L’arte ha diverse potenzialità, tra cui concretizzare un’idea, un concetto. È proprio questo che accade nella mostra HORTUS. La pazienza e la grazia, in corso fino al 21 dicembre 2024, presso la OTTO Gallery di Bologna. Il progetto espositivo, a cura di Davide Benati (Reggio Emilia, 1949) è il secondo che prevede la curatela di un artista apprezzato dalla galleria, dopo il precedente dal titolo Stazionari Altrove del 2023, a cura di Matteo Montani.
Benati è l’artista protagonista e ideatore del progetto, che ha invitato a esporre, insieme con lui, Gianni Dessì (Roma, 1955), Enrico Minguzzi (Cotignola, 1981) e Nicola Samorì (Forlì, 1977). Quattro artisti dalle differenti poetiche, ma accomunati dalla cura e dalla pazienza che pongono nella realizzazione delle proprie opere, la stessa cura richiesta per la coltivazione di un Hortus, sia esso Conclusus, nell’accezione Medioevale, sia esso rappresentante un giardino dai meravigliosi fiori e frutti. I linguaggi espressivi utilizzati variano in base ai diversi modi di interpretare il mondo, la propria realtà interiore, conciliando contemporaneità e tradizione, tecnica e pensiero, fino alla realizzazione di un equilibrio formale estetico, ricco di significato. Seppure nelle differenti trame narrative, le opere raccontano di un’esperienza artistica personale, ma condivisa sia nell’ambito del progetto sia nella stessa visione dell’arte. Interessante è l’accostamento tra la cura riposta nella coltivazione dell’orto, del giardino e la cura che l’artista esprime durante la realizzazione dell’opera d’arte, che come un fiore o come un frutto, prende vita a seguito di un’attenzione profusa nell’atto creativo.
Infatti, come riportato nel comunicato stampa che accompagna la mostra: «Il giardino-orto, luogo dove il lavoro trasforma la natura e produce frutti e il giardino-ornamentale, luogo lussureggiante di pace, silenzio e bellezza sono spazi simbolici di perfetta armonia tra mondo naturale e umano intelletto e si prestano ad essere assimilati alla tela e alla pratica del pittore. L’opera è centro fisico ma anche e soprattutto spirituale e intellettuale dell’artista, luogo che richiede lavoro e pazienza. Per i quattro artisti l’Hortus diventa la metafora di un modus operandi che li accomuna, profondamente radicato nella pratica di ciascuno, fatto di pazienza, lentezza e cura». Davide Benati, con l’opera Encantadas (2024) apre il percorso espositivo, introducendo da subito il visitatore alla sua tecnica più utilizzata: l’acquerello, tramite cui egli indaga le modalità legate all’apparizione dell’immagine. Dall’osservazione delle opere emerge come l’utilizzo di tale tecnica consenta la riproduzione di una natura e di forme in movimento, dalle campiture delicate, quasi rarefatte, immerse in un silenzioso, ma espressivo piano pittorico, ricco di evocazioni letterarie.
Un richiamo alla natura e alle sue forme è presente nelle opere di Enrico Minguzzi, che accolgono lo spettatore nella medesima sala. Mondi immersi in un’atmosfera metafisica, come ad esempio in Calicante (2024) prendono vita nell’interiorità dell’artista, protesi con moti dolcemente vorticosi e ascensionali verso una verticalità ordinata e silente. I piani e la prospettiva sono definiti tarmite cromie attentamente selezionate, le cui campiture, dalle più chiare alla più intense, sposano ed esprimono l’intenzione dell’artista di voler rappresentare il suo immaginario interiore. Seguono negli ambienti della galleria, le opere di Nicola Samorì, che con la sua arte in equilibrio tra antico e contemporaneo, vita e sofferenza, fenomenologico e ontologico, riesce a esprimere quel pathos e quella tensione propria del sentire umano, stressando le rappresentazioni, siano esse pittoriche che scultoree, fino al punto di massimo sentire e partecipazione sia dell’artista sia dello spettatore. Samorì gratta, scortica la pittura, come in Tarlo Ellenico (2024) rendendo evidente lo stretto legame tra pensiero ideatore e percezione della sofferenza e della sua presenza nel mondo. In tal modo è ancora più evidente la profonda riflessione presente in ogni singola opera, la quale è frutto di un continuo meditare sulla condizione umana.
Gianni Dessì presenta in mostra dei lavori di matrice astratta, ma in linea con la sua poetica, alla base della quale vi è la predilezione per l’utilizzo di diversi materiali, grazie ai quali riesce a esprimere la complessità dei concetti e del pensiero, che realizza attraverso differenti forme in movimento nello spazio pittorico in dialogo con lo spettatore. Quest’ultimo protende verso l’opera al fine di percepirne l’essenza, come avviene, ad esempio, rapportandosi con il lavoro dal titolo Della pittura: l’oro (2020). Infatti, grazie alla puntuale osservazione dei particolari, si riescono ad apprezzare le molteplici forme rappresentate sulla tela e immerse in uno spazio dorato. La mostra HORTUS. La pazienza e la grazia, dunque, nata dall’unione di quattro personalità complesse e uniche, consente di usufruire di una particolare esperienza estetica, da cui viene evocata la cura meticolosa legata alla realizzazione di ogni singola opera, invitando contestualmente lo spettatore a porre attenzione alla ricchezza dei significati suggeriti e proposti dall’arte.
Info:
AA.VV. HORTUS. La pazienza e la grazia
12/10 – 21/12/2024
OTTO Gallery
Via d’Azeglio, 55 – Bologna BO
www.otto-gallery.it
Di formazione scientifica, ma con grande passione per l’arte, che ama raccontare, ammirandone tutte le sue espressioni.
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