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Date(s) - 31/01/2024
6:00 pm - 8:00 pm
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Per Marion Baruch il tessuto, materiale ricorrente nella sua vita e nella sua arte, è la prima scrittura dell’umanità, come trama e ordito, ed è un testimone dell’evoluzione dei sistemi di produzione e delle dinamiche sociali.
A partire dal 2012, Baruch rientrata a vivere stabilmente a Gallarate, concentra la sua ricerca sugli scarti provenienti dalle confezioni delle case di prêt-à-porter del territorio. L’artista non modifica la materia se non con il gesto compositivo e la forza di gravità, arrivando a codificare un linguaggio attraverso l’alternarsi di forme, colori, materia e vuoto.
L’atto di titolazione di ogni opera conclude questo processo, influenzato dall’evocazione della memoria e dall’urgenza del presente. È comunque il vuoto uno dei punti focali della poetica di Baruch: uno spazio attivo, che contiene potenzialità e con cui relazionarsi.
Le opere tessili di Baruch, che attraversano le definizioni di pittura e scultura, salvano ciò che è destinato a scomparire e a essere smaltito, quasi a preservare la fragilità della materia, riconducendo l’opera d’arte alla sua essenza.
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