Fondazione Luigi Rovati, a Milano

Il 7 settembre la Fondazione Luigi Rovati ha aperto al pubblico il nuovo Museo d’Arte, in corso Venezia 52, a Milano: due piani espositivi, dove sono esposte più di 250 opere che portano il visitatore dal mondo dell’arte etrusca a quello dell’arte contemporanea. L’intervento di restauro, che ha ampliato e riqualificato il palazzo che ospita la collezione, è stato sviluppato dallo studio MCA – Mario Cucinella Architects. Nel piano ipogeo il visitatore è accolto da una grande urna cineraria in travertino e si muove all’interno delle cupole tra le teche triangolari in cristallo che espongono i grandi vasi, gli ex voto, le antefisse, i piccoli bronzi etruschi accanto a opere di William Kentridge, Lucio Fontana e Arturo Martini. Dalle cupole alla grande sala ellissoidale, i reperti esposti parlano della vita quotidiana degli Etruschi, la casa, la bottega, il mare. Un vaso di Picasso ripropone l’immagine del banchetto etrusco. In uno spazio appartato si sviluppa la sezione Cercare il bello: piccoli cubi di cristallo racchiudono gioielli, monili etruschi e oggetti preziosi, come la testina di donna in bronzo dorato di Alberto Giacometti. Al centro, la teca più grande accoglie il simbolo del museo, il Guerriero Cernuschi, un raffinato ed espressivo bronzo votivo etrusco. La sezione dedicata alla scrittura espone urne cinerarie volterrane e chiusine e piccole ceramiche che grazie a nuove tecnologie rivelano il significato delle inscrizioni. Poi, la visita prosegue al primo piano, il cosiddetto piano nobile. Dalle boiserie alle porte dorate, dai pavimenti ai camini in marmo, fino alle alte specchiere settecentesche del corridoio, tutti gli ambienti progettati da Filippo Perego sono stati recuperati, restaurati e ridisegnati creando un adeguato spazio espositivo. Lo studio approfondito degli impatti cromatici e dei dettagli favorisce il dialogo fra archeologia e arte contemporanea e offre al visitatore stimoli ed emozioni visive e concettuali. La tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance (1985) di Andy Warhol, le polaroid della serie Etruschi (1984) di Paolo Gioli, i disegni e gli acquarelli di Augusto Guido Gatti (1863-1947), testimonianze delle pitture rinvenute nelle tombe di Tarquinia: queste alcune delle opere che si integrano con la serialità dei buccheri etruschi racchiusi nelle vetrine.

Il percorso prosegue nelle altre sale, dove artisti – come Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco SimetiMarianna Kennedy  propongono opere che abitano spazi popolati da sculture e reperti etruschi. A questo insieme si affiancano significativi prestiti come l’ampia collezione di asce, fibule, strumenti da lavoro del “Ripostiglio di San Francesco”, proveniente dal Museo Civico Archeologico di Bologna; la grande tela di Giorgio de Chirico Le Cheval d’Agamèmnon, (1929) dalla Collezione Giuseppe Merlini (Busto Arsizio, Varese); e all’ingresso la Lanterne à quatre lumières (1983) di Diego Giacometti, commissionata all’artista dalla collezionista e filantropa americana Rachel Lambert (Bunny) Mellon. “Le diverse componenti dell’allestimento hanno l’obiettivo di creare un continuum narrativo nel dialogo per opposizioni o contiguità fra antico e contemporaneo” spiega Giovanna Forlanelli, presidente della Fondazione. In qualche modo ci pare lecito fare questa affermazione: come l’arte aborigena fu per Peggy Guggenheim il viatico e il confronto con l’arte contemporanea della sua epoca, come le sculture Ibo, negli intenti di Carlo Grossetti, furono testimonianze di confronto (per opposizione) con l’arte astratta del Novecento, così l’arte etrusca (questa specie di arcaismo pre-classico) funge da collante e via di collegamento con l’arte contemporanea per la collezione della Fondazione Luigi Rovatti. La Fondazione sviluppa in parallelo e per integrazione con le attività espositive temporanee quelle di ricerca e studio. In questo quadro sono stati progettati servizi e spazi: fra questi, oltre alla sala studio posta al secondo piano (dove è possibile consultare i volumi in prestito della Biblioteca della Fondazione che ha sede a Monza), il secondo piano interrato accoglie l’intera Collezione di studio della Fondazione: un piano riservato esclusivamente a esperti e ricercatori che, in occasioni “speciali”, potrà essere aperto al pubblico. La Fondazione è attiva e aperta al pubblico, per tutto il mese di settembre, a titolo del tutto gratuito, anche grazie a dei parter e sostenitori. In particolare, Fidim srl, Holding di partecipazione e società Benefit, partecipa attivamente e consapevolmente al progetto della Fondazione, aderendo alla propria missione di creare un valore condiviso per tutti i portatori d’interesse, in particolare attraverso la promozione e il sostegno alla diffusione della cultura. Inoltre, iGuzzini, azienda leader nelle soluzioni illuminotecniche, ha progettato e realizzato l’illuminazione full led del palazzo, ed E.ON, tra i principali operatori energetici impegnato nell’offerta di soluzioni innovative ed efficienti, fornisce alla Fondazione energia proveniente da fonti rinnovabili.

