che coprono le superfici dei fogli in tessuto traslucido.

Mediando fra l’esperienza dello spazio e i suoi confini, Virginia Dal Magro (1994, Milano) formula camere e corridoi fantasma racchiusi da pareti morbide e fluttuanti che fungono da rifugi sicuri per chi vi entra e li abita. Vagare in questo labirinto dalla trama trasparente potrebbe rappresentare l’atto decisionale in sè, poichè ogni momento trascorso in uno spazio vuoto – sospesi a mezz’aria o alla deriva in una tranquilla quiete – può influenzare profondamente la traiettoria che rimane personale ed esclusiva di ogni individuo. Che si tratti di confini naturali del mondo organico o di limiti artificiali o imposti da fattori esterni, come norme sociali, aspettative culturali o regolamenti istituzionali, Dal Magro considera i vincoli del paesaggio in relazione al corpo vivente che si aggira, attraversa e popola i vuoti. Quella che di solito funge da anticamera si trasforma in una sorta di piattaforma poliedrica, che offre ai viandanti un attraversamento errabondo, guidati dai motivi “bioluminescenti”.

In un angolo nascosto del labirinto, una curiosa raccolta di tracce gassose conservate nella resina offre una testimonianza dell’indagine scientifica e della sperimentazione sui materiali dell’artista. L’approccio sistematico e organizzato di queste impronte si trasforma poi in modelli astratti che si diffondono sugli schermi tessili. Ogni pannello possiede una superficie leggera con due composizioni distinte per ogni lato, che si sovrappongono e si fondono. Una volta entrati nei loro perimetri, lo spazio esterno è visto attraverso una lente di colore blu ovattato, che apre lo sguardo a diverse stratificazioni di tessuto contemporaneamente.

Lost Gate evoca una connessione emotiva significativa con il mondo naturale[2] superando il semplice resoconto dei fatti e l’analisi dei dati e instillando un senso di disorientamento e stupore nello sguardo di chi si approccia al suo ambiente.
Testo di Paola Shiamtani

Traduzione di Milena Zanetti

[1] Clarice Lispector, 1920-1977, Água Viva (1973)

[2]  Carson, R., Freeman, D., & Freeman, M. E., Always, Rachel: the letters of Rachel Carson and Dorothy Freeman, (1952-1964)


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