Femminile. Plurale

Femminile. Plurale è una mostra di e su Chiara Fucà, Elisa Baldissera e Chiara Capobianco presso Spazio SU Arte di Roma (Teatro Sala Umberto) curata da Ilaria Ferretti in collaborazione con Monocromo Contemporary Art Gallery, che verrà inaugurata il 7 maggio e l’8 maggio e sarà visitabile fino alla prima settimana di giugno.

In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, soggiogato dalla chiusura degli spazi e dalla costrizione di un distanziamento sociale, è importante re-instaurare un legame, riconnettersi con sé stessi e con l’altro. Ed ecco il fine di questa esposizione, che è quella di riallacciare i legami spezzati, aiutare il fruitore ad approcciarsi all’arte dopo un lungo periodo di distacco. In ogni serie di lavori esposti, si nasconde un dialogo con lo spettatore, guardandole da vicino ci si potrà rendere conto delle diversissime “ambientazioni” ricreate dalle artiste: tutte e tre frazionano una parte di mondo dove il fruitore è accolto, ospitato. Questa piccola esposizione sarà anche una occasione diversa dal solito per vedere l’arte come una materia aperta non solo sul piano del significato, ma anche della sua fruizione: perché alcune opere presenti in mostra potranno essere toccate, altre addirittura “ascoltate”. Come un ridimensionato angolus ridet, questa mostra vuole circoscrivere una piccola porzione di spazio che possa far tornare per un attimo il sorriso a chi lo attraversa, percorre, lo vive anche per pochi istanti.

Nell’incontro io mi meraviglio per aver trovato qualcuno che, con le pennellate consecutive e ogni volta precise, porta a termine senza cedimenti il quadro del mio fantasma;  (…) è una scoperta progressiva delle affinità, complicità, intimità; e tutto questo io potrò condividerlo per sempre (almeno penso) con un altro che da quel momento sta per diventare  il “mio altro”: io sono del tutto proteso verso questa scoperta (ne tremo) , al punto che qualsiasi curiosità intensa provata per un essere incontrato equivale in fondo ad amore. (….) Ad ogni istante dell’incontro, io scopro un altro me stesso[1]

Chiara Fucà nasce nel 1988 a Torino, dove attualmente vive e lavora come illustratrice. Ha esposto in diverse mostre collettive e fiere d’arte sia in Italia che all’estero, tra cui: Booming Contemporary Art Show Bologna, The Other Art Fair Torino, Set Up Art fair Bologna, Italianism Farnesina Roma, Musae Caracol Art Gallery Torino, Art Gallery Quirinus Svezia, Palazzo Ducale Genova. Inoltre ha vinto il premio Bottega Baretti nell’ambito di The Other Art Fair, il concorso Tabula Rasa Art Festival, Call to illustrator Parma 360 Festival e il premio Speciale Arteam Cup e Giovani Stelle. In Blue Landscapes, serie di opere esposte in mostra, nei luoghi e nei soggetti imbevuti di colori tenui, si delimita una “leggerezza aurea fatta di pieni e di vuoti”[2].

La talentuosa illustratrice torinese, è fortemente influenzata dai paesaggi e dalle atmosfere nordiche, da un lato nella comprensione dell’identità contemporanea, dall’altro del proprio spazio vitale, tra disillusione e desideri nascosti che ella sente comuni. Le opere della serie VERSUS BLUE – ambientazioni sospese tra il magico e il surreale, con una forte connotazione intimistica – ben interpretano un individuo minuto e riservato come specchio di una comunità imprigionata nei propri schemi che divengono ora ancora di salvezza ora rifugio isolato: un universo “sensibilmente prossimo”, un oltre ancora inesplorato nel quale l’inversione del medium è, a tutti gli effetti, coraggiosa ricerca solitaria. [3]

Chiara Fucà immerge le sue favole illustrate in una dimensione altra, musicale ed ipnotica: così nasce il “quadro musicale”, in cui il disegno unitosi al suono trasporta il fruitore in un universo “sensibilmente prossimo”[4]. Ai soggetti, intesi come segni ed emblemi narrativi, si unisce  una canzone composta ad hoc senza cui l’opera artistica non potrebbe comunicare.