Il programma delle mostre temporanee si apre con La vulnerabilità delle cose preziose di Sabrina Mezzaqui. Vi sono esposte due opere: Autobiografia del rosso (2017), proveniente dalla collezione della Fondazione e Groviglio (2022), realizzata in occasione dell’apertura. Autobiografia del rosso è composta di 33 libri (diari, memorie, autobiografie) fasciati e decorati con carte rosse, disposti su una scrivania. Sabrina Mezzaqui sceglie tra le sue letture quelle che hanno segnato la sua esperienza di vita: le frasi sottolineate in rosso ne evidenziano i passaggi fondamentali. Invece, nell’opera Groviglio fili di perle sospesi rendono vivi gli intrecci intricati di rami riprodotti su una grande stampa a parete. Di fronte, troviamo il ricamo del pensiero di Simone Weil: “Un groviglio di linee appare spesso angoscioso in mancanza di ogni significato; quando, dopo averlo guardato per un po’, si vede un disegno ordinato rispetto a un significato, il sentimento di angoscia sparisce, la sensibilità è effettivamente modificata rispetto a queste linee. Ugualmente accade per la sventura”. Un’ultima chicca: la Fondazione Luigi Rovati ospiterà un dialogo tra Massimiliano Gioni e Nari Ward, in occasione del nuovo progetto Gilded Darkness (L’oscurità dorata) proposta dalla Fondazione Nicola Trussardi, a partire dal 12 settembre. L’evento avvia l’alleanza tra le due Fondazioni, che condividono principi e valori nella cultura.

Info:

AA.VV., opening
Museo d’arte, Fondazione Luigi Rovati
orari: da mercoledì a domenica
h 10.00 – 20.00
www.fondazioneluigirovati.org

Sala d’ingresso della Fondazione. Ph Giovanni De Sandre, courtesy Fondazione Luigi RovatiSala d’ingresso della Fondazione. Ph Giovanni De Sandre, courtesy Fondazione Luigi Rovati

Francesco Simeti, opere dell’autore installate nel piano nobile della Fondazione. Ph Giovanni De Sandre, courtesy Fondazione Luigi Rovati

Vista d’insieme del piano ipogeo: in primo piano un canopo etrusco. Ph Giovanni De Sandre, courtesy Fondazione Luigi Rovati

Luigi Ontani, opere dell’autore collocate nel piano nobile della Fondazione. Ph Giovanni De Sandre, courtesy Fondazione Luigi Rovati

Andy Warhol, opere dell’autore messe a confronto con vasi etruschi. Ph Giovanni De Sandre, courtesy Fondazione Luigi Rovati


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