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Materia del pensiero per ascoltare il silenzio

Materia del pensiero per ascoltare il silenzio

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Data / Ora
Date(s) - 26/11/2023
5:00 pm - 8:00 pm

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“Qualcosa di misterioso e di perfetto esisteva prima della nascita del cielo e della terra. Silente, incommensurabile, solitario, immutabile, in continuo movimento, è la madre dell’universo noto, e di quello ignoto.”
Lao Tzu, Tao Te Ching
Dall’estasi tragica del dionisiaco, a quella quieta quieta del Tao, è la ex-stasi, la silenziosa e solitaria contemplazione del tutto ad ispirare l’opera pittorica di Alessandra Chiappini, un’opera che sembra avvicinarsi al nulla, e che evoca la vastità, la semplicità, e la materia.
Una materia che dà l’idea del molteplice, che Chiappini ha cercato tanti anni fa nel fango e poi nel collage  e che da tempo trova nel rilievo della pittura in gesti tendenti all’astrazione che suggeriscono il vivente, come un sussurro.
Per Alessandra Chiappini, artista visiva nata a Piacenza nel 1971, la natura è da sempre lo spunto per una profonda ricerca pittorica intuitiva, di forme, volumi, colori. Una natura dove immergersi e rigenerarsi allontanando dalle mente ciò che non è essenziale.
La sua ultima mostra, “Materia del pensiero per ascoltare il silenzio”, presentata da Attilio Forgioli, e in programma dal 26 novembre al 31 dicembre presso lo Studio Centenari a Piacenza, si ispira alla restituzione di un’immagine istantanea e viva dell’universo intuito nella sua polifonica molteplicità, nel suo farsi e disfarsi nel corso del tempo.
L’esposizione presso lo Studio Centenari di Piacenza nasce da un’idea di Attilio Forgioli, artista del ’33, invitato alla Biennale di Venezia del ’76, protagonista di una personale presso lo spazio milanese Scoglio di Quarto lo scorso autunno, e dall’incontro con la pittura di Alessandra Chiappini nella mostra successiva nella stessa galleria. Forgioli, che condivide lo spunto tratto dalla natura e reinterpretato in forme proprie,
quasi astratte, è colpito dalla pittura di Chiappini e contatta l’amico gallerista piacentino Gianfranco Centenari. Quest’ultimo è attivo da decenni a Piacenza, dapprima nell’ambito del restauro di opere antiche, poi introdotto all’arte contemporanea da Ludovico Mosconi, fonda la Galleria Buffalmacco che in seguito diventa Studio Centenari e raggiunge rapidamente un grande prestigio anche grazie agli stretti
legami con il mondo artistico milanese. Ecco quindi la storia di un felice incontro fra generazioni diverse che si consolida viaggiando da Piacenza a Milano e ritorno.
Forgioli si fa carico con entusiasmo della presentazione in cui descrive “il lavoro di pittrice come segno dell’idea del mondo che stai vivendo e come pensando di volerci vivere, per realizzare un’opera originale, intelligente, una idea che puoi vivere oggi come vita” e racconta:
“Abbiamo potuto conoscerci grazie alla galleria Scoglio di Quarto di Milano dove avevo fatto una mostra personale e dopo conobbi il tuo lavoro nella mostra successiva, sorpreso di vedere i tuoi quadri e la profondità del tuo mondo che riesce a farsi conoscere come un tuo pensiero nuovo per rappresentare pitturando la tua vita.
Esponemmo insieme nella mostra collettiva allo Scoglio di Quarto, ci conoscemmo e diventammo amici. A Centenari parlai di te in modo che si interessasse al tuo lavoro nella città di Piacenza dove vivete e questo serve molto nella sua attività di gallerista in questo momento di crisi.
Mi chiese di parlare di una tua mostra nella sua galleria e veniste a Milano. Alessandra portò cinque quadri nello studio che uso in casa, perché volevo che Gabriella, mia moglie, conoscesse Alessandra e le sue opere – anch’io mostrai loro cinque quadri fatti quest’estate in Val Sesia. Fu un bellissimo incontro ed accettai di presentare la mostra di Alessandra e di chiamarla “Materia del pensiero per ascoltare il silenzio”.

La pittura di Chiappini evoca un vissuto che riversa sulla tela liberando la mano e il gesto percun’interpretazione emozionale capace di andare oltre il visibile. Le venticinque opere esposte a Piacenzacsono un racconto dettagliato di tutto questo, un lavoro di sintesi quasi astratto, dove il paesaggio è ridotto a pochi, densi tratti riassuntivi, dove il blu-nero, ma altrove anche l’arancio, a volte accennato altre invadente, altre ancora lacerante, determina in maniera forte gli spazi sulla tela, circondato da toni tenui che ne esaltano la presenza scenica.
La raffinata poetica pittorica di Alessandra Chiappini, che ha esposto in numerose collettive e personali in Italia e all’estero (in particolare in Germania, Austria e Irlanda, dove è stata selezionata per una residenza d’artista), cerca di raggiungere la forza più interna della realtà, quel “nascosto” che uniscecmacrocosmo e microcosmo. Non è un caso che i titoli delle opere siano prevalentemente ripresi dai versi del poeta Wallance Stevens, uno dei giganti del Novecento americano, capace di vertiginose riflessioni sul rapporto tra uomo e natura.
Afferma Chiappini: “Credo che sia quest’idea del tutto ad avermi portato in pittura a giustapporre materia, e materiali eterogenei, e anche probabilmente a tendere verso il bianco, somma e conflagrazione di tutti i colori. E’ poi forse in fondo una forma di spiritualità.”
Nell’arte di Alessandra Chiappini non ci sono divagazioni illustrative. L’artista non vuole riportare quello che i suoi occhi hanno visto ma quello che la sua anima ha sentito, e lo fa con pennellate veloci e intense, permettendo così alla pittura di seguire l’inconscio e arrivare subito, in maniera sorprendentemente efficace e drammatica. L’esigenza interiore di abbracciare spazi più grandi spinge l’artista ad affidarsi a una pittura di impulso e gesto che aiuta la natura ad esprimersi in tutta la sua forza e grandezza: un’interpretazione dell’atto artistico che da qualche tempo le fa scegliere – come “tele” sulle quali dipingere – vecchi teloni di camion dismessi e consunti che recupera tagliandoli a strisce di oltre un metro e mezzo e appendendoli direttamente in parete con due semplici chiodi. Una scelta non casuale che per l’artista significa incorporare nell’opera un trascorso e un vissuto intangibile percepibile che richiama il fluire del tempo e il concetto di viaggio. Un supporto col quale Alessandra Chiappini si sente a suo agio e sul quale interviene, incorporando sulla tela altri materiali come resti di vecchie stoffe, con stucco e colori acrilici a toni bassi – prevalentemente bianco avorio, grigi, poche macchie di colore e nero – stesi a spatola così da esaltarne la fisicità, per uno stile essenziale, quasi sussurrato, a ribadire una volta di più il bisogno di narrare il percepito della natura nella sua più intima e succosa sostanza.


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