In periodo storico in cui i femminicidi aumentano costantemente, nonostante la nostra società democratica matura dovrebbe essere psicologicamente temprata per accettare che le donne siano emancipate e indipendenti, la loro condizione risulta sempre svantaggiata e complessa, soprattutto nel nostro paese. Lo sguardo attento delle artiste che animano l’esposizione dal titolo “Femminile Plurale” presso la galleria Dr. Fake Cabinet di Torino fino al 13 febbraio 2023 è proprio rivolto a questioni che hanno stretta attinenza con il mondo femminile. L’abilità della curatrice, Margaret Sgarra, è stata quella di narrare un percorso che non solo tocca i diversi punti di vista del vivere femminile, ma anche di farlo descrivere da artiste di età differenti, capaci di interpretarlo con esperienze e sensibilità loro proprie.
Il rosso acceso delle opere delle serie “Bleeding days” di Alice Biondin è rivolto ad analizzare il ruolo delle mestruazioni, una condizione fisica ancora così socialmente difficile da accettare, tanto da non riuscire ad attribuirle la naturalità che le appartiene. In fondo, se si considera che la battaglia “Stop tampon tax” sulla tassazione degli assorbenti, affrontando l’aspetto fiscale di un discorso che era fortemente interconnesso con l’aspetto umano, ha portato alla diminuzione dell’aliquota di tassazione di tali beni solo nel 2021 in Italia, ci si può rendere conto di quanta marginalità sia stata attribuita a tale problematica, così fondamentale per la donna, ma non altrettanto per l’intera società. Alice con sensibilità e ironia mette in luce quanto sia complesso il ruolo della donna nella sua accezione più intima, giocando con frasi accattivanti e immagini che appartengono al mondo femminile come la mitica Wonder Woman, anch’essa afflitta dal ciclo mestruale!
Anche nelle opere di Rosita D’Agrosa ritorna il concetto del cambiamento del corpo, cosicché nella serie “Mutatis Mutanda”, prendendo spunto da un indumento come le mutande femminili, l’artista produce con l’ausilio di materiali inediti, opere d’arte che pongono anche qui l’accento sui diversi momenti del ciclo femminile. Con l’opera “Feminist est quod est propter uterum” utilizzando in maniera dirompente un medium iconografico del ruolo patriarcale della donna come quello del ricamo, Rosita costruisce uno scrigno raffigurante elementi intimi della femminilità, da custodire appunto all’interno di una Wunderkammer in miniatura.
Le installazioni di Silvia Levenson mettono invece in contrapposizione l’amore e la violenza nei rapporti di coppia. Nell’installazione “Finché morte non ci separi” una trasparente torta nuziale di vetro, serigrafata come a riprodurre i caratteristici fregi, è abbellita all’apice da una bomba a mano rosa, a voler significare come un rapporto idilliaco possa divenire fragile e trasformarsi in una prigione in cui la violenza può predominare.
Le fotografie di Paola Agosti tratte dalla serie “La donna e la macchina” sono invece riferite al ruolo della donna nelle fabbriche del Nord negli anni ‘80. Le immagini in bianco e nero sottolineano come la donna era ormai inserita nei più diparati ruoli produttivi, tradizionalmente appannaggio maschile, acquisendo così un ruolo di primaria importanza nella catena di montaggio alla quale non era e non è ancora seguito una paragonabile importanza nell’intera società.
Info:
A.A. V.V. Femminile plurale
19/01/2023 – 13/02/2023
Via San Francesco da Paola 12/d Torino
Dr. Fake Cabinet
Cover image: Rosita D’Agrosa, Mutatis Mutanda, 46 x 41 cm ,180 g di chiodi, tecnica mista, courtesy Dr. Fake Cabinet
Globetrotter, appassionata di letteratura, amante dell’arte e della fotografia. Non parto mai per un viaggio senza portare con me un libro di un autore del luogo in cui mi recherò. Sogno da anni di trasferirmi a Parigi e prima o poi lo farò!
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