Data / Ora
Date(s) - 06/10/2022
6:00 pm
Luogo
Demarco Arte Since 1953
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Claudio Gorini è forse più noto come scenografo — affermatosi del resto con meritato successo per gli innovativi allestimenti di celebri opere teatrali e musicali — che quale pittore, per altro fortemente radicato in quella “tradizione del nuovo” che da noi si è formata sulle tracce dei “ribelli” di Cà Pesaro e in seguito sulle “rivolte” estetiche e morali dei neosecessonisti del Fronte, in particolare sulle alternative proposte linguistiche di Pizzinato e di Vedova.
Infatti fin dai precoci esordi, avvenuti nel 1962 alla Bevilacqua La Masa, Gorini si è rivelato un pittore di solida tempra, dotato di singolari qualità espressive, impegnato già a sperimentare un linguaggio di cruciale modernità tra aspirazioni verso un costruttivismo post-cubista e mediante declinazioni di un sentimento lirico dell’ambiente di immagine tradotto e consegnato innanzitutto a una concitata ritmica spaziale del segno e del colore, a una materia pittorica insieme sontuosa e severa nella sua erompente dialettica visiva, le cui matrici si possono addirittura ritrovare in Tintoretto e in diversi protagonisti del barocco veneto. Dopo un periodo fecondo di presenze espositive. tra il ‘70 e il ‘78, Gorini si è volutamente distaccato dal giro delle varie competizioni artistiche, preferendo isolarsi in una ricerca più privata e viaggiare di frequente per conoscere diretta- mente la cultura di altri paesi, dedicandosi per vivere al mestiere soprattutto di scenografo, da lui acquisito e maturato all’Accademia, sotto la guida di Mancini, ma continuando ugualmente a coltivare nello studio il disegno e la pittura, anzi procedendo con ciò a un evoluzione figurativa di particolare complessità sintattica e strutturale delle forme plastiche.
In questi anni quell’originaria vocazione è tornata però a farsi, in lui, sempre più urgente sino a coinvolgerlo nuovamente in maniera totale, portandolo a realizzare una copiosa produzione contrassegnata da imprevedibili approfondimenti stilistici, da un’intensità di soluzioni di potente impatto emotivo. Con rigorosa coerenza egli è pertanto ripartito da certi assunti iniziali, dai teoremi decostruttivi delle sue prime esperienze, accentuando un processo di frammentazione geometrica delle forme con l’intento di mostrare in modo più efficace le linee essenziali dell’impianto ideativo e percettivo nell’elaborazione dell’immagine rappresentata. Non a caso i temi che vi ricorrono sembrano i medesimi delle sue prime prove: paesaggi, figure, oggetti della scena quotidiana, rivisitati per solle- citazione e contenuti esperienziali tuttavia diversi, secondo una molteplicità di prospettive o, meglio, punti di vista che ora gli hanno consentito di intercettare e di coniugare in un inestricabile ma convergente movimento sia persistenti memoriali che segrete pulsioni, sia oggettivate lucide riflessioni che oscure inquietudini esistenziali.
Anche il suo linguaggio pittorico si è quindi piegato a simili esigenze, fornendogli ulteriori possibilità di investigazione e di analisi della realtà, attraverso un approccio che mette nel circuito delle sue proposizioni immaginative un procedimento pressoché analogo alle risultanze formali dell’espressionismo astratto, benché in una dizione strettamente apparentata ai modi comunque distintivi degli esponenti veneziani. Da queste fonti deriva la sua pronuncia in un ser- rato dialogo fra segno e colore, tra concertate architetture geometriche e la “dynamis” evocativa di un cromatismo orchestrato su registi bassi, su tonalità monocordi sconvolte d’improvviso da folgoranti bagliori luminosi in un gioco di tensioni drammatiche e di inusitate aperture liriche.
I dipinti attuali: oli, tempere, pastelli raffigurano mobili e liquide atmosfere emergenti da aspri cunei, da contrastate strutture formali, assecondando un vorticoso conflitto di situazioni e momenti spaziali, di opposti d’animo ed insieme di prospezioni insidiose che culminano in una sorta dì deflagrate vettorialità risonanti di un’armonia forse disperata, ma non ancora perduta. Una fantasmagorica turbinosa alimenta le partiture visionarie dell’artista in un di- spiegamento complesso, articolato per sequenze ritmiche, per magnetiche e notturne ascensioni, accensioni cromatiche, dalle quali si sprigiona allusiva- mente un rapinoso controcampo interiore, la luce ansiosa di una rivelazione ultima.
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