La Fondazione Bevilacqua La Masa ospita uno degli eventi collaterali della Biennale Arte 2022 presso la sede storica di Palazzetto Tito. Si tratta di una retrospettiva monografica dedicata a uno dei più grandi protagonisti viventi dell’arte contemporanea coreana: Ha Chong-Hyun. Nato a Sanchong nel 1935, fin dagli anni Sessanta egli sperimenta diverse tipologie di pratiche artistiche e di materiali ed è proprio in base alle varie serie di lavori che ha intrapreso durante la sua vita che la mostra è stata divisa nelle differenti sale di Palazzetto Tito, sede istituzionale della Fondazione, grazie al supporto della Kukje Gallery e della Tina Kim Gallery. Curata da Sunjung Kim, direttore dell’Art Sonje Center di Seoul e celebre per connettere l’arte contemporanea del suo Paese con quella del resto del mondo, egli afferma di voler dimostrare, in questa occasione, come la situazione politico-sociale della Corea sia inscindibile dalla produzione artistica.
La selezione di lavori, una ventina in totale e divisa in cinque sezioni, inizia già nella scalinata che porta dal piano terra – luogo in cui è presente una scheda tecnica che introduce all’artista e una timeline della sua attività – al piano superiore, per poi continuare nel grande salone principale. Qui sono esposte le opere di formato maggiore, appartenenti alla serie nello stile Informale Conjunction che l’artista porta avanti con costanza da più di quarant’anni, e le tele risalenti alla fine degli anni Sessanta, periodo in cui era temporaneamente entrato a far parte dell’associazione Korean Avant-Garde (AG), di cui sono testimonianza alcuni volantini esposti a inizio mostra. In una sala laterale, sfruttando il confronto della trama dei dipinti con quella del caminetto presente nella stanza, sono esposte le opere che riflettono la progressione delle tele appena viste: si tratta della serie Post-Conjunction, che riunisce la produzione dal 2008 fino al 2012 e poi gli ultimi lavori, datati a dopo il 2020, mentre alcuni esempi risalenti a una decina di anni fa sono raccolti nella sala che chiude l’esposizione. Qui il processo particolare e personalizzato dell’artista coreano si mostra al meglio: egli è infatti celebre per usare il metodo bae-ap-bub secondo il quale, dopo aver steso il colore sul retro della tela, si applica una pressione affinché esso passi attraverso la trama della tela e appaia nella parte anteriore in porzioni orizzontali e verticali.
Il percorso continua con la sezione meno astratta dell’attività di Ha Chong-Hyun, Naissance e White Paper on Urban Painting, risalenti agli anni 1967-1968 e che presentano colori primari, forme geometriche e tipicamente riconducibili all’architettura e all’urbanistica, molto diverse dal resto della sua produzione. Si prosegue con alcuni esempi che dimostrano l’uso variegato di materiali da parte dell’artista e che segnano l’inizio della sua riflessione su opere dalla resa di tipo tridimensionale e non tradizionale: tele che intrecciano filo spinato alla trama, canapa, bruciature o molle di acciaio che escono violentemente dalla superficie, le quali alludono chiaramente, per mezzo del suo particolare vocabolario artistico, all’agitazione politica che la popolazione coreana era abituata a sopportare durante gli anni Settanta. L’esposizione rende onore all’operato di un artista eclettico, ricco di ispirazioni e di sensibilità tale da esprimere su vari media concetti culturali difficilmente definibili e ancora poco conosciuti al mondo occidentale.
Marina Zorz
Info:
Ha Chong-Hyun, retrospettiva
Evento collaterale della Biennale di Venezia
23/04 – 24/08/2022
Palazzetto Tito, Fondazione Bevilacqua La Masa
Dorsoduro 2826, Venezia
Per tutte le immagini: Ha Chong-Hyun, Collateral Event of the 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia installation view. Image courtesy of the artist and Tina Kim Gallery / Kukje Gallery.
Photo: Sebastiano Pellion di Persano
Dopo una formazione storico-artistica svolta tra Italia e Francia, si occupa di comunicazione digitale in ambito culturale. Ama indagare le influenze culturali di cui gli artisti si nutrono e scoprire come essi le integrino nei messaggi che lasciano attraverso le opere d’arte.
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