La Goodman Gallery è stata fondata nel 1966 a Johannesburg, in Sud Africa, da Linda Givon (1936 – 2020), con l’intento di colmare una lacuna e per promuovere un’arte “che non fosse disperatamente decorativa o disperatamente coloniale”. Detto in altro modo, il fine (si noti bene: in piena era apartheid!) era quello di dare voce a una maggioranza maltrattata e tenuta in condizione di sudditanza economico-culturale e che fino a quel momento non aveva avuto diritto di parola o di immagine. In qualche modo veniva offerta, con questa pionieristica attività espositiva, l’opportunità di riscatto e di cambio di linea e di risalita in superficie sia di radici sia di storie diverse. Linda Givon, prima di aprire questa attività espositiva e mercantile, si era fatta le ossa lavorando alla Grosvenor Gallery di Londra. Il marchio “Goodman” è poi stato venduto, nel 2008, dalla fondatrice a Liza Essers, attuale proprietaria, la quale a sua volta si era formata come consulente artistico indipendente e curatore specializzato non solo in arti visive ma anche in progetti cinematografici. Tra l’altro va menzionato che Liza Essers è stata la co-produttrice esecutiva del film sudafricano “Tsotsi” (2005), prima pellicola africana a vincere un Academy Award, e che ha prodotto un documentario insieme a Catherine Meyburgh intitolato “Kentridge and Dumas in Conversation”, nel quale si racconta la vita reale degli artisti William Kentridge e Marlene Dumas.
Al momento, la galleria, con ben tre sedi operative (Johannesburg, London e Cape Town), pur senza aver cambiato il suo obiettivo di riflettere su un passato coloniale spesso violento e sopraffattore (tanto da far affermare all’attuale proprietaria che “l’arte può fare la differenza in termini di cambiamento di coscienza”), si è via via adeguata a una visione più allargata e internazionale degli autori che rappresenta.
Comunque, negli anni, l’attività della galleria è talmente cresciuta e potenziata da diventare (forse) la principale impresa africana del suo genere, fino a rappresentare all’incirca quarantacinque artisti di levatura internazionale il cui solco culturale possiamo però definire terzomondista e politicamente impegnato; tra questi ricordiamo: Ghada Amer, Candice Breitz, Jabulani Dhlamini, Carlos Garaicoa, Kendell Geers, Alfredo Jaar, Samson Kambalu, William Kentridge, Grada Kilomba, Shirin Neshat, Thabiso Sekgala, Yinka Shonibare CBE.
La nuova sede di Cape Town (uno spazio architettonico già di per sé affascinante e che in origine era un ex convento di inizio Novecento) è stata inaugurata a dicembre del 2020 con una collettiva di artisti rappresentati dalla galleria: “Did you ever think there would come a time?” Gli autori coinvolti sono: Ghada Amer, Kudzanai Chiurai, Nolan Oswald Dennis, William Kentridge, Mateo López, Gerhard Marx, Misheck Masamvu, Shirin Neshat, Mikhael Subotzky, Pamela Phatsimo Sunstrum, Sue Williamson. Il titolo di questa collettiva si riferisce a un dipinto di Pamela Phatsimo Sunstrum, e fa riflettere sull’inevitabile necessità di un continuo rinnovamento, sia in termini di trasformazione dello spazio stesso sia del programma della galleria che è cresciuto notevolmente dalla prima sede aperta a Cape Town, ben sedici anni fa. Le qualità tattili delle opere esposte in questa occasione (in massima parte inedite) iniettano un solido senso di vitalità, sottolineando non solo l’aspetto fisico delle singole opere, ma privilegiando anche la comunicazione e il significato dei contenuti proposti dagli artisti coinvolti nel progetto. Le opere rimbalzano e dialogano l’una con l’altra, in un serrato scambio di configurazioni poetiche, di segni e simboli, per esempio lavorando sull’identità, sui materiali di archivio, sulla diversificazione dei significati, sulla rilettura del passato coloniale. In definitiva un’altra affermazione diversificata e coniugata secondo undici modalità espressive, a favore di un riscatto del proprio passato e di una storia che deve diventare collettiva e condivisa.
Roberto Grisancich
Info:
19 dic 2020 – 20 feb 2021
“Did you ever think there would come a time?”
Goodman Gallery
Cape Town
37A Somerset Road
De Waterkant
+27 72 324 5321
ant@goodman-gallery.com
Immagine esterna della nuova sede della Goodman Gallery a Cape Town (37a Somerset Road, De Waterkant, un ex convento dei primi del Novecento), ph courtesy Goodman Gallery
Grada Kilomba, Plantation Memories, 2018, single-channel video installation of staged reading, HD, colour, sound, 14’ 14’’, looped, ph courtesy Goodman Gallery
William Kentridge, Blue Rubrics for Waiting for the Sibyl (You Will be Dreamt by a Jackal), 2019, pure Afghan Lapis Lazuli screen printed onto found pages, 32,3 x 40,3 cm, ph courtesy Goodman Gallery
is a contemporary art magazine since 1980
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