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Date(s) - 25/09/2019 - 05/11/2019
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Prometeogallery
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Mercoledì 25 settembre, alle ore 19.00, Prometeogallery di Ida Pisani inaugura la prima mostra personale di Rosanna Rossi (1937, Cagliari) negli spazi della galleria di Milano, in Via Giovanni Ventura 6, proseguendo e sistematizzando il processo di riscoperta dell’artista sarda e della sua opera prodotta nel corso di una carriera creativa di oltre sessant’anni improntata alla sperimentazione continua.
Vibrazioni sottili è il titolo suggerito da Alfredo Cramerotti, che interviene ad accompagnare la mostra con un testo critico, per proporre una lettura ispirata all’idea di ritmo come la sempre viva e necessaria contraddizione tra il rigore delle strutture e il flusso della vita.
Rosanna Rossi ha esordito con una figurazione di ascendenza espressionista, nella cui aspra deformazione si ritrovano alcune delle memorie che l’hanno segnata profondamente, vale a dire il periodo della guerra e la docenza nell’ospedale psichiatrico di Cagliari, dove insegnava pittura ai ricoverati. Quando dal punto di vista artistico il rapporto con lo spazio inizia a farsi sempre più urgente, approda al non figurativo, trovando una personale forma di libertà attraverso una ricca simbologia creata ad hoc che le ha permesso di trasformare la dimensione biografica in riflessione universale. Questa svolta artistica, che si ascrive alla specifica volontà di rendere il visibile percepibile, si concretizza a partire dagli anni Settanta con le serie di tele che nascono dalla sovrapposizione di bande di colore (Bande Colorate) e di linee (Beautiful lines) che donano armonia e ritmo alla composizione, stagliandosi su zone bianche, come per creare una pausa nella melodia cromatica. Queste opere, prive di qualsiasi compiacimento descrittivo, articolano una trama di concentrazione emotiva, come se ognuna si facesse carico della presenza di chi le osserva.
Parallelamente, si pone in Rosanna Rossi un’altra urgenza, ovvero l’utilizzo di materiali differenti. La materia era infatti il mezzo espressivo che meglio poteva caratterizzare una ricerca artistica che affonda le radici nella personalità dell’artista. Così, quasi alla fine degli anni Settanta garze e spaghi furono destinati a uso creativo. Le garze, con cui Rosanna Rossi fasciò il marito, sono state intrise, ricoperte di colore e poi tirate su una serie di tele (Garze) con il rigore di un tracciato lineare dalla straordinaria valenza simbolica. Gli spaghi sono stati tesi sulle tele (Spaghi) a segnare linee orizzontali e poi ritmati in maniera sempre differente, vibrando a seconda dello spessore della materia, per dare forma a nuove partiture che sono geometriche e musicali al contempo.
Nei decenni a seguire la sua pittura si conferma come espressione di luce (Carati), dove la luce è colore e il tempo è ritmo. Questo personale linguaggio pittorico che Rosanna Rossi ha saputo
trascrivere porta i segni della leggiadria di una mano e di una mente femminile. La sua pittura, come la musica, origina dalla conoscenza. È prima un fatto puramente intellettuale e poi fisico, vale a dire visuale e corporeo. Ed è femminile. In lei, nel suo animo materno, generoso, di amica e ospite, così come nel suo fare pittura, predomina la cifra maestra di questo genere, la rotondità. Lea Vergine, in un suo scritto, disse della Rossi che “vive in un luogo di esilio e di pienezza e guarda con gli occhi voltati verso il di dentro”. Ecco, la pienezza è rotondità e la si può rintracciare nel linguaggio di Rosanna Rossi che, squisitamente formale, va incontro al mondo, chiudendo, ipnoticamente, il cerchio. Con il suo atteggiamento emotivo investe la dimensione spaziale, che appare nella serie delle Porte D’Oriente, una vera e propria esperienza percettiva sensoriale. Esse proiettano al loro interno chi le guarda, insinuando immediatamente, e inevitabilmente, una domanda: “dentro o fuori”? Non ci si limita a osservarle queste porte, anzi si intraprende un viaggio, del tutto personale, lungo una traiettoria in cui Rosanna Rossi si lascia spiare più da vicino. Ma anche la dimensione temporale, apparsa fin dalle prime stratificazioni di segni e colori, viene investita. Accade con le opere della serie Forma Sonata, che recuperano la tradizione tre/ quattrocentesca della predella, il racconto sintetico che serviva a integrare la rappresentazione dei grandi quadri con scene secondarie. Sulla falsariga Rosanna Rossi crea queste tele costituendo un vero e proprio luogo d’incontro.
Ci sono infine gli anni delle opere realizzate con mezzi apparentemente poveri e di scarto, uniti a un raffinato assemblaggio contemporaneo. Sono prevalentemente oggetti d’uso: cocci di bottiglie, spazzole, guanti di gomma (Guanti), pagliette abrasive (Mezze maniche; Pagliette di ferro). Tutto iniziò negli anni Novanta con le lane d’acciaio. Si tratta di un processo affascinante, un’intrigante metamorfosi delle cose, una virtuosa riconversione dell’usato, che rinasce alchemicamente con la mano dell’artista.
Realizzando un desiderio che ha richiesto tre anni di lavoro, e attingendo alla metafora della progressione musicale, la selezione di opere che si presenta in mostra testimonia una realtà come quella di Rosanna Rossi che, avendo sempre proceduto in direzione astratta, con un forte contenuto intellettuale oltre che un preciso impegno civile e socio-politico, è perfettamente in sintonia con lo spirito di Prometeogallery e più che mai attuale nel dibattito sull’arte e sull’identità femminile oggi. Lei che “non si assomiglia mai”, che lungo tutto il suo percorso ha attraversato un coerente, e sempre manifesto, divenire processuale, ha saputo trasformare l’opera in un nuovo alfabeto di forme e colori, spazi e superfici che continuamente risvegliano la capacità immaginativa, restituendo, puntualmente, una bellezza armonica e mai provocatoria.
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