A Venezia fino al 15 novembre 2020 va in scena l’Età dell’Oro, gigantesca installazione digitale di 58 metri, opera dell’emiliano Fabrizio Plessi in collaborazione con la maison francese Dior. Non a caso si è scelto di utilizzare una terminologia teatrale che certamente meglio descrive l’omaggio e l’augurio dell’artista alla sua città d’elezione che è, insieme, magia e teatro per antonomasia.
Esattamente come in un sogno o in una visione, una magmatica cascata d’oro scorre in una tridimensionalità illusoria e commovente lungo le 15 finestre dell’ala napoleonica del Museo Correr, riflettendo la sua potente e pervadente luce dorata sulle finestre e i palazzi intorno, sulla superficie dell’acqua lagunare, fino a divenire l’eco di San Marco in un dialogo emozionale, evocativo e simbiotico con l’oro dei mosaici basilicali. Passato, presente e futuro si compenetrano fino ad annullare lo spazio e il tempo, in una circolarità infinita che fa da contraltare all’incorruttibilità dell’oro in un loop infinito di fluidità digitale e tecnologica.
Da questo magma emerge ogni 8 minuti, come per magia, una scritta: PAX TIBI (incipit di “Pax Tibi, Marce, Evangelista Meus”, locuzione riportata anche nel libro che il leone alato della Serenissima tiene fermo con la zampa). Un’immagine evangelica digitale per raccontare un auspicio di pace e prosperità per Venezia e per il mondo intero in un periodo difficile come quello in atto. Ad accompagnare questo percorso sensoriale, magico e sinuoso – quasi più alchemico che artistico – la musica di Michael Nyman che, pervadendo la piazza e i sensi di chi osserva, porta questo ‘spettacolo’ sulla scena di un teatro a cielo aperto.
In questo luogo, dove vent’anni prima era stata ospitata “Waterfire”, l’altra grande installazione elettronica di Fabrizio Plessi, dove acqua e fuoco scorrevano fluide lungo le vetrate del medesimo palazzo, l’artista ritorna per i suoi ottant’anni, proponendo una novità di luce e speranza che ha il sapore di retrospettiva: acqua, fuoco e lava, elementi della sua cifra artistica, si fondono ora nel magma d’oro, attualizzati e volti al futuro.
L’acqua che monda ogni cosa come un Panta rei, uno scorrere e un divenire continuo e inarrestabile. Il fuoco che tutto purifica e nelle cui ceneri è insito il concetto di rinascita. Tutto torna più attuale e riassunto in questa scenografia dal sapore barocco in cui elementi audio visivi -dall’acqua alla luce alla musica- scandiscono un tempo sospeso e circolare e irradiano oro e luce “sull’oscurità, sul buio dell’ignoranza, della passività culturale e sociale” (parole dell’artista).
Questo magma prezioso, che è insieme augurio, speranza, incorruttibilità, prosperità, opulenza e rinascita, fonde e salda tradizione e innovazione, natura e artificio, elementi primordiali e tecnologia partendo da radici classiche e profonde -perché Plessi non rinuncia alla classicità, all’antico e alla meraviglia-. Rispolverando il mito esiodeo e servendosi della fluidità digitale che è memoria umana, di storie e luoghi, personale e collettiva e, al contempo, fluida e sinuosa come l’acqua, la luce e Venezia stessa, Plessi fonde materiale e immateriale per creare la magia di una nuova Golden Age e il sogno di cui tutti abbiamo bisogno per andare avanti, sconfiggere la paura e vivere nel migliore dei modi.
Arianna Olivari
Info:
Ritratto fotografico di Fabrizio Plessi a Venezia, ph courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia, MUVE
Fabrizio Plessi, L’età dell’Oro, 2020. Installation view in Piazza San Marco, Venezia, ph courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia, MUVE
Fabrizio Plessi, L’età dell’Oro, 2020. PAX (particolare della scritta “Pax Tibi” che appare ogni 8 min. per poi dissolversi), ph courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia, MUVE
Arianna Olivari (Roma, 1992), ha conseguito una laurea triennale in Beni Culturali presso l’Università di Roma Tre con una tesi di filosofia dell’arte incentrata su Fidia e Michelangelo. Nel 2020 (marzo) si è specializzata in storia dell’arte contemporanea, presso il medesimo ateneo, presentando una tesi sull’arte digitale di Fabrizio Plessi e i Nuovi Media del contemporaneo. Attualmente vive e lavora a Roma.
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