Attribuiamo valore allo spazio e al tempo principalmente per un motivo: la loro stratificazione. Gli accadimenti in divenire della realtà del mondo dentro e fuori di noi si depositano costituendo i sedimenti della memoria. Questo dimostra il nostro attaccamento agli oggetti, nella vita di ognuno eretti a monumenti personalissimi e quotidiani.
In questo orizzonte l’oggetto assume una notevole centralità perché diviene il resto di un processo archeologico mediante il quale riaffiora l’esistenza storica. Diviene l’unico garante delle memorie perché l’uomo a differenza dagli altri animali, teme la dimenticanza. Nell’oggetto dunque, la sensazione sensibile -il ricordo- viene intrappolata e custodita.
Giacomo Spinelli ha intuito che la materia con la sua potenzialità può favorire questo processo. Alla base dell’ideazione delle opere c’è la considerazione della materia come forza viva, una voce quasi narrante capace di raccontare celando -come solo l’arte può fare-, persino la storia di un città. Nell’opera di Spinelli infatti la materia impersona Taipei (in cui l’artista ha vissuto per un periodo) e la sua storia legata al trascorrere del tempo, immortalato nei cartoni del grande mercato della città, un orologio pulsante che scandisce la quotidianità degli abitanti e caratterizza l’essenza del luogo, come d’altronde anche il cinema cinese d’autore ha dimostrato (pensiamo alle ambientazioni dei film del pluripremiato Tsai Ming-liang –The Hole del 1998 ad esempio-).
All’origine delle opere di Spinelli infatti c’è il reperimento dei cartoni di frutta e verdura trovati nel grande mercato di Taipei: l’artista ricerca il materiale attuando un processo di scambio inevitabile che vede necessaria la mediazione con l’altro, linguisticamente e culturalmente lontano. Essa rende essenziale l’incontro tra due sistemi estetici di riferimento opposti, l’occidentale e l’orientale, evidenti anche nella diversità figurativa dell’incarto di prodotti alimentari come frutta e verdura.
Tuttavia la comunicazione diventa un bisogno primario veicolato dal faro artistico della ricerca che rende possibile l’incontro grazie al linguaggio unico e universale dell’uomo. Il criterio selettivo con cui i cartoni vengono scelti è orientato dalla ricercatezza che la grafica commerciale asiatica possiede, un’unicità rispetto a quella grigia tipica dell’imballaggio occidentale. La superficie infatti possiede una svariata cromia che inevitabilmente attrae l’occhio.
Una volta selezionati, i cartoni vengono tagliati e lavorati nelle dimensioni per adattarsi alla tela. Grazie a un particolare processo di umidificazione coniato dall’artista tramite la sovrapposizione del cartone alla tela, l’immagine trasla naturalmente sulla superficie pittorica, grazie anche a un processo graduale di eliminazione degli strati cartacei. L’apparizione dell’immagine “per differenza”, attraverso il “levare” è una pratica tutta occidentale, ormai fusa con l’universo orientale grazie al processo artistico. Una creazione dell’opera per difetto, data dal togliere più che dall’aggiungere.
È la rivelazione della materia resa possibile attraverso la tecnica. Il risultato finale fa emergere fisicamente sulla tela una geografia materica simile alla mappa in cui il gioco tra i vari strati ci obbliga a seguirne l’immaginaria morfologia, metafora della sedimentazione non solo fisica ma temporale, un’evocazione del trascorrere del tempo scandito dalla quotidianità rappresentata dal più nobile protagonista della realtà tutta: semplicemente l’oggetto.
Giulia Giambrone
Info:
Giacomo Spinelli. BEYOND DIRECTIONS -Taiwan made in here-
16/11/2019 – 2/2/2020
Spazio Norbert Salenbauch
San Marco 2382a, Venezia
For all the images: Giacomo Spinelli. BEYOND DIRECTIONS -Taiwan made in here- courtesy Spazio Norbert Salenbauch
Giulia Giambrone (Roma,1994) ha conseguito la laurea in Storia dell’Arte Contemporanea con una tesi in Estetica. Segue da anni il lavoro di Luigi Ontani al quale ha dedicato il saggio Luigi Ontani in Teoria. Filosofia, Estetica, Psicoanalisi nell’opera e nell’artista (Alpes Ed., Roma 2019). È stata intern presso Peggy Guggenheim Collection (Venezia) e La Galleria Nazionale (Roma). È curatrice tra Roma (Fondamenta Gallery) e Venezia (Spazio Norbert Salenbauch). S’interessa principalmente del rapporto tra filosofie e arti contemporanee.
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