“Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante.”
(Friedrich Nietzsche. Così Parlò Zarathustra, 1885)
L’esistenza umana si basa su un fragile equilibrio tra gli avvenimenti del mondo esterno e le risonanze interiori che la realtà in cui siamo immersi provoca nel nostro inconscio, da cui nascono emozioni, pensieri e visioni che si amalgameranno nei nostri ricordi e nelle nostre esperienze. Questo spazio liminare tra l’oggettività e la proiezione, accessibile all’istinto ma impenetrabile ad un approccio razionale ha da sempre affascinato generazioni di artisti, sensibili sismografi della complessità del mondo colta sul nascere, ancor prima che venga analizzata da un punto di vista storiografico e sociologico dalla cultura ufficiale. Il variegato vocabolario espressivo delle arti visive permette di portare alla luce e di comunicare con immediatezza percezioni, dubbi, ansie e premonizioni dei nostri tempi anche quando il loro stato embrionale rifiuta di coagularsi in parole, teorie e pensieri coerenti. Per questo l’arte è un linguaggio osmotico e magmatico in cui le suggestioni del reale si compenetrano con la sfera più intima dell’uomo per ritornare a galla in forme universalmente percepibili e liberamente introiettabili.
L’incessante scambio tra la realtà e la sua assimilazione interiore è al centro della poetica di Farahnaz Oliyaie (1965, Semnan), pittrice iraniana che in soli tre anni di attività ha raggiunto una straordinaria maturità espressiva. Stilisticamente affine agli esiti più interessanti dell’Espressionismo storico, propone quadri-visioni in cui la deformazione, la semplificazione delle forme e l’uso di colori puri stesi con violenza creano una potente sintesi tra le caotiche emergenze visive del mondo e la loro decantazione interiore. I suoi quadri sono spazi di libertà aperti al brulicante avvicendarsi delle situazioni della vita in cui frammenti figurativi convivono senza contraddizioni con brani di pittura astratta per esaltare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. L’apparente distopia delle sue immagini è solo il primo passo di una ricostruzione interiore di piccoli e grandi avvenimenti che si sono svolti davanti ai suoi occhi o forse solamente nella sua immaginazione. Non si fa più riferimento all’occhio, alla percezione, al modo in cui si vede la realtà esterna, ma si presta invece attenzione all’introspezione, al modo in cui sensibilità individuale coglie il mondo. Il pennello recepisce e insegue la naturale fluidità di un pensiero ancora incerto su quale direzione prendere, di uno stato d’animo non ancora del tutto manifesto, di un timore inespresso.
I soggetti più ricorrenti dei dipinti di Farahnaz Oliyaie sono scene di strada o interni cittadini in cui figure umane stilizzate e allungate condividono la scena con oggetti (e talvolta animali) senza rispettare alcun ordine gerarchico o precise ripartizioni di ruolo. Non esiste alcuna distinzione tra figura e sfondo e tutto lo spazio è significante. I segni si giustappongono o si intrecciano tra loro senza problemi di ambiguità percettiva e il senso dell’insieme è dato dall’energia, dagli accostamenti cromatici, dalle dimensioni, dai collegamenti, dagli spazi vuoti. Il mondo raffigurato dall’artista è in costante trasformazione, è un ambiente mentale pieno di emozioni, energia, calore e vita in cui si mescolano riferimenti alla società contemporanea, all’arte popolare, alle culture primitive e all’espressione musicale senza mai degenerare nel caos.
Farahnaz Oliyaie sembra voler mettere sotto pressione il visibile per estrapolarne il sottotesto e decostruirne le apparenze consolidate per liberarne il potenziale immaginifico e comporre nuove storie frammentate non più soggette alle leggi della consequenzialità e della coerenza temporale e spaziale. Svincolati dalla realtà, i suoi personaggi approdano in uno spazio virtuale e immanente che trova immediati punti di contatto con l’immaginario dello spettatore, al quale è richiesto di colmare le lacune della narrazione con le proprie esperienze personali. Non si tratta quindi di ricostruire una storia già scritta, ma di utilizzare gli indizi disseminati sulla tela come accessi privilegiati che conducono all’inconscio, inesauribile matrice di narrazioni che rielaborano la realtà per scandagliarne le implicazioni più nascoste.
Le ambientazioni metropolitane di Farahnaz Oliyaie sono un concentrato di vivacità e umorismo; la città, da cui l’artista si sente attratta e insieme respinta, appare come una caotica festa di colori e forme sul punto di implodere. Il punto di vista ravvicinato e leggermente abbassato esalta l’idea dell’affollamento delle vie e conferisce alle composizioni un’atmosfera surreale e claustrofobica in cui la frenesia della vita contemporanea fatta di luci, riflessi, giostre e mezzi di trasporto, sembra aver definitivamente surclassato i ritmi biologici dell’essere umano.
In alcune scene di interni, che possiamo immaginare alludano alle condizioni lavorative di un mondo globalizzato alla rincorsa del profitto capitalistico, i personaggi appaiono vuoti e inespressivi, simili a manichini, assediati da oggetti inquietantemente sovradimensionati che sembrano presagire un pericolo e una minaccia anche nei confronti dello spettatore. A queste entità paradigmatiche, che rappresentano la massa anonima e impersonale che popola una qualsiasi città metropolitana, fanno da contrappunto altre sagome antropomorfe non più irrigidite dagli abiti professionali che danzano libere e incuranti della gravità.
Altre visioni, in cui i forti contrasti cromatici cedono il passo a malinconiche scale di grigio, mostrano ambientazioni oniriche in cui fragili silhouettes antropomorfe appaiono sperdute in atmosfere fredde e ostili generate dalla furia degli elementi naturali o avvolti dalle tensioni, ancora più incontrollabili, delle loro angosce interiori. Talvolta le deformazioni, come avviene ad esempio in Dance and Play, arrivano a rimodellare completamente le figure in un groviglio inestricabile di segni, dimostrando come la pittura sia forse il medium più versatile per rappresentare le indicibili sfumature dell’animo umano.
Farahnaz Oliyaie, Untitled. Painting, Acrylic, 2019
Farahnaz Oliyaie, Loneliness. Painting, Acrylic, 2018
Farahnaz Oliyaie, Dance and Play. Painting, Acrylic, 2018
Farahnaz Oliyaie, Untitled. Painting, Acrylic, 2019
Farahnaz Oliyaie, Fear and Childish Game. Painting, Acrylic, 2018
Laureata in arte contemporanea, collabora con varie gallerie d’arte contemporanea, fondazioni private, centri d’arte in Italia e all’estero.
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