La storia della fotografia ci insegna a credere nel mezzo fotografico come l’unico in grado di registrare “la cosa necessariamente reale”, come scriveva Roland Barthes, e, nonostante questo, di non fare troppo affidamento sull’apparenza delle cose: “Quasi tutte le fotografie sono delle ‘bugie’ – affermava Andreas Feininger – nel senso che non corrispondono mai alla realtà: sono riproduzioni bidimensionali di oggetti tridimensionali”.
E, in effetti, come non pensare alle parole di Feininger quando ci si trova davanti alle opere di Davide Tranchina? In From Afar – In lontananza, prima personale dedicata all’artista dalla Galleria Studio G7 di Bologna, i suoi lavori non solo aderiscono alla descrizione fornita dall’autore de La nuova tecnica della fotografia (1966), ma – come afferma lo stesso Tranchina – necessitano, per forza di cose, di abbandonare il dato reale per rifugiarsi in qualcosa di diverso. Basta soffermarsi sui titoli per intuire cosa nascondono: Pier Paolo Pasolini #1 (2021), Cesare Mattei #1 (2021), Charles de Focauld #1 (2021), David Lazzaretti #1 (2021) individuano nomi di visionari, personaggi ai quali la realtà risultava troppo stretta, e che, proprio al fine di superarla, decisero di affidare le proprie vite alla potenza di luoghi ‘impossibili’ – come li definisce lo stesso artista – e fuori dal comune.
From Afar – In lontananza non solo contiene una riflessione “sul concetto di distanza, su un paesaggio visto in lontananza”, come scrive la curatrice Jessica Bianchera nel testo critico che accompagna la mostra, ma costituisce un dispositivo per tramutare la fotografia in “spazio della visione […] nuova possibilità immaginativa, luogo di un’epifania, avventura dello sguardo e del pensiero”. Tranchina utilizza il mezzo per approdare in territori che esistono solo nel momento in cui li pensiamo: è così che il panorama di Pieve del Pino – o meglio l’immagine del ricordo di quel luogo – rimanda alla figura dello scrittore e regista bolognese che lì concepì Il vuoto del potere, ovvero il famoso “articolo delle lucciole”, pubblicato sul Corriere della Sera nel 1975; il panorama della Rocchetta Mattei riporta invece alla mente il medico e alchimista Cesare Mattei, che lì si stanziò, intorno alla metà del XIX secolo, per portare avanti gli studi su ciò che lui stesso definì ‘Elettromeopatia’; alla visione di una porzione di Hoggar, in Algeria, e in particolare alla città di Tamanrasset, è legata poi la figura di Charles de Foucauld, esploratore e religioso interessato alla cultura Tuareg e a difendere i diritti dei più bisognosi; il dittico intitolato invece alla figura di David Lazzaretti – predicatore e fondatore del cosiddetto Giurisdavidismo – non solo riporta l’immagine del Monte Labbro, luogo dove egli eresse la propria chiesa, ma anche quella del paesaggio circostante, dominato dal profilo dell’Isola di Montecristo – riferimento a un’altra esperienza di Tranchina, ossia quella legata alla residenza che portò a 40 giorni e 40 notti a Montecristo (2012).
A sintetizzare le visioni collegate a questi personaggi è, infine, l’intervento site-specific realizzato appositamente per la galleria bolognese, fusione delle immagini riferite ai corrispettivi panorami e ottenuta mediante l’accostamento/sovrapposizione dei cartoncini utilizzati dall’artista per realizzare i diversi skyline: sorta di unione di ‘negativi’, come tiene a sottolineare Tranchina, in quanto costituita dai resti dello stesso materiale, e sintesi, inoltre, di un’operazione di disvelamento per la quale il modus operandi dell’artista viene – per la prima volta – svelato al pubblico.
Tornando alle parole di Andreas Feininger, le opere di Tranchina non solo “non corrispondono mai alla realtà”, ma non vogliono intenzionalmente farlo, perché, come scrive Jessica Bianchera, “il concetto di ‘visione’ richiamato in queste immagini [rimanda a una] capacità al contempo razionale ed emotiva” che necessita non tanto di un riscontro oggettivo del dato, quanto di una rielaborazione dello stesso attraverso un “pensiero visivo”, strumento che per essere attivato non può fare affidamento alle sole facoltà dei nostri occhi.
Antongiulio Vergine
Info:
Davide Tranchina. From Afar – In lontananza
Galleria Studio G7, via Val D’Aposa 4A, Bologna
25/06/2021 – 18/09/2021
info@galleriastudiog7.it
www.galleriastudiog7.it
For all the images: Davide Tranchina, From Afar – In lontananza, exhibition view, Courtesy l’artista e Galleria Studio G7, Bologna. Foto Alessandro Fiamingo
Nato a Campi Salentina (LE). Dopo la facoltà triennale di Tecnologie per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali presso l’Università del Salento, frequento il Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive presso l’Università di Bologna. Ho collaborato con la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. di Bologna e con il MUMA – Museo del Mare Antico di Nardò (LE). Mi interessano le vicende riguardanti l’arte contemporanea, in particolare quelle legate alle pratiche video-fotografiche e performative. Scrivo per ATPdiary e Juliet Art Magazine.
NO COMMENT