Data / Ora
Date(s) - 13/05/2023 - 26/05/2023
6:00 pm - 8:45 pm
Luogo
AOCF58 - Galleria BRUNO LISI
Categorie
La AOC F58-Galleria Bruno Lisi promuove Fromoso la personale dell’artista multimediale Zoè Gruni, curata da Camilla Boemio e con la media partnership con Forme Uniche.
La Gruni è una delle artiste più rappresentative della sua generazione, coerente fino all’essere radicale, ha da sempre esplorato senza filtri le tematiche di genere, l’identità, la diaspora, la colonizzazione forzata in Brasile, la storia indigena, la causa femminista utilizzando il proprio corpo e dialogando in modo corale con altri performer, scrittori, registi nel realizzare opere in comunione per affrontare ‘nervi scoperti’ che le hanno permesso di arrivare allo stato di grazia, artefice di opere totali d’arte contemporanea.
In questa catarsi i simboli ramificati prendono forma, l’identità come indagine, come baluardo estetico politico nel quale si estendono le reminiscenze della Dimensione Oscena di Peter Gorsen; il contenuto ideologico della ribellione morale come visione anti-capitalistica, come ritorno al ‘ buon selvaggio’ di Rousseau, applicazione del senso rivoluzionario delle aggressioni ‘oscene’ alla morale costituita.
La mostra si articola e prende forma intorno alla video installazione ‘Fromoso’. Questo ultimo (Rio de Janiero, Brasile 2019-2020) è una video-performance ispirata al concetto di antropofagia. L’azione è stata realizzata in una discarica di carri del carnevale nell’area portuaria di Rio de Janeiro. Il corpo della ballerina cubana Ana Kavalis si abbandona ad un rituale esoterico nel quale viene assorbita fino a scomparire.
Le opere in mostra incorporano e partono dall’installazione site-specific composta di tessuti che circonda la video installazione, per arrivare a “Fromoso” (2020) stampa fotografica su forex, “Fromoso” (2020) che si compone di sei elementi realizzata in stampa fotografica su forex, e “Fromoso I”; “Fromoso II”; “Formoso III”; “Fromoso VI”, (2020) una serie di quattro incisioni in linocut su carta.
Secondo Boemio: “Zoè Gruni attinge alla tradizione visuale del secondo rinascimento evocato da Eugenio Battisti nel suo “L’Antirinascimento”, nonché a modalità caleidoscopiche antropologiche dell’arte nelle quali dialogano il potere arcaico del retaggio storico con il linguaggio più rigoroso dell’arte contemporanea. Descrive il corpo umano come uno strumento poroso di piacere, dedalo infuocato di trasformismo, fluido, indipendente, irriverente, nel quale aleggiano l’ancestrale terrore con stadi di ascesi. La sua inclinazione per la manualità e l’utilizzo con maestria dei materiali forgiano la scultura che diventa un’armatura da indossare (una seconda pelle) che si collega ai movimenti figurativi e funk della Bay Area, luogo nel quale ha vissuto a lungo, ma dal quale espande i retaggi pagani, creoli ed indigeni. Il corpo è l’ultima frontiera, il soggetto scomodo nel quale avvengono le trasformazioni. Il concetto di corpo come frontiera viene trattato da una vasta gamma di diverse angolazioni: formali, estetiche, esistenziali e politiche nelle quali è esorcizzato, venerato, mistificato rimanendo il protagonista assoluto. Anche questa mostra d’arte (dopo il talk di Febbraio tenutasi ai Pistoia Musei) è in movimento, come i passi della performer cubana protagonista di Fromoso. Passa da uno stato all’altro, diventando qualcos’altro, esplorando molteplici identità, fino alla sua ascesi.”
Segnaliamo il libro d’artista Segunda pele pubblicato da Metilene (2023), sviluppato durante l’esperienza dell’artista in Brasile, nasce dal bisogno di esorcizzare la paura del diverso. In questa ricerca il corpo diventa l’elemento catalizzatore capace di relazionarsi con gli altri, rappresentando il principale filtro fra l’essere umano e il mondo. Il volume è consultabile, ed acquistabile, anche nella libreria di Palazzo delle Esposizioni, a Roma.
Zoè Gruni (Pistoia, 1982) ha vissuto e lavorato a lungo a Los Angeles, a Rio de Janeiro e a San Paolo. Diplomata presso l’Istituto d’arte di Pistoia, si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Successivamente si trasferisce in California e poi in Brasile dove ha modo di approfondire la propria ricerca artistica sui linguaggi del corpo in relazione ai contesti sociali e culturali locali. Ha collaborato con vari istituti di ricerca come il CCC Strozzina (Centro cultura contemporanea Palazzo Strozzi) di Firenze, la San Francisco Art Institute in California, l’Università FAAP (Fundação Armando Alvares Penteado) di San Paolo e la EAV Parque Lage di Rio de Janeiro in Brasile.
Il suo lavoro é rappresentato in Italia dalla Galleria Il Ponte (Firenze), esibendolo in molte fiere internazionali di arte contemporanea, tra le quali Artissima.
Camilla Boemio è curatrice di ricerca, e scrittrice d’arte; è associata all’AICA (International Art Critics) e all’IKT (International). Il suo lavoro si concentra sui sistemi interdisciplinari da una prospettiva femminista intersezionale, con particolare attenzione ai sistemi sociali e ad altre ecologie. I suoi recenti progetti curatoriali di indagine sul corpo includono: Zoé Gruni: Corpo come frontiera ‘900 talk a Palazzo de’ Rossi, Pistoia Musei (2023);la mostra di Jérôme Chazeix: The coat of hipness (materiali velati) curata per AltaRoma2020 da Label201 (2020); Marina Moreno: Dance as sculpture in space sostenuto dall’Arts Council England (2019-2020). Nel 2022 è stata curatrice associata di Pera + Flora + Fauna: The Story of Indigenousness and the Ownership of History, alla 59° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Il Latte dei Sogni. Nel 2018; ha preso parte al progetto VVM alla Tate Liverpool.
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