L’Altro è diverso. L’Alterità è paura. Giudizi come corsi e ricorsi storici, “l’eterno ritorno di ogni cosa” come Nietzsche sottolinea, purtroppo. Lotte e insegnamenti fugaci alla realtà, alla comprensione, alla compassione. Interazione come salvezza, interazione come conquista, interazione come redenzione, interazione come arte. Fondazione Made in Cloister è il luogo di confronto tra relazioni e tradizioni, tra ricordi e contemporaneità, tra culture e riflessioni. INTERACTION è la seconda edizione della biennale d’arte contemporanea internazionale – con la curatela di Demetrio Paparoni – il cui tema L’Altro e l’Alterità indaga e conferma quanto l’arte possa esser consapevolezza e mezzo per un dibattito sociale.
Trenta sono gli artisti partecipanti, provenienti da diverse parti del mondo: Giuditta Branconi, Radu Belcin, Arvin Golrokh, Daniele Galliano, Sergio Fermariello, Aurelio Santorio, Cian Dayrit, Chiara Calore, Samuel Nnorom, Jung Hyreyun, Henrik Placht, Letizia Cariello (LETIA), Wang Guangyi, Sophie Ko, Andres Serrano, Veronica Bisesti, Margaux Bricler, Domenico Bianchi, Filippo La Vaccara, Yue Minjun, Morten Viskum, Loredana Longo, Silvia Giambrone, Gianluigi Colin, Troy Makaza, Vanni Cuoghi, Zehra Dogan, Liu Jianhua, Francesco De Grandi, Ximena Garrido-Lecca.
All’interno del Chiostro di S.Caterina, sede della Fondazione, le opere si seguono quasi tutte lungo il perimetro dello spazio, in comunanza reciproca e talvolta respingente. Reciproca è la narrazione (Yue Minjun), respingente è l’agonia che si nega (Vanni Cuoghi). La disparità e l’ineguaglianza traspaiono come un fendente all’interno delle opere esposte, è un messaggio di aiuto (Arvin Golrokh), non di diffida. I fluissi migratori si contemporaneizzano (Francesco De Grandi), rimembrando le tragiche iconografie di Turner e Gericault. Come finestre sul mondo, l’immagine di un orizzonte utopico (Sophie Ko) è sinonimo di ricerca benefica quanto di chiusura dannata. L’interazione con l’artificio stimola coscienze galoppanti di interesse, ma timorose del sopravvento (Jung Hyreyun, Andreas Serrano). L’assenza di controllo e la smania di potere relegano l’individuo a lobotomizzare la macchina del proprio sentire interiore. L’umano sacrifica la natura per sopravvivere (Veronica Bisesti), condannando l’altro all’oblio di scelte sbagliate (Daniele Galliano). È forse l’assonanza una via di fuga (Giuditta Branconi)? Render viva e colorata una realtà ottenebrata che, purtroppo, sarà ripetutamente la stessa, crudele (Troy Makaza, Zehra Dogan, Chiara Calore).
Le opere in mostra – alcune delle quali site specific – nella disparità dei linguaggi e tecniche, unifica il sottotesto di questo messaggio deleterio quanto veritiero. Stimolare il pensiero dell’altro nella collettività è sinonimo di una propaganda che va oltre la politica, ma è solo e unicamente umana. Se è vero che McLuhan afferma «il conflitto genera il cambiamento» che possa l’arte di questi artisti (e di molti altri là fuori) raccontare, parlare, sensibilizzare una necessità di dibattito ferrea e urgente, lontani dal predominio, vicini all’altro, diversamente uguali. E sulla scia ideologica di unione, Fondazione Made in Cloister arricchisce la biennale d’arte contemporanea internazionale con tre opere di tre artisti in mostra in altrettanti off-sites: nel Liceo Artistico di Napoli con Monumenti di Liu Jianhua, Palazzo Caracciolo con Famijia di Daniele Galliano, e il Parco Re Ladislao con The Herbalist di Ximena Garrido-Lecca.
Info:
INTERACTION Napoli 24
16/03 – 21/09/2024
Fondazione Made in Cloister
Piazza Enrico De Nicola 48, Napoli
https://www.madeincloister.com/
Art Curator e Art Advisor, laureato in Arti Visive e Mediazione Culturale, con Master in Pratiche Curatoriali, classe ’95, vive a Napoli. Collabora con Gallerie e Spazi Indipendenti, la sua ricerca è incentrata principalmente sulla Pittura Emergente, con uno sguardo attento e propenso anche su altre forme di linguaggio estetico.
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