Abbiamo intervistato Chiara Tabaroni direttrice artistica di Ca’ Colmello in occasione del workshop residenziale di illustrazione “Sentieri dell’incertezza” guidato dall’artista e illustratrice polacca Joanna Concejo in programma dal 26 al 28 luglio alla Casa Laboratorio di Ca’ Colmello di Sassoleone, in provincia di Bologna, nell’ambito della settima edizione di S.I.A – Sottili Innesti Amorevoli, preziosa rassegna a cura dell’associazione Baba Jaga che porta sulle colline bolognesi gli esponenti più interessanti della ricerca artistica italiana e internazionale.
Come nasce la Casa Laboratorio di Ca’ Colmello di Sassoleone? E S.I.A – Sottili Innesti Amorevoli, che già nel nome contiene una poetica profonda e interessante?
Ca’ Colmello è un luogo prezioso, speciale, amato…nasce da un desiderio forte e pulsante, in costante rinnovamento, di creare un luogo che sia casa, ma anche spazio di intrecci d’arte e teatro, infanzia e storie, musica e danza, luogo di residenze e ricerca…mantenendo anche l’aspetto rurale, il contatto con la terra (ci sono un piccolo orto, il Frutteto dei Custodi di alberi antichi donati con amore, ed animali che con la loro presenza profonda ci ricordano il qui e ora…)
Ca’ Colmello è un casolare antico tra colline e cielo che negli anni abbiamo ristrutturato con cura, è un luogo in cui l’aspetto umano può trovare respiro nell’incontro, nel silenzio vivo della natura e da tutti questi connubi nasce la rassegna S.I.A. – Sottili Innesti Amorevoli.
S.I.A è un mondo in cui ci si immerge, per un workshop di ricerca o uno spettacolo, e ci si lascia invadere…
L’orizzonte aperto del panorama circostante colma e nutre.
Nel corso delle sette edizioni di S.I.A avete notato un maggiore interesse da parte del pubblico verso le proposte e le ricerche artistiche che selezionate?
Non è semplice far in modo che le persone giungano fin quassù, luogo isolato tra calanchi e verdi colline. Come dico sempre, ci vuole la volontà e il desiderio di giungervi, rallentare il tempo, ed anche il viaggio fin qui sarà allora parte dell’esperienza. Sicuramente in questi 8 anni, la voce si è diffusa in giro per l’Italia (e anche all’estero) anche grazie al passaparola prezioso di chi è giunto qui, e ha compreso ed amato lo spirito di questo luogo, la fragilità e la forza di un’utopia reale al di fuori degli abituali circuiti e di una modalità differente di esperire l’arte in senso ampio.
Grati quando si rinnova la poesia della presenza, la sequenza dell’incontro mai uguale, lo stupore di una comunità provvisoria che si riconosce…
Quanto è importante “resistere” e proporre cultura in posti lontani dal centro, in ambienti naturali, come in Appennino?
Siamo convinti che zone “marginali”, siano esse le periferie delle città, o particolari contesti come questo, immerso in una natura ancora poco antropizzata, posseggano potenzialità ed urgenze di bellezza da ri-scoprire, innescando meccanismi di liberata commistione, significati che vengono amplificati poiché si è invitati in qualche modo ad un processo di spoliazione.
Si torna ai perché, alla trasparenza, e si riempiono le tasche di soffi vivi.
La natura àncora a sé cuciture di infinito che donano del bene…
Nella storia di Ca’ Colmello, ci puoi raccontare qualche evento che avete accolto con maggiore riscontro?
Sicuramente la poesia di Mariangela Gualtieri che ha risuonato nella notte, e invaso anche gli interstizi più nascosti, quella voce in grado di unire visibile e invisibile, andando a tracciare mappature intime in una sorta di rito condiviso, è stato uno degli eventi che ha richiamato più cuori, nell’anfiteatro tra canti di grilli e luna.
Inoltre anche la compagnia indiana Milòn Mèla, ospite abituale delle varie edizioni, travolge con esplosione di musiche, danze e colori, ed è sempre una festa di meraviglia, un’estasiata visione di bellezza e forme antiche.
A fine luglio ospiterete l’artista e illustratrice polacca Joanna Concejo, puoi raccontarci qualcosa in merito? Come vi siete conosciute e che tipo di attività verrà proposta.
Da anni seguivamo Joanna Concejo da lontano, tramite le sue illustrazioni, e qualcosa di sottile ci risuonava dentro: c’è qualcosa di forte e delicato allo stesso tempo, un’essenza, un’attenzione ai dettagli, un rapporto con il passato, la natura… Sono immagini che parlano a chi le sa ascoltare ed osservare, traghettano dentro ad un’atmosfera, aprono porte all’altrove…
Abbiamo pensato che sarebbe stato un bell’incontro, e così è stato: l’anno scorso ci siamo scritte, e l’abbiamo invitata per la prima volta.
Quest’estate sarà il secondo incontro, poiché amiamo creare con gli artisti anche un legame che si possa approfondire, dopo la prima conoscenza.
Poter esplorare da vicino ricerche differenti è un dono.
Qualche data estiva di Agosto da ricordare ai nostri lettori che visiteranno con curiosità Cà’ Colmello?
Agosto è il terzo ed ultimo mese intenso della rassegna, ed ospita 2 workshops residenziali: uno di danza butoh con il grande maestro Masaki Iwana e l’altro con la compagnia di artisti indiani Milòn Mèla in cui si esploreranno differenti discipline artistiche (danza chhau, danza gotipua, arte marziale kalaripayattu, ecc).
A Ferragosto invece nell’anfiteatro sotto le stelle Canti del Vivo concerto di O Thiasos Teatro Natura con le cantanti e attrici Camilla Dell’Agnola (voce, viola, dulsetta) e Valentina Turrini (voce e tamburo). Sono canti polifonici eseguiti a cappella a due voci, a disegnare un ideale itinerario attraverso i suoni della natura e le voci, dal Salento alla Galizia, passando per l’Emilia Romagna e la Sicilia, fino a toccare la Georgia e l’Ucraina.
A chiusura della lunga estate quassù, il 25 agosto la Compagnia Milòn Méla, dall’India, incanterà grandi e piccini con lo spettacolo Naba Jagoron – Risvegli danze acrobatiche, maschere tribali, colori, musiche e canti d’Oriente.
Ca’ Colmello
Ca’ Colmello, Anfiteatro
Joanna Concejo, Petit déjeuner
Joanna Concejo, Death & Resurection
Joanna Concejo, Morze
(1990) Laureata al DAMS di Bologna in Arti Visive con una tesi sul rapporto e i paradossi che intercorrono tra fotografia e moda, da Cecil Beaton a Cindy Sherman, si specializza all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel biennio in didattica dell’arte, comunicazione e mediazione culturale del patrimonio artistico con una tesi sul percorso storico-critico di Francesca Alinovi, una critica postmoderna. Dal 2012 inizia a collaborare con spazi espositivi svolgendo varie attività: dall’allestimento delle mostre, alla redazione di testi critici o comunicati stampa, a laboratori didattici per bambini, e social media manager. Collabora dal 2011 con varie testate: Vogue online, The Artship, Frattura Scomposta, Wall Street International Magazine, Forme Uniche Magazine.
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