Il Salone del Mobile di Milano, prima rinviato da aprile a giugno, poi annullato del tutto, quest’anno non si terrà a causa della pandemia globale e con la fiera slittano anche il Fuorisalone e le migliaia di appuntamenti che ogni anno fanno da corollario alla manifestazione. Nell’attesa di celebrare nel 2021 il 60° anniversario della manifestazione, anche la Design Week, come hanno fatto le principali rassegne artistiche internazionali negli ultimi mesi, si riversa nel web. Dal 15 al 21 giugno il portale Fuorisalone.it inaugura una piattaforma aperta a tutti con vari format inizialmente progettati in relazione all’evento e che ora saranno dedicati alle anteprime dei marchi, ma anche a mostre, formazione e networking.
Tra gli artisti coinvolti in questa nuova kermesse digitale segnaliamo Fulvio Morella, che presenta qui il progetto Deep Oval, incentrato su una serie inedita di opere tornite, realizzate durante la quarantena, che indagano la profondità e la forma dell’ovale tra Fontana e op art. La mostra virtuale è a cura di Cramum, progetto non profit che sostiene le eccellenze artistiche in Italia e all’estero. Per saperne di più, abbiamo posto all’artista alcune domande.
Camilla Pappagallo: Deep Oval arriva dopo il successo del ciclo Square the Circle appena presentato al Virtual Design Festival e ispirato a Leonardo da Vinci. Gli incavi ovali che caratterizzano questo nuovo ciclo di opere rimandano alla forma dell’uovo e si ispirano all’arte optical di Victor Vasarely e alla serie “La Fine di Dio” di Lucio Fontana. Quali aspetti hanno secondo te in comune questi due artisti e perché costituiscono dei punti di riferimento per la tua ricerca?
Fulvio Morella: Hanno in comune senz’altro la profondità e l’andare oltre la rappresentazione del mondo per come lo percepiamo. A me dell’arte affascina proprio il raccontare non la realtà per quello che appare ma per quello che cela. Entrambi i Maestri hanno visto nella sfida per superare la bidimensionalità della tela una possibilità per andare oltre i limiti e le convenzioni, che è un qualcosa che sento molto mio e che mi rappresenta. Con queste nuove opere ho voluto raccontare a mio modo la profondità rendendo omaggio ad artisti che mi hanno intrigato e spinto ad andare oltre i limiti tradizionali della mia tecnica, la tornitura del legno. Deep Oval sono opere autoportanti che possono essere viste dallo spettatore in modo frontale come se fossero dei quadri. Ho così cercato di enfatizzare la profondità dei tagli delle “attese” di Fontana con l’arte optical e il colore di Vasarely. L’ovale poi senz’altro richiama l’uovo e di nuovo Fontana. Io però non ho rappresentato un uovo, ma ho registrato nel legno il negativo dell’uovo, ho tornito l’impressione di un uovo ideale.
I tuoi lavori sono oggetti-scultura in cui la funzione è esplicitata da pochi essenziali andamenti formali, ma nulla appare didascalico e ogni creazione, nel momento in cui non viene utilizzata, è anche un’entità autosufficiente. Quale percorso mentale segui per raggiungere questa estrema sintesi?
Sono un grande osservatore e parlo poco. Penso e progetto molto. Chi lavora il legno è costretto a procedere per sottrazione, perché la forma è data dal togliere, dall’arrivare al nocciolo. Io a questo togliere aggiungo quella profondità intesa come l’andare oltre: mi interrogo sempre su come superare quelli che reputo essere limiti tecnici del legno e della tornitura. Deep Oval nasce così ad esempio dal constatare che da tornitore la mia attenzione progettuale finiva spesso al centro, all’incavo sempre circolare. Ho voluto scardinare questa tradizione e realizzare opere il cui centro fosse un ovale, che mi ricorda molto la forma dell’uovo. Ci ho lavorato per mesi, ho progettato e realizzato dei macchinari e alla fine ho realizzato meno di dieci opere. Compreso come superare il limite, mi pongo un’altra sfida e per questo non realizzo mai troppe opere dello stesso ciclo. Il momento della tornitura è infatti la conclusione di uno studio sulla forma e sulle possibilità della tecnica e della materia.
Quanto sono importanti nella tua ricerca i valori tattili e visivi delle superfici?
Fondamentale è la commistione di sensazione visiva e tattile. Per me le sculture andrebbero sempre toccate. So che è difficile, quasi impossibile da realizzare, ma come si può pretendere di conoscere una scultura senza toccarla? Si ha un’esperienza dell’opera tronca e incompleta. Proprio per questo un Maestro, oltre che un caro amico con cui ho collaborato in passato, è Franco Mazzucchelli: lui ha cominciato abbandonando le sue opere affinché la gente potesse viverle, toccarle, anche distruggerle. Io nel mio piccolo invito sempre le persone a toccare le mie opere e vedo sempre che è un’esperienza che arricchisce lo spettatore.
Trasferire nell’arte contemporanea l’antica arte della tornitura è forse la sfida più intrigante e peculiare del tuo lavoro. L’accostamento tra le cromie industriali, le naturali venature del legno e l’inserto di materiali metallici genera un inaspettato senso di armonia. Come riesci a dosare le intensità di elementi così contrastanti tra loro?
Con tanto lavoro di progettazione e selezione del lavoro finale. Come detto io vado per sottrazione, non è possibile né rimediare agli sbagli né improvvisare. Studio lungamente ogni opera prima di realizzarla, conciliando sempre i limiti del legno – tecnicamente chiamata “torta” – con le caratteristiche di ogni pezzo. Credo sia poi normale e giusto sbagliare e sperimentare: ho imparato a buttare ciò che non mi convince o i pezzi che si rompono nel tentativo di superare i “limiti” della materia. In dialetto valtellinese si dice “diventà puntei de pignati” (puntelli per le pentole sulla stufa, vale a dire diventare legno da ardere).
Un progetto espositivo digitale ha il vantaggio di raggiungere un numero potenzialmente illimitato di visitatori, anche se la visione a distanza inevitabilmente rende l’esperienza più fredda e astratta. Quali stimoli ti ha dato l’opportunità di questo inusuale format espositivo?
Fulvio Morella, Deep oval in progress, 2020. Tovo di Sant’Agata (SO)
Fulvio Morella, Deep oval in progress, 2020. Tovo di Sant’Agata (SO)
Fulvio Morella, Deep oval in progress, 2020. Tovo di Sant’Agata (SO)
Fulvio Morella, Deep Oval, amaranto, ebano, 2020
Io ho la fortuna che, su invito di Cramum con cui collaboro da due anni, ho aperto da tempo un profilo Instagram che oggi ha 6000 followers e che ho costruito come sono io: molto rigoroso e austero in cui ripropongo la stessa opera sotto angolazioni diverse per giorni o settimane. Perciò il primo approccio con il “grande” pubblico io l’ho avuto proprio digitale. Per questo quando il Fuorisalone mi ha invitato, ho proposto di presentare un ciclo inedito. Ovvio manca il toccare le mie opere, ma spero e conto di poterlo fare, in futuro in altre occasioni.
Info
https://www.instagram.com/tornituramorella/
Per visitare la mostra Deep Oval di Fulvio Morella clicca qui
Laureata in arte contemporanea, collabora con varie gallerie d’arte contemporanea, fondazioni private, centri d’arte in Italia e all’estero.
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