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I Photoworks di Joachim Schmid alla P420

I Photoworks di Joachim Schmid alla P420

L’artista tedesco Joachim Schmid torna nella galleria bolognese P420 con una personale visitabile sino al 6 marzo. Nelle due sale sono esposte opere fotografiche, eppure Schmid non si definisce fotografo.

Egli è tra i pionieri della Found Photography: a partire dai primi anni ‘80 si dedica alla raccolta sistematica di fotografie altrui, scatti amatoriali che la cultura popolare genera per i più svariati scopi e che egli salva dalla strada e dalla probabile distruzione e dimenticanza.

Nessuna nuova fotografia finché tutte quelle esistenti non siano state utilizzate”: così l’artista riassume il senso del suo lavoro in un testo del 1989. Una vita dedicata alla fotografia, quella degli altri però. La sua attenzione non si rivolge alla fotografia dei grandi esposta nei musei, bensì agli scatti di tutti, che non nascono per diventare opere d’arte e che spesso sono “lasciate fuori”.

Con cura quasi maniacale egli cerca nei mercatini delle pulci, per strada, negli archivi, tra le persone, e adotta scatti che poi archivia e cataloga (con un numero progressivo e l’indicazione di quando e dove siano state trovate).

Chi ha scattato le fotografie esposte nelle sale della galleria? Non possiamo saperlo, d’altronde non lo sa neppure l’artista, infatti afferma: “tutto quello che so di loro è il luogo e la data di ritrovamento, il resto è l’immaginazione”.

Questo mistero che lascia il via libera all’immaginazione è la chiave di tutto il lavoro di Schmid. Immaginare chi ha scattato la foto, immaginare le storie di chi vi è ritratto, immaginare il motivo per cui sia stata poi, talvolta, strappata e gettata via.

La libertà di ciascuno di interpretare a proprio modo i significati nascosti dietro alle fotografie è ciò che rende i visitatori partecipi e attivi.

Bilder von der Straße (Immagini dalla strada) – che occupa l’intera seconda sala della galleria – è un progetto iniziato nel 1982 e terminato nel 2012, che comprende mille fotografie raccolte dall’artista durante i suoi viaggi in giro per il mondo. Schmid per trent’anni ha recuperato, dai marciapiedi di 123 città, foto abbandonate o perdute e le ha disposte in ordine cronologico su fogli di carta d’archivio con indicazione di luogo e data di ritrovamento.

Molto spazio è dato al caso, non sono stati adoperati infatti processi di selezione. Sulle pareti – e in un video che riassume l’intero progetto – un vero e proprio museo di immagini che costituiscono tasselli di un archivio della memoria. È un tentativo di salvataggio di rifiuti fotografici.

Alcune delle foto, infatti, sono formate da frammenti ricomposti di ricordi di cui qualcuno si è voluto liberare. È inevitabile dare libero sfogo alla fantasia e immaginare cosa si celava dietro a quelle immagini logorate dal tempo, dagli agenti atmosferici o strappate e gettate via. Ogni elemento è una traccia da cui partire per immaginare mille potenziali storie diverse, in alcune delle quali è possibile ritrovare sé stessi.

L’artista, che in questo caso ha ricomposto frammenti di foto fatte a pezzi, in altri casi ha compiuto l’operazione inversa. In Staticts (1995 – 2003), ad esempio, egli distrugge in prima persona vario materiale stampato (pubblicità, cartoline, pagine di riviste…) passandole dentro un tritadocumenti e ricomponendole in una veste nuova, quasi astratta. Questo intervento si può leggere come la risposta dell’artista all’ inquinamento visivo cui ci sottopone la società contemporanea.

Un’eccezione all’essere un non-fotografo può essere riscontrata in Zur Theorie der Fotografie (1986). L’artista in quest’opera rifotografa il retro di alcune istantanee ritrovate in un mercatino delle pulci che riportano scritte e appunti dei vecchi proprietari. Le 36 fotografie in bianco e nero sono incorniciate e disposte sul piano di un tavolo nella prima sala della galleria. Il punto di partenza, in questo caso, è il linguaggio verbale, rappresentato dalle calligrafie di ignoti, che però è indissolubilmente legato a quello fotografico, presente se pur celato.

C’è un’attenzione anche materica nei confronti della fotografia, considerata non solo come immagine, ma anche come oggetto e in quanto tale distruttibile – come si è visto – e, come in questo caso, dotato di un fronte e di un retro. L’artista sceglie di negarci l’immagine e di lasciare che la nostra immaginazione crei la propria personale visione, partendo dalle parole semplici di persone ignare che i loro pensieri sarebbero stati letti da tanti. Nella loro ingenuità queste frasi potrebbero costituire materiale per una teoria della fotografia popolare, come indicato dall’artista nel titolo dell’opera.

All’ingresso è esposto uno dei lavori più recenti: Il Mare (2018) che in 30 stampe in bianco e nero contrappone la natura selvaggia delle onde del mare alla linearità delle pagine di un libro di seconda mano dallo stesso titolo che l’artista ha comprato in un negozio di Roma.

Basta voltarsi per vedere sulla parete opposta altre fotografie in cui appare nuovamente il mare, se pur in una chiave decisamente meno poetica. Si tratta della serie Meetings (2003-2007) che raccoglie immagini di scene preconfezionate di vita paradisiaca fornite dagli operatori di villaggi turistici. È come fare un viaggio a Postcardland, dove coppiette felici si divertono in spiaggia, sorseggiando cocktail al tramonto.

Il lavoro di Schmid invita a riflettere su come il ruolo della fotografia sia cambiato con il passare del tempo: da un passato in cui si dava importanza a ogni singolo scatto in quanto strumento per preservare la memoria, all’abuso che se ne fa nel quotidiano. Lo stesso artista afferma: “L’azione del fotografare è come il respiro, non ci si fa più caso”. La mostra, dal canto suo, rappresenta un’ottima occasione per tornare a respirare la fotografia, per tornare a farci caso.

Ornella D’Agnano

Info:

Joachin Schimd
Photoworks
20.01.21 – 06.03.21
P420
Via Azzo Gardino 9, Bologna

Joachim Schmid, Photoworks, 2021, installation view, P420, Bologna, Courtesy P420, Bologna foto /photo Carlo FaveroJoachim Schmid, Photoworks, 2021, installation view, P420, Bologna. Courtesy P420, Bologna foto Carlo Favero

Joachim Schmid, Bilder von der Straße, 1982-2012, fotografie trovate montate su cartone, cm. 29 ,5 x 21,5 cad, particolare. Courtesy l’artista & P420, Bologna, foto Carlo Favero

Joachim Schmid, Il Mare, 2018, 30 stampe ad inchiostro pigmentato, cm. 18 x 24 cad. Courtesy l’artista & P420, Bologna, foto Carlo Favero

Joachim Schmid, Photoworks, 2021, installation view, P420, Bologna, Courtesy P420, Bologna foto Carlo Favero

Joachim Schmid, Photoworks, 2021, installation view, P420, Bologna. Courtesy P420, Bologna foto Carlo Favero


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