Ibrida, Festival internazionale delle Arti intermediali torna a Forlì dal 24 al 26 settembre 2021 con un’edizione (post) pandemica che traduce in proposta culturale e artistica – tra videoarte, performance art e musica elettronica – l’accelerazione digitale che tutti abbiamo vissuto nei mesi scorsi. Dopo il centro polifunzionale Fabbrica delle Candele, sede storica del festival dal 2015, e l’Arena San Domenico, suggestiva location istituzionale scelta nel 2020, quest’anno la rassegna si svolgerà negli spazi di EXATR, hub votato al contemporaneo e situato nel centro storico di Forlì.
Il cuore del progetto è sempre una riflessione, aggiornata di anno in anno, sulle potenzialità dell’audiovisivo sperimentale e sulla sua capacità di rinnovarsi nella contaminazione con altre discipline e rimane inalterato anche il format, che prevede l’alternanza di live, proiezioni, talk e installazioni fruibili sia in presenza e sia in streaming attraverso il sito ufficiale.
Per avere qualche anticipazione sulle iniziative in programma abbiamo interpellato Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, ideatori e direttori artistici della manifestazione organizzata dall’associazione culturale Vertov Project con il contributo di diversi critici e artisti nazionali ed internazionali.
Emanuela Zanon: Da qualche anno le anticipazioni su Ibrida a poche settimane dall’inizio del festival stanno diventando un appuntamento fisso per i lettori di Juliet: vorreste raccontarci quali novità caratterizzeranno l’edizione 2021?
Francesca Leoni e Davide Mastrangelo: Ritorniamo alla nostra formula originale con più live, incontri e workshop in presenza. Il Festival è già partito con un’anteprima a giugno: una selezione video del tutto inedita curata da Cosimo Terlizzi, dal titolo Vertigine e che vede coinvolti diciannove studenti dell’Accademie e delle Università di tutt’Italia, che lavorano in maniera critica e artistica con lo smartphone e il formato verticale. Una video selezione fruibile soltanto sul canale Instagram del Festival (@ibridafestival). Inoltre avremo la presenza di diversi ospiti, come la videoartista Kika Nicolela