Dopo quasi due anni di restauro riapre a Cittadella il suggestivo edificio rinascimentale sede della Fondazione Palazzo Pretorio Onlus che inaugura la nuova stagione espositiva incentrata sul contemporaneo con la mostra GR |Giovanna Ricotta a cura di Guido Bartorelli e Silvia Grandi. L’artista, tra le più interessanti nel panorama internazionale della video arte, riunisce nella sua prima personale museale una selezione degli ultimi lavori per presentare un’inedita installazione site-specific che conclude idealmente una fase di ricerca preannunciando i nuovi approdi del suo percorso creativo.
Dal 1997 Giovanna Ricotta orchestra complesse performance accompagnate da video, foto, disegni e installazioni, in cui un corpo-oggetto si sottomette a ritualità serrate dove gesti e movimenti diventano tappe di un processo riflessivo quasi iniziatico che conduce allo svelamento del concetto finale. L’artista ha il controllo assoluto di ogni elemento dell’azione performativa di cui è sempre protagonista e che prevede l’utilizzo di oggetti-scultura da lei espressamente progettati e realizzati con un ricercatissimo senso estetico che sconfina nel design. I corpi e i volti degli attori impegnati nella performance sono privati di ogni connotazione carnale ed emotiva diventando quasi impalcature di supporto per elaborati travestimenti che materializzano suggestive creature sospese tra il sogno e la proiezione mentale. La loro provocatoria ambiguità di icone in bilico tra l’arte e la cultura di massa e il corredo di citazioni visive e concettuali di cui si ammantano riflettono la sensibilità trasversale dell’artista che, procedendo per visioni e associazioni di pensiero, interpreta la cultura contemporanea come libera rielaborazione del presente e del passato.
Attraverso la loro gestualità disciplinata si compiono misteriose gestazioni e metamorfosi che trasformano i non-luoghi in cui l’azione prende corpo (asettici spazi bianchi, edifici industriali o sale museali svuotate dei loro contenuti) in delicate alcove della creazione artistica. Giocato sulle trasparenze del bianco e del rosa confetto è il video Toilette (2008) dove una cortigiana punk-rococò si esibisce in manierati inchini e passi di danza dopo aver imbellettato se stessa e la propria immagine riflessa nello specchio con un negligente strato di cipria e nuvole di essenza profumata. Assimilando la cerimoniosità settecentesca alle formalità di facciata che spesso governano le relazioni umane e in particolare le regole del sistema dell’arte, Giovanna Ricotta suggerisce allo spettatore di chiedersi cosa ci sia in realtà dietro le apparenze delle cose cominciando, ad esempio, dalla polvere bianca di cui si cosparge il volto o dal liquido che si spruzza in bocca. Il bianco come momento di passaggio e di arrivo ritorna nel video realizzato al MAMbo Fai la cosa giusta (2010), in cui il corpo calligrafico di una moto-geisha-samurai interpreta il rovello dell’artista e il suo ruolo nel concepimento dell’opera, dall’impalpabile attimo dell’ispirazione, alla concentrazione su se stesso seguita dal libero abbandono alle possibili declinazioni di un’idea prima di determinare l’azione finale e risolutiva. L’ambigua alternanza tra il bianco del kimono e del foglio da campire e il nero del casco e della katana-pennello con cui la protagonista fende lo spazio che la circonda si risolve nella scrittura finale nero su bianco della frase che dà il titolo alla performance.
Conclude la trilogia video Falene (2012), che mette in scena la gestazione della bellezza e la sacralità del suo manifestarsi in una sala del museo ALT di Alzano Lombardo, moderna cattedrale industriale trasformata dalla performance in luogo mitologico avulso dal tempo. Le tre interpreti, con i volti nascosti da ricercate maschere-trucco vagamente anni ‘20, si liberano a vicenda degli involucri rigidi in cui sono inizialmente racchiuse aprendosi al loro magnifico destino di farfalle in una sorta d’investitura per spoliazione che avviene tramite due futuristiche aste-antenne trasparenti. Se le ambientazioni e gli indumenti utilizzati nelle performance diventano installazioni in cui il visitatore può liberamente immedesimarsi nelle metamorfosi dell’artista, il nuovo lavoro Non sei più tu (2015) rappresenta una radicale svolta nel suo percorso. Rinunciando per la prima volta a mettere il proprio corpo in prima linea, Giovanna Ricotta progetta il suo alter ego artificiale servendosi di una stampante 3D che in 8 giorni e 9 ore ha creato la singolare scultura-urna esposta per la prima volta a Palazzo Pretorio. Alla ricerca di un’identità nuova, l’artista depone simbolicamente all’interno di questo contenitore-corpo le proprie ceneri come impalpabile polvere di grafite pronta a espandersi al primo contatto con l’aria e ne suggella dall’interno il coperchio-testa imprimendovi il proprio monogramma in oro. Questa prima tappa della sua trasformazione personale e lavorativa è accompagnata da tre grandi monocromi fotografici che ritraggono e concettualizzano le textures dell’urna, della cenere e del logo inciso all’interno, in attesa dell’evento conclusivo in cui l’artista aprirà al pubblico la propria scultura.
Info:
GR | GIOVANNA RICOTTA
Palazzo Pretorio
Via Marconi, 30 Cittadella (PD)
6 giugno 2015 – 30 settembre 2015, chiuso mese di agosto
Giovanna Ricotta, Toilette, 2008
Giovanna Ricotta, Non sei più tu, Interno Testa, 2015, ph Alessandro Rivola
Giovanna Ricotta, Fai la cosa giusta, MAMbo, 2010
Giovanna Ricotta, Falene, 2012
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
NO COMMENT