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I visionari dell’imballaggio: Christo e Jeanne Cl...

I visionari dell’imballaggio: Christo e Jeanne Claude

L’arte contemporanea propone visioni e tematiche che interessano molti aspetti del nostro vivere. Vale anche viceversa, ovvero le questioni della vita influenzano, in modo determinante, le arti visive. Se parliamo di contemporaneità, non possiamo non percorrere le vie dell’imballaggio, dell’assemblaggio e dell’impacchettare. Noi viviamo dentro un accumulo notevole e inconsapevole di oggetti, di vario tipo, che hanno in qualche modo oltrepassato la processualità dell’impacchettamento. Gli oggetti catturano la nostra attenzione sia nel reale sia nel mondo virtuale. Per fare un esempio, nei nostri centri commerciali, si celebra l’estetica degli oggetti tra imballaggi e assemblaggi.

Vi siete chiesti quante volte avete avuto a che fare con oggetti impacchettati? A questo punto, starete pensando cosa c’entra questo discorso con l’arte contemporanea. C’entra eccome!! Tutto ciò che riguarda la quotidianità e i nostri modi di vivere si ingloba perfettamente nell’ottica delle arti contemporanee che diventano il luogo dell’amplificazione, dell’eco di disagi, ossessioni, abitudini e pregi del nostro essere nel mondo. A tal proposito, vi presento i primi artisti che hanno impacchettato isole, coste, palazzi, ponti e così via. Mi riferisco ai noti visionari, Christo Yavachev (Gabrovo, 13 giugno 1935 – New York, 31 maggio 2020) e Jeanne-Claude Denat de Guillebon (Casablanca, 13 giugno 1935 – New York, 18 novembre 2009). Loro hanno usato la logica dell’imballaggio, utilizzando enormi teli di nylon bianco o di tessuto.

Le loro visioni hanno assunto anche un carattere politico e storico perché imballare è una forma di censura visiva che rinnova non solo l’oggetto coperto, ma il modo di guardarlo. Il cambiamento catartico, infatti, per chi sta davanti alle opere di Christo, è nello sguardo, nella direzione di chi osserva attraverso una forma di separazione tra ciò che è coperto e ciò che si risvelerà. È evidente quanto sia stata estrema la scelta di Christo e Jeanne-Claude, con installazioni colossali di “arte ambientale”, per mettere in risalto la capacità di far vedere, occultando e coprendo, ispirandosi anche alle teorie di Joseph Beuys e Man Ray.

Nell’idea della coppia, la visione di tutto ciò che è intorno a noi può subire una variazione: una sottrazione della visione stessa, una modifica. Oggi si chiamerebbe il filtro dell’impacchettare, per parlare con un linguaggio attuale. Loro lo hanno fatto con operazioni macroscopiche ovvero hanno esasperato i confini, i tempi e le azioni del micro mondo a un livello esageratamente macroscopico. Pensate a  installazioni colossali come “Wrapped Coast” (Sydney, 1968-69); “Wrapped Reichstag” (Germania, 1995); “Surrounded Islands” (Florida, 1980-83), “The Pont Neuf Wrapped” (Parigi, 1975-85), realizzate prima che si sviluppasse la moda dei centri commerciali  e  prima ancora di internet, a disposizione di tutti, e della stessa vendita online, che si basa sulla logica delle spedizioni e dell’imballaggio.

Hanno creato eventi che hanno attratto un numero enorme di osservatori oltre alla necessaria collaborazione di scalatori esperti, con tutte le strutture tecniche necessarie predisposte per la realizzazione – previa permessi e autorizzazioni – con tempi di esposizione al pubblico molto breve rispetto alla fase ideativa e organizzativa che durava anni.

Sul piano concettuale e simbolico è come se avessero richiamato ed evocato, in modo estremo, anche l’idea di oggetto imballato, tipico del nostro mercato globalizzato. Se poi si considera l’arte contemporanea come uno strumento per produrre visioni capaci di cambiare la maniera di guardare e osservare cosa esiste intorno a noi, avremmo forse una minore probabilità di avere gli occhi impacchettati e imballati dalla ingordigia dei nostri oggetti. E chissà, magari, la prossima volta in cui libereremo dall’imballaggio un oggetto che abbiamo acquistato, ripenseremo a due visionari un po’ fuori dalle righe, come Christo e Jeanne-Claude Denat che ricordano a tutti noi la possibilità di svelare e spacchettare la percezione stessa del mondo.

Nilla Zaira D’Urso

Christo e Jeanne-Claude alla loro esposizione di Berlino, settembre 2001. In primo piano, il progetto “Wrapped Reichstag” realizzato nel 1995 (AP Photo/Jockel Finck)

imballaggio: Christo-and-Jeanne-Claude-Wrapped-Cost-One-Million-Square-Feet.-Little-Bay-Sydney-Australia-1969-photo-Harry-SkunkChristo and Jeanne-Claude, Wrapped Cost, One Million Square Feet. Little Bay, Sydney, Australia, 1969. Ph Harry Skunk

Christo and Jeanne-Claude, Wrapped Reichstag, Berlino, 1995. (AP Photo/ Jan Bauer)


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