Frankenstein, R. U. R. (Rossum’s Universal Robots) e Upgrade in Progress. Cosa hanno in comune l’opera letteraria di Mary Shelley, il dramma teatrale di Karel Čapek e la prima personale italiana di Geumhyung Jeong? Il fil rouge che attraversa duecento anni di storia tenendo insieme queste esperienze – annodandole casualmente a distanza di un secolo l’una dall’altra: 1818, 1920 e 2020 – è rappresentato dal fatto che in ognuna di esse si assiste alla creazione di nuovi esseri: dalla creatura costituita da parti anatomiche prelevate da cadaveri, si passa ad androidi dalle sembianze umane – definiti per la prima volta “robot” – fino a giungere a “giocattoli” umanoidi che l’artista sud-coreana assembla in prima persona, i quali sembrano costituire una via di mezzo tra i due precedenti. Le similitudini, però, non finiscono qui.
Allestita presso la Palazzina dei Giardini di Modena di Fondazione Modena Arti Visive, la mostra, aperta fino al 2 giugno 2020, costituisce l’evoluzione delle precedenti Homemade RC Toy (2019), organizzata alla Kunsthalle Basel, e Small Upgrade (2019), inaugurata nel corso della quinta Ural Industrial Biennal of Contemporary Art (Russia): anche in queste occasioni Jeong aveva presentato i suoi inquietanti robot costituiti da ingranaggi meccanici/elettronici ed elementi anatomici prelevati da manichini. La costante di ogni allestimento è una grande installazione composta da un tavolo contenente utensili e ingranaggi accompagnato da schermi che mostrano l’artista durante la costruzione dei suoi “giocattoli” e le successive performance – la stessa installazione viene riproposta nell’atrio d’ingresso della Palazzina. Osservando il tavolo, immaginiamo l’artista mettersi al lavoro, scegliere accuratamente gli strumenti e le componenti da utilizzare di volta in volta. Nel giro di qualche secondo le nostre fantasie vengono appagate dai video posti ai lati del banco: vediamo Jeong muoversi come un vecchio scienziato (il dottor Frankenstein?) o un moderno ingegnere robotico (gli scienziati della fabbrica Rossum?), intenta a maneggiare finte componenti umane, ingranaggi metallici e sottili cavi colorati – da precisare la realizzazione dei robot è totalmente fai-da-te, frutto di studi sui linguaggi di programmazione.
Percorrendo le sale della Palazzina, ci accorgiamo che i lavori di Upgrade in Progress affondano salde radici in alcune sperimentazioni d’inizi Novecento, conferendo al contempo nuova linfa a soluzioni che, partite dai medesimi presupposti, hanno fondato un nuovo modo di fare arte: evidenti, ad esempio, i rimandi alle Poupée di Hans Bellmer, sia a livello estetico che per l’ambigua carica erotica che trasmettono, ma anche alle pratiche Post-Human diffusesi a partire dal 1992, anno dell’omonima collettiva curata da Jeffrey Deitch, le quali hanno inaugurato una nuova fase dell’arte contemporanea – evidenti, in questo caso, i richiami alla serie Sex Pictures di Cindy Sherman e ai manichini di Paul McCarthy.
Se l’aspetto ludico gioca un ruolo importante nella poetica della Jeong – non a caso definisce le sue creazioni dei “giocattoli”, accostandosi anche in questo alle esperienze di Bellmer – ciò che le interessa maggiormente è indagare il rapporto che unisce l’uomo alle macchine. Rovesciando la convinzione secondo cui le macchine siano destinate al completo controllo dell’uomo, nelle sue performance non appare ben chiaro chi controlla chi: nel gioco delle parti, artista e androidi sembrano rivendicare la propria autonomia/autorità. In quest’ottica, il fil rouge di cui sopra che lega il suo lavoro alle opere di Shelley e Čapek risulta più che mai calzante: anche in Frankenstein e in R. U. R., infatti, il tema di fondo è quello del controllo da parte dell’uomo su esseri da lui creati – condizione che termina con la ribellione di questi ultimi. I “giocattoli” di Jeong, naturalmente, non finiscono per ribellarsi all’artista, ma la natura del rapporto che li lega contribuisce a riflettere sul medesimo messaggio: la convinzione di comando, che in uno scenario fantascientifico spesso porta a conseguenze impreviste e catastrofiche, nella realtà si tramuta in mera illusione se soltanto si pensa a quanto le macchine stiano plasmando il nostro modo di vivere e pensare. L’interazione tra la Jeong e le proprie creazioni non si riduce però nella sola questione di chi controlla chi. Fin dalle prime fasi di costruzione si intravede una certa premura nell’operare sugli oggetti: forse l’espressione con cui li definisce (“giocattoli”) rivela un sentimento, una sorta di affezione nei loro confronti – in fondo sono pur sempre delle sue creazioni – che al momento delle performance però si traduce in un impulso indecifrabile, ambiguo come le stesse macchine – da qui anche l’enigmatico atteggiamento ludico/erotico col quale interagiscono.
Sessualità, gioco e, soprattutto, dualismo uomo-tecnologia: queste le componenti fondamentali del lavoro di Geumhyung Jeong, trattate con la stessa (a tratti controversa) autenticità che caratterizza i nostri tempi. Facendo un lungo passo indietro, Frankenstein di Mary Shelley e R. U. R. di Karel Čapek già mettevano in guardia sui possibili risvolti che si sarebbero potuti avere nel delicato equilibrio tra ciò che è umano è ciò che non lo è. “Accanto a sconvolgimenti politici e sociali, ci sono progressi scientifici che avrebbero profondamente cambiato la vita di tutti”: così recitava l’incipit di un film del 1994 basato sull’opera della Shelley. Upgrade in Progress, oltre a proseguire il discorso dell’artista, “aggiorna” la riflessione sui frutti che questi progressi hanno prodotto: un futuro che sembrava lontano è divenuto ormai presente, e quel che resta da fare non è altro che ragionare sui cambiamenti che ha comportato, sulla vita che viviamo e su tutto quello che ci circonda.
Antongiulio Vergine
Info:
Geumhyung Jeong – Upgrade in Progress
A cura di Diana Baldon
Dal 6 marzo 2020 al 2 giugno 2020
FMAV, Palazzina dei Giardini, Corso Cavour 2, Modena
www.fmav.org
Geumhyung Jeong, Upgrade In Progress, 2020, Fondazione Modena Arti Visive, Palazzina dei Giardini, Modena, ph©Rolando Paolo Guerzoni
Geumhyung Jeong, Upgrade In Progress, 2020, Fondazione Modena Arti Visive, Palazzina dei Giardini, Modena, ph©Rolando Paolo Guerzoni
Geumhyung Jeong, Small Upgrade, Ural Industrial Biennial of Contemporary Art, 2019, Photo Ksenia Popova
Geumhyung Jeong, Homemade RC Toy, Kunsthalle Basel, 2019, Photo Philipp Hänger
Geumhyung Jeong, Upgrade In Progress, 2020, Fondazione Modena Arti Visive, Palazzina dei Giardini, Modena, ph©Rolando Paolo Guerzoni
Nato a Campi Salentina (LE). Dopo la facoltà triennale di Tecnologie per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali presso l’Università del Salento, frequento il Corso di Laurea Magistrale in Arti Visive presso l’Università di Bologna. Ho collaborato con la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. di Bologna e con il MUMA – Museo del Mare Antico di Nardò (LE). Mi interessano le vicende riguardanti l’arte contemporanea, in particolare quelle legate alle pratiche video-fotografiche e performative. Scrivo per ATPdiary e Juliet Art Magazine.
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