Il Gaggenau DesignElementi di Roma ospita la personale di Giulia Manfredi, artista emiliana conosciuta internazionalmente e romana d’adozione, vincitrice della quinta edizione del premio Cramum rivolto ai migliori artisti italiani, nel 2017. A conclusione del progetto in quattro atti Materiabilia promosso da Gaggenau DesignElementi e Cramum, la mostra Il Giardino dei Fuggitivi, a cura di Sabino Maria Frassà, riflette la fase matura della pratica dell’artista, suggerendo un interessante dialogo tra arte e design. In linea con il format curatoriale di Cramum, le opere in mostra si distinguono per una sofisticata e sperimentale ricerca materica, funzionale alla proiezione di un paesaggio evocativo e immaginativo, un giardino ideale in cui convergono simbologie zen e motivi mediterranei in cui regnano l’armonia e l’ordine.
In un’atmosfera intima e pacata, Il Giardino dei Fuggitivi sollecita il ricordo di un paesaggio antico, richiamando l’attenzione su un’immagine che potrebbe essere sfuggita alle narrazioni storiche, ovvero l’immagine di quello che potrebbe essere un ipotetico giardino rimasto intatto all’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei nel 79 d.C., suscitando metaforicamente una riflessione tra il potere rigenerativo ed evocativo delle immagini e la polvere. L’interesse dell’artista a rivisitare una memoria così simbolica quanto condivisa si riversa nelle proiezioni e nelle opere in mostra, delineando un’atmosfera palpabile e fortemente materica, che paradossalmente suggerisce una fuga alla ricerca di un tempo lento e sospeso attraversati dal silenzio e meditazione. Nelle parole del curatore Frassà: “Le sue opere presentano una bellezza ipnotica che si scontra con la materia di cui sono fatte: non solo marmo, ma anche fumo, funghi, bonsai e farfalle. Il suo lavoro risulta così dominato dall’intima complementarità tra caos e ordine, tra la vita e la morte. L’arte diventa ed è la via di fuga dal vulcano interiore verso l’infinito”.
Uno dei tratti distintivi della pratica di Giulia Manfredi è la sperimentazione materica sapientemente calibrata in cui convergono motivi classici e innovazione tecnologia al limite tra metamorfosi naturalistica e astrazione. Stilisticamente, le opere in mostra rendono esplicito il metodico e rigoroso studio dell’antico affrontato dall’artista, al quale si affiancano studi e sperimentazioni botaniche che giustificano la presenza elementi organici a integrazione delle opere, delineando non semplicemente oggetti, ma complessivamente dei micro-cosmi in cui convivono possibilità di chance, automatismo, mutamento e ordine.
In questa visione si inseriscono le opere appartenenti al ciclo Psyche, composto da una serie di dipinti in cui frammenti di ali di farfalla sono incastonati in maniera geometrica su superfici marmoree, suggerendo una composizione simmetrica e intrinsecamente armonica, simile ai pattern di Rorschach, storicamente utilizzati con intento proiettivo per delineare i tratti psicologici della personalità. Se a uno primo sguardo è evidente il riferimento ai pattern mediterranei, gli stessi motivi utilizzati da Manfredi si traducono più ampliamente in una ricerca di pattern cognitivi e mnemonici, riflettendo sul potere evocativo e proiettivo delle immagini. Un ruolo centrale assume Sacrarium, una grande scultura bianca in cui scorgere la figura di un albero sospeso nell’atmosfera e avvolto dalla nebbia. Nel presentare un tale soggetto tanto archetipico quanto effimero, l’artista riflette della bellezza e allo stesso tempo dell’impossibilità di cogliere pienamente l’immensità del cosmo nella sua incommensurabile complessità.
Nell’opera White Matter l’artista conferma il suo interesse nei confronti dell’imprinting metamorfico dell’arte secondo una composizione che unisce elementi naturalistici, quali funghi edibili e materiali sintetici, stampati in 3D, con specchi e marmo lavorato al laser. In questa ideale fusione tra natura e cultura, l’artista recupera i processi affettivi e plastici del vivere e sentire umano, suggerendo l’importanza di assumere un atteggiamento simbiotico e sostenibile nei confronti della natura e del paesaggio che ci ospita.
Attraversare il Giardino dei Fuggitivi è complessivamente un’esperienza anacronistica, una fuga dal presente attraverso le metamorfosi della storia secondo il linguaggio del mito e del simbolo, proiettando nel futuro il desiderio di pace ed armonia. Sapientemente calibrata e stilisticamente rigorosa, la personale di Giulia Manfredi riflette della potenza evocativa ed immaginativa insita nell’oggetto artistico in cui percepire la palpabilità e l’opacità di certe immagini tanto archetipiche quanto effimere.
Info:
Il giardino dei fuggitivi
mostra personale di Giulia Manfredi a cura di Sabino Maria Frassà
14/11/2022 – 22/12/ 2022
Gaggenau Design Elementi, Roma
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
NO COMMENT