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Fondation Cartier pour l’art contemporain

Fondation Cartier pour l’art contemporain

Fondata nel 1984 da Alain Dominique Perrin, a quel tempo Presidente di Cartier International, grazie al suggerimento dell’artista César, la Fondation Cartier, per il continente europeo, è uno dei primi esempi di mecenatismo aziendale rivolto alla cultura contemporanea. Dieci anni dopo la Fondazione abbandonò lo spazio di Jouy-en-Josas per prendere dimora a Parigi in un edificio (in vetro e acciaio) progettato ex novo dal grande architetto Jean Nouvel che con una semplice e bellissima architettura ha anticipato certi aspetti salienti del bosco verticale di Boeri, riconvertendo peraltro il giardino dei semplici con erbe spontanee.

A comprova della sua proficua attività e della sua attenzione rivolta ai quattro angoli della terra, la collezione della Fondazione si sta avvicinando a toccare la quota di 2mila lavori. Inoltre, a comprova di un lavoro ininterrotto di relazioni e di intrecci a più livelli la Fondazione ha siglato un patto di collaborazione con la Triennale di Milano della durata di otto anni, patto di cui si vede una testimonianza nella mostra firmata da Guillermo Kuitca, “Les Citoyens” con ventotto artisti provenienti da diciassette paesi e che rimarrà aperta fino al 12 settembre.

Ora, dal 6 luglio (e fino al 2 gennaio del prossimo anno), a Parigi, la Fondazione ospita “Cherry Blossoms” di Damien Hirst.

Su questo ciclo di opere (in totale 107 tele di grandi dimensioni, sebbene qui saranno esposte solo una trentina, selezionate da Hervé Chandès, direttore della Fondazione, assieme a Hirst) ecco la testimonianza dell’autore:

“The Cherry Blossoms are about beauty and life and death. They’re extreme — there’s something almost tacky about them. Like Jackson Pollock twisted by love. They’re decorative but taken from nature. They’re about desire and how we process the things around us and what we turn them into, but also about the insane visual transience of beauty — a tree in full crazy blossom against a clear sky. It’s been so good to make them, to be completely lost in color and in paint in my studio. They’re garish and messy and fragile and about me moving away from Minimalism and the idea of an imaginary mechanical painter and that’s so exciting for me”.

Il soggetto di questo ciclo, concluso a novembre dell’anno scorso, può sembrare banale, ma se ricordiamo l’episodio della fioritura dei ciliegi di Kurosawa nella pellicola “Sogni” possiamo comprendere come dal più insignificante dettaglio possa scaturire la poesia e per Hirst, abituato a sconvolgere le nostre più superficiali aspettative, anche questo soggetto minimo, questo dettaglio della natura (che per molte persone sembrerà insignificante) sia alla fine solo un pretesto per raccontare la sua pittura, il suo modo di stare al mondo e la scansione temporale che guida ogni nostra azione. In effetti si tratta di alberi ripresi dal suo giardino nel Devon, perciò a giusta ragione possiamo anche parlare di neo-impressionismo, senza con questo voler sminuire in alcun modo la portata del suo lavoro. E che sui ciliegi si sia soffermato anche David Hockney non è solo una fortuita coincidenza, visto che ambedue gli autori sono originari dello Yorkshire. Va anche detto che i petali non sono proprio rappresentati in maniera realistica ma rispondono a una puntinatura che sa tanto di coriandolo appiccicato alla superficie pittorica, ed è proprio questo trucco visivo che rende grande la banalità del soggetto, come i telai fuori registro di Warhol rendevano sublime l’irregolarità della stesura pittorica. Il pigmento di questo ciclo è in ogni caso pastoso, denso, vibrante e pure coinvolgente; di certo distante anni luce dalle sue opere degli anni Novanta, come lo squalo tigre in formaldeide (“The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living” 1991) o dalla mucca e vitello tagliati in due (“Mother and Child, Divided” 1993). Ma dobbiamo convenire: l’esuberanza non può avere limiti e Hirst è un artista per davvero esuberante.

Fabio Fabris

Info:

Damien Hirst. Cherry Blossoms
6/07/2021 – 2/01/2022
Fondation Cartier pour l’art contemporain
261, Boulevard Raspail
75014 Paris, France
tel +33 1 42 18 56 50
info.reservation@fondation.cartier.com

View from Damien Hirst’s studio. Photograph by Prudence Cuming Associates. © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS 2021. Ph courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain in occasione della mostra “Cherry Blossoms”

Damien Hirst, The Triumph of Death Blossom, 2019. Photographed by Prudence Cuming Associates. © Damien Hirst and Science Ltd. All rights reserved, DACS 2021. Ph courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain in occasione della mostra “Cherry Blossoms”

Artavazd Pelechian, Les Habitants, 1970, 35 mm black-and-white film, 8 min 58 s. Acquisition 2015. © Artavazd Pelechian. Ph courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain in occasione della mostra “Les Citoyens”

Tony Oursler, Mirror Maze (Dead Eyes Live), 2003, projected videos on 10 spheres (diameter 1.8 c each), soundtrack, dimensions variable. Commission for the exhibition “Yanomami, Spirit of the Forest” 2003. Acquisition 2003. © Tony Oursler, photo © Hironori Itabashi. Ph courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain in occasione della mostra “Les Citoyens”Tony Oursler, Mirror Maze (Dead Eyes Live), 2003, projected videos on 10 spheres (diameter 1.8 c each), soundtrack, dimensions variable. Commission for the exhibition “Yanomami, Spirit of the Forest” 2003. Acquisition 2003. © Tony Oursler, photo © Hironori Itabashi. Ph courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain in occasione della mostra “Les Citoyens”


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