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Gonzalo Borondo. Immagini oltre la logica

Gonzalo Borondo. Immagini oltre la logica

Pittore, scenografo e performer, Gonzalo Borondo è uno dei nomi più interessanti nel panorama artistico contemporaneo. Nato a Valladolid nella Spagna nord-occidentale, realizza opere principalmente di Land Urban e Public art in giro per il mondo dalla Francia, all’India, all’Italia. I suoi lavori fatti di sensazioni e immagini segniche secernono al loro interno il desiderio di ravvivare la pittura attraverso processi analogici innovativi intessuti di più temi, più materiali e più supporti per erigere una immagine nuova, inclusiva e libera.

Oltre al desiderio di “modernizzazione” dell’immagine, Borondo è intento a creare delle relazioni, un legame fisico e tangibile con il luogo e la comunità che lo abita, dove l’io creativo dell’artista diviene un ponte tra le persone e lo spazio. Mosso dall’interesse primario per l’arte pubblica, le sue realizzazioni sono accompagnate da una grande vena espressionista che, parafrasando il celebre drammaturgo Antonin Artaud, alludono a «una vera e propria resa che non è una rappresentazione, ma è la vita stessa in ciò che ha di irrappresentabile».

Si trovano analogamente sullo stesso piano tutte le forme di linguaggio che comprendono il gesto, il movimento, la luce e la parola. Difficile tuttavia tentare di sintetizzare la sua complessa poetica da Enviromental experiences alla serie delle Installazioni, in ognuna di queste infatti viene lasciato intravedere allo spettatore una martellante dicotomia: sacro e profano, visibile e invisibile, ratio e psiche. Vicino al sangue di Soutine e all’arte negli anni nella sua sperimentazione digitale, le opere di Borondo ci vengono raccontate come storie di suono e visione: le sue sono, «immagini oltre la logica».

Ilaria Ferretti: Sono rimasta particolarmente stupita nel leggere e nel riscontrare nella tua biografia il fatto che tu sia “figlio di uno psichiatra e di una restauratrice di arte religiosa”. Mi chiedevo dunque se e quanto la tua provenienza e le tue origini avessero toccato il tuo modo di fare arte. Penso a Non Plus Ultra, un lavoro che hai proposto allex dogana di Roma dove si fondevano il sacro dell’uomo crocifisso e la presenza dell’aspetto profano dato dalla fragilità del materiale scelto.
Gonzalo Borondo: Funziona come per il vino: rimane la posa sul fondo. Tu poi puoi costruire sopra, ma il primo strato, il sedimento inconscio, prima o poi riemerge. È il primo strato su cui inizi a costruirti come persona, inevitabilmente come artista escono i riferimenti che ti appartengono più nel profondo.

Ilaria Ferretti: Quando ti viene commissionato un lavoro site specific quanto il luogo prestabilito influenza la resa finale della tua opera? Pensi prima allopera darte e al messaggio che vuoi trasmettere o al luogo dove dovrai lavorare?
Gonzalo Borondo: La mia arte lavora sul dialogo, e il principale interlocutore di questo dialogo è lo spazio. Questo determina la maggior parte delle mie azioni, delle mie scelte concettuali ed estetiche.

Ilaria Ferretti: La maggior parte della tua produzione attecchisce in contesti urbani periferici o poco conosciuti e talvolta anche difficili e in stato di abbandono. Penso anche al film La Haine di Kassovitz e alle numerose discrepanze tra periferia e centro città. Quanto è importante per te dare un messaggio di riqualificazione del territorio”, cosa significa per te fare arte in un luogo e un contesto difficile?
Gonzalo Borondo: Non scelgo di fare arte in luoghi difficili, scelgo di interagire con luoghi interessanti, che mi trasmettano qualcosa… Che si tratti del tempio al centro di una città borghese o un mercato delle pulci in periferia. Mi importa solo intervenire nei posti dove scorre la vita, luoghi frementi, così che l’opera possa continuare a dialogare anche dopo di me, da sola, con la vita che lì accade.

Ilaria Ferretti: In una intervista fatta a Edoardo Tresoldi è emersa una certa connessione fra di voi. Ci sono degli aspetti e degli elementi che credi possano accomunarvi?
Gonzalo Borondo: Sì, tantissimi, siamo grandi amici. Abbiamo soprattutto una concezione simile nel percepire il dialogo col territorio e la dicotomia uomo-natura, anche se poi, formalmente, sviluppiamo i concetti in modo molto diverso.

Ilaria Ferretti

Info:

www.gonzaloborondo.com

Gonzalo Borondo, Insurrecta, Segovia (SP), 2020, ph. Roberto Conte

Gonzalo Borondo, Non Plus Ultra, Roma (IT), 2018, ph. Roberto Conte

Gonzalo Borondo, Merci, Bordeaux (FR), 2019, ph. Roberto Conte

Gonzalo Borondo, Matiére Noire, Marsiglia (FR), 2017, ph. Roberto Conte


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