Jens Faurschou è un collezionista e un consulente d’arte che risiede a Copenaghen. Nel 2011 ha costituito la Faurschou Foundation con il fine di sostenere gli artisti e promuovere il dialogo interculturale e lo scambio internazionale, in particolare tra Oriente e Occidente. La Fondazione ha due principali aree di attività: l’acquisizione di significative opere d’arte contemporanea per la sua collezione privata e l’organizzazione di mostre di livello museale in tutto il mondo.
La Faurschou Foundation ha sede a Copenaghen, ma ha aperto due suoi spazi espositivi a Pechino e New York. Nel corso degli anni Faurschou ha coinvolto e sostenuto numerosi artisti, tra i quali ricordiamo: Ai Weiwei, Louise Bourgeois, Cai Guo-Qiang, Tracey Emin, Anselm Kiefer, Liu Wei, Paul McCarthy, Shirin Neshat, Gabriel Orozco, Bill Viola e Danh Vo. Ora, la sede di Pechino della Fondazione ospita la mostra Bag of Candles, la prima personale in Cina di Zachary Armstrong (nato a Dayton nel 1984, vive a Dayton, Ohio).
La narrazione di Armstrong è una commistione di più spunti e pur traendo le sue radici dai ricordi dell’infanzia, trasforma poi il dato biografico all’interno di una lente di ingrandimento che si prende a cuore gli aspetti più obsoleti della provincia americana, gli stralci nostalgici tratti dall’imagerie popolare, le citazioni dalla storia naturale, dalla letteratura e dalla storia dell’arte. Certo, ognuno di questi spunti viene poi ingrandito e modificato, un po’ come faceva Lichtenstein quando prelevava dei frammenti di fumetto per innalzarli a icone della modernità.
Per questo evento, Armstrong ha creato un nuovo corpus di opere, trasformando lo spazio di Faurschou Beijing in un microcosmo personale di riferimenti incrociati alla propria vita e alla cultura americana. Queste nuove opere includono un modello walk-in di una casa sezionata, come in un modello architettonico a dimensione reale, una fusione in bronzo di un teschio di T-rex a grandezza naturale, un’estesa installazione a parete e una nuova serie di dipinti. Tutte queste opere, come sua prassi abituale, alludono alla vita e all’infanzia dell’artista, nonché alla cultura popolare e alla storia dell’arte, istituendo ponti dialogici tra opera e opera e facendo sì che dal loro dialogo sia leggibile tra le righe anche una sottile critica alla società contemporanea mercificata e massificata. Infatti, sempre di merci si sta a trattare in queste opere, facendo sì che in qualche modo la loro presenza possa essere assunta a registrazione di un mondo dove l’icona pop può trionfare in ogni dettaglio.
L’estesa installazione a parete (che può richiamare alla mente non solo le opere di Haim Steinbach, ma anche gli stanzoni di una vecchia drogheria) è composta da scaffali raggruppati con sacchi di candele di cera, vasi, lampade, schizzi e disegni. Le candele di cera costituiscono il cuore della mostra, poiché la cera è il materiale chiave in molte delle opere qui esposte. Come afferma l’autore: “The candles are a symbol of childhood memories. I collected them and a lot of other things as a child. At the same time, they also serve as a symbol of the obsessive collecting, which is inherent in the exhibition and the contemporary world at large”.
I quattro grandi dipinti che completano il percorso espositivo sono realizzati con la tecnica della cosiddetta “pittura a encausto” (in effetti una reintrepratazione della vecchia tecnica pompeiana visto che il mistero di quelle pitture parietali non è mai stato chiarito del tutto), dove strati di cera d’api vengono mescolati al pigmento, in modo da dare corpo e luminosità alla superficie pittorica.
La tecnica era già stata ripresa e resa popolare da artisti come Jasper Johns, Jackson Pollock e Lynda Benglis. In due dipinti, Armstrong s’incentra su due icone della cultura popolare americana: Norman Rockwell e Ian Miller. In un altro, fa riferimento al pittore rinascimentale Pieter Bruegel, mentre l’ultima grande tela è abitata dal motivo ricorrente del grande dinosauro.
Gli spunti di curiosità non mancano per visitare questa mostra quindi non mancano, forse mancano le possibilità di intraprendere un viaggio senza il patema di incappare in qualche virus più letale del T-rex.
Fabio Fabris
Info:
Zachary Armstrong. “Bag of Candles”
15 gennaio – 13 giugno 2021
Faurschou Foundation
798 Art District
Beijing, Cina
beijing@faurschou.com
Zachary Armstrong nel suo studio, davanti all’opera del 2019 Big Fish after Bruegel, ph courtesy the Artist
Zachary Armstrong, Maximo, 2018-2019, bronze, 92 x 84 x 150 cm. Photo by Jonathan Leijonhufvud © Faurschou Foundation
Installation view of Zachary Armstrong: Bag of Candles, Faurschou Beijing, 2021. Photo by Jonathan Leijonhufvud © Faurschou Foundation
Installation view of Zachary Armstrong: Bag of Candles, Faurschou Beijing, 2021. Photo by Jonathan Leijonhufvud © Faurschou Foundation
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