S’intitola “Sulle colazioni e sulle imboscate” il brillante solo show di Francesco Snote (1991) che ha inaugurato lo spazio L.U.P.O. – Lorenzelli Upcoming Projects Organization – lo scorso 14 settembre, sotto la guida del giovanissimo Massimiliano Lorenzelli (quarta generazione della storica famiglia di galleristi) con il co-direttore Pier Francesco Petracchi e il gallery manager Federico Brayda-Bruno.
Il corpus di opere, spaziante tra sculture e acquarelli, è incentrato attorno al personaggio evangelico di Lazzaro, resuscitato da Gesù. Il tutto da considerare assieme al surreale testo di accompagnamento, strutturato sotto forma di un dialogo tra Lazzaro e l’osteopata Professor Arturo M., personificazione del celebre scultore Arturo Marini, in piazza San Babila a Milano. Questo carattere di costante oscillazione tra mistero e meraviglia, che fa da spina dorsale all’intero assetto espositivo, appare “chiaro” (termine forse paradossale in un simile scenario) a partire dal titolo, “Sulle colazioni e sulle imboscate”, rimandante quasi a un enigmatico e fantastico poemetto. Inevitabilmente, la necessità di decifrare quell’arcano, codificato sulla base di cinque semplici parole, si configura come desiderio imperante. E la risposta si ritrova nei significati celati tra ceramiche smaglianti e dialoghi in un tempo sospeso. Inizialmente si ha la “colazione”, di per sé il primo momento con cui ha inizio la giornata e, in senso lato, il primo vero passaggio da uno stato di incoscienza del sonno a quello di “metaforico” risveglio. Il termine non è casuale. Ciò a cui Snote vuole rimandare mediante l’espediente narrativo del fantasma di Lazzaro è infatti un senso di lento risollevamento dallo stato in cui l’attuale pandemia ci ha confinato finora. Successivamente si hanno le “imboscate”, da intendere invece come quel flusso di incontri inaspettati e deviazioni a cui ogni individuo va necessariamente incontro nel corso della propria esistenza, che trovano esemplificazione negli stranianti umanoidi che animano gli spazi.
Nonostante il rischio intrinseco a una tematica di così vasta portata, la narrazione viene sviluppata senza il minimo accenno di retorica, quanto invece sulla base di una continua enigmaticità e stupore. Un flusso prorompente di sensazioni difficilmente arginabili dal momento in cui si cominciano a muovere i primi passi e ci si trova di fronte alla scultura in ceramica e argilla “Capocollo è un attimo” in dialogo, sulla parete opposta e appesa al muro, con “Baco sottoeroico”. Questa si carica di un carattere di forte e più netta religiosità, sia per il posizionamento (simile ad una croce) e sia di dettagli, quali la mano destra in posa benedicente con le tre dita alzate. La sinistra invece è colta nell’atto di reggere un fazzoletto recante le iniziali dell’artista, introducendo dunque un’ulteriore dimensione di stampo autobiografico. A stratificare questo alone di sacralità contribuisce inoltre il rivestimento in cui la figura viene avvolta e rimandante alle vesti di Lazzaro.
Sulla parete di fondo è invece schierata una serie di sei busti in bronzo relativi, come indicato direttamente dai titoli, a figure comunemente associate alla tradizione popolare – tra cui “Scemo del villaggio” e “La veggente” – poggianti su un supporto uscente dalla parete a stabilire un coinvolgimento con lo spettatore. Al di là dell’abilità con cui Snote struttura questa stratificazione di significati, espressione di un universo surreale e di funambolica oscillazione tra regno dei morti e dei vivi, non si può che rimanere colpiti dalla capacità manuale con cui sono stati creati i lavori, connotati da una materialità scintillante grazie al sapiente impiego di materiali quali ceramica sintetica, argilla e polvere di ferro. A completamento della prima sala e a introdurre al dialogo tra medium differenti ecco “Presagio con fumata”, acquarello su carta capace di rimarcare l’abilità tecnica sopracitata. Tramite un’attenta lavorazione, infatti, il risultato finale emerge come più netto, dalle tonalità più dense e meno sfumate con cui vengono presentate scene fantastiche, talvolta di ironica re-interpretazione della figura di Lazzaro, e vari personaggi in ambienti di un carattere quasi metafisico, delineando un concentrato di fantasie che si configura come una sorta di invito a una più profonda riconsiderazione sulla natura dei propri problemi. Una figurazione su cui si concentrano i dieci acquarelli della sala accanto in concomitanza con altri tre soggetti scultorei che rimarcano questo alone di trascendenza e mistero. Tra queste spiccano “Gorgomoro ambimancino” – umanoide gattonante con cui l’autore aggiunge una declinazione ironica al motivo della colazione, i cui oggetti più soliti vengono collocati direttamente sulla schiena del personaggio – e “Sveglio o che si appropinqua 2” che accoglie frontalmente il visitatore con un’accezione di solenne contemplazione.
Nel complesso, Snote riesce con successo nell’intento di sviluppare in maniera intima e non banale una tematica oramai inscindibile dal nostro quotidiano, strutturando un impianto narrativo quasi fluttuante in un continuo alternarsi tra trascendente e terreno, meraviglia e dubbio. Sentimento che emerge da alcuni passaggi del dialogo che portano ad interrogarsi sulla “volontà” di risveglio di Lazzaro. Si legge: “Pensavo che avrei sentito nostalgia del mio luogo di appartenenza e che, nel caso fossi tornato, avrei potuto apprezzarne anche il minimo granello di sabbia che prima reputavo insignificante. Bene, non è stato così”. Quasi un invito a riflettere se il risveglio da questo dramma abbia davvero aiutato nello sviluppo di una sensibilità più profonda e meno scontata o se invece restino solo macerie. Viene da chiedersi, sicuri che Lazzaro volesse essere svegliato o, meglio, “addormentarsi”?
Gabriele Medaglini
Info:
Francesco Snote. Sulle colazioni e sulle imboscate
14/09/2021 – 31/10/2021
L.U.P.O. gallery
Corso Buenos Aires 2 – Milano
For all the images: Exhibition view – Sulle Colazioni e sulle Imboscate – Francesco Snote. Courtesy of L.U.P.O. – Lorenzelli Projects
Con una laurea specialistica in Economia e Gestione dei Beni Culturali e appassionato all’ambito dell’arte Contemporanea, alla sua dimensione economica e, più in generale, alle dinamiche caratterizzanti il mercato dell’arte, Gabriele ha maturato nel corso del tempo esperienze in contesti quali gallerie d’arte contemporanea, start-ups ed Art Advisory. Attualmente lavora nella casa d’aste Art-Rite come assistente di dipartimento di arte Moderna e Contemporanea.
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