Elisa Baldissera nasce a Torino nel 1984, dove attualmente vive e lavora. Dopo il diploma presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, nel 2012 incontra Luigi Leto con il quale forma il duo EBLTZ focalizzato su arte, illustrazione e progettazione grafica. Fra i numerosi riconoscimenti, la Baldissera ha vinto il concorso Histeria Festival Competition, è stata finalista del Wildlife artist of the year competition e vincitrice del One City one pride poster competition di Santa Monica (CA). Figlia del Mare è il nome dell’opera principale da lei esposta in Femminile. Plurale. Qui, come di fonte ad una wunderkammer, lo spettatore osserva un agglomerato di detriti marini, rifiuti raccolti in spiaggia e pezzi di fotografie che necessitano di essere “ricomposti”.
Ho bisogno che tu emerga come una figlia del mare un’alga la tua rosa vulva l’amplesso perlaceo degli abissi frammenti di echi di conchiglia i capezzoli diretti ad un mare lontano lunare ondoso scontroso questo modellare la matita sul tuo corpo che è il mio. (Luca Gamberini)

Nella sua indagine e attentissima selezione, in Petroleum e Origine le cose e i pezzi delle cose diventano una sineddoche. Una parte per il tutto. In cui anche una scheggia è una parte indissolubile di un puzzle più grande: un segno di qualcos’altro.

“Gli occhi dei pesci vedono sempre proprio perché non possono essere chiusi… sono essi stessi luce.
In questo senso non cercano un altrove, perché la luce è ovunque e quindi non c’è un luogo diverso dove desiderare di andare.” [5]

Da un corpo di donna a quello di un pesce, in Origine il protagonista è proprio un cavalluccio marino emblema e simbolo di una bellezza immortale, eterna e primitiva. In questo lavoro la linea di continuità si riscontra proprio grazie alla presenza del detrito, del pezzetto, del piccolo frammento, in questo caso proveniente da uno specchio rotto e frantumato che è a sua volta il segno di una società a pezzi, incapace di affrontare le profonde trasformazioni di cui necessita per andare e guardare avanti.

Capobianco, artista romana classe 1992, nasce come graphic designer e si forma a Londra insieme al direttore artistico e fotografo Michel Haddi per L’uomo Vogue, Spashion Magazine, Fuze e RedBull Magazine.
Dopo pochi anni apre il suo primo studio di direzione artistica per ristoranti e clubs e contemporaneamente inizia a dedicarsi all’illustrazione. In questo lavoro inedito, le linee nitide e monocromatiche di Capobianco erigono in Sliding Doors delle strutture di carattere mobile. Il visitatore è chiamato a notare il cambiamento, ascoltare il caos e il rumore delle metropolitane che sfrecciano ed escono dall’opera.

Monotonia, noia, morte. Milioni di uomini vivono in questo modo (o muoiono in questo modo), senza saperlo. Lavorano negli uffici. Guidano una macchina. Fanno pic-nic con la famiglia. Allevano bambini. Poi interviene una cura urto”, una persona, un libro, una canzone, che li sveglia, salvandoli dalla morte. (Capobianco)

Capobianco chiude dentro alla sua installazione una “metropoli primitiva” abitata da milioni di uomini che vivono come delle macchine in attesa di essere disinnescate.

Ilaria Ferretti

[1] François-René de Chateaubriand, Itinéraire de Paris à Jerusalem in Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi, Torino, 2014
[2] Roberta Tedesco Curatrice Contemporary Art Torino e Piemonte.
[3] Francesco Mutti Critico e Curatore
[4] Francesco Mutti, Critico e curatore
[5] Felice Cimatti, Cose in Elisa Baldissera, Portfolio

Elisa Baldissera, Origine, mixed media, 2019

Elisa Baldissera, dettaglio di Figlia del Mare, mixed media, 2021

Chiara Fucà, Abdica. Sii re di te stesso, (installazione con cuffie), tecnica mista su carta, 2020

Chiara CapoBianco, Sliding Doors “Roma”, inchiostro su carta e legno, 2021


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