Al Palazzo delle Esposizioni di Roma, Fuori, Quadriennale d’Arte 2020 si conferma colonna portante delle ricerche artistiche contemporanee. Quest’edizione si posiziona con forza e personalità, riflettendo sugli ultimi sessant’anni della scena artistica italiana, affrontando un discorso transgenerazionale e multidisciplinare. Nelle parole dei curatori Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol, questo orientamento vuole riflettere tre linee principali di ricerca, tese a indagare la relazione tra arte e potere attraverso l’architettura del Palazzo, l’impulso primario e originario del fare artistico attraverso il desiderio e l’inclinazione ad abbracciare passioni e ossessioni secondo un’idea di incommensurabile. Ne segue un percorso espositivo sapientemente orchestrato con contrappunti di nota e incentrato su una riflessione sul desiderio erotico quale motore della ricerca e delle pratiche artistiche, articolandosi attraverso la forza di seduzione e re-incantamento dell’arte secondo un linguaggio post-mediale che attraversa arti visive, moda, teatro, danza, film, architettura e design.
Forte è la presenza femminile, ma non vincolante né esclusiva. Si traduce più significativamente in una questione di genere, prendendo atto di come i linguaggi artistici sappiano articolare diverse sfumature del pensiero, ricche di toni persuasivi e glam, come suggerisce l’opera di Cinzia Ruggieri, Stivali Italia (1986) qui portabandiera di uno stile e di un pensiero moderni. Su questo tono, si articolano le due sezioni adiacenti al salone principale.
Da un lato, un percorso espositivo che parte da una riflessione sul corpo per riflettersi in una ricerca dell’immateriale e dell’incommensurabile, così come nell’assemblage multi-mediale Rest (2020) di Michele Rizzo, abbracciando scultura, performance e nuove tecnologie. Ne segue un incalzare di riferimenti e citazioni che si articola attraverso l’opera di Giulia Crispiani, pensata al tempo della pandemia, secondo una riflessione sulla scrittura quale corpo e pensiero collettivo. Lo confermano le sculture di Chiara Camoni, Kabira e Untitled (Una Tenda, (2019), in cui alla base del pensiero e dell’apparire delle immagini, vi è un’attenta riflessione sul potere delle relazioni. Incommensurabile è anche la scrittura di Raffaella Naldi Rossano, nell’opera concettuale A Liquid Confession (2019), quasi immersa sullo sfondo del paesaggio ancestrale e atavico di Diego Gualandris. Una riflessione articolata che ritorna all’idea di corpo in quanto forma, come si evince dalla foresta di sculture in bronzo, legno e gres, di Lydia Sivestri, dove alla tradizionale attenzione compositiva, l’artista sostituisce la forza del desiderio erotico, sublimata dall’astrazione.
Simmetricamente, una seconda sezione articola quel dialogo interdisciplinare tra arti visive, teatro, performance, e costume. Dai cabinet di Maurizio Vetrugno emerge una pulsione erotica legata al collezionismo di oggetti di pregio e di immagini iconiche, supportata da una meticolosa classificazione dettata da una voce poetica. Oltre la rappresentazione, la teatralità dell’installazione, Uso umano di esseri umani. Un esercizio in Lingua Generalissima, 2014, ad opera di Romeo Castellucci e Societas, affronta la dimensione performativa e collettiva dell’arte, evocando la potenza del rito. Al centro, dei lavori di Sylvano Bussotti, una riflessione sulla grandezza della scena che con un coup de theatre, si apre alla quarta parete, nella sala dei dipinti di Guglielmo Castelli, così come per Compiuta figura (2020) in cui l’artista ribalta i canoni della pittura di genere secondo dinamiche subliminali, relazionali e moderne.
Nella sala principale, si rende esplicito il disegno della mostra. L’opera Stone Broken Circuit (2016-2020) di Micol Assaël, traccia la mappa di un labirinto in cui assistere a un gioco di dadi. Ben dialoga con la serie pittorica astratta Abecedarium 27-3-91 (1991) di Irma Blank, parte della serie Radical Writings, in cui il blu intenso delle tele evoca simultaneamente un modo performativo di fare pittura e una metodologia di scrittura visuale.
Una riflessione sull’eredità dell’arte astratta e concettuale si inanella nella sale conclusive, declinandosi in approcci performativi e gestuali. Lo testimoniano i lavori ispirati all’opera di Turandot, di Monica Bonvicini, che in Give Me the Pleasure, 2019, rievoca l’eco femminile che sottende la mostra attraverso la scrittura e interventi architettonici. Lo affiancano le opere di Lisetta Carmi, Isabbela Costabile e Bruna Esposito, per concludersi con la serie di sculture in sequenza Trigger of the Space (1974) di Nanda Vigo, un complesso di moduli geometrici e luminosi in dialogo a scolpire lo spazio e l’ambiente circostanti.
Suggestiva e meditativa è la sezione conclusiva della mostra. Accompagnati dai lavori site-specific di Amedeo Polazzo e del duo Petrit Halilaj e Alvaro Urbano, al piano nobile del Palazzo, si articola un altro sapiente dialogo tra l’astratto e il concreto, messo in scena dalle sculture al neon di Davide Stucchi, Traslocando (Shy Led) (2019) e dalle atmosfere rarefatte dei dipinti di Salvo, come Roma (1999) in cui scorgere visioni futuriste di città e paesaggi moderni. Al culmine del percorso, la macchina espositiva è messa in scena dal film Zeus Machine. L’Invincibile (2019) di Zapruder Filmmakersgroup, narrando del mito e allegorie attraverso allusioni ed anacronismi.
Il dialogo continua con l’opera pulsante Corpo di fabbrica, pensata da Norma Jeane, per le arcate del Palazzo, attraverso cui il messaggio della Quadriennale 2020 si proietta all’ esterno verso la città. Panorama del contemporaneo, FUORI celebra la grandezza degli artisti italiani contemporanei, maestri nel sapere rinnovare le pratiche e i linguaggi artistici, in un dialogo tra passato, presente e futuro.
Info:
www.palazzoesposizioni.it/mostra/quadriennale-darte-2020-fuori
Maurizio Vetrugno, installation view, 2020 Art Quadriennale FUORI, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, photo DSL Studio
2020 Art Quadriennale FUORI, installation view. In the center, Micol Assaël; on the walls, Irma Blank, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, photo DSL Studio
Sylvano Bussotti, installation view, 2020 Art Quadriennale FUORI, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, photo DSL Studio
Nanda Vigo,installation view, 2020 Art Quadriennale FUORI, courtesy Fondazione La Quadriennaledi Roma, photo DSL Studio
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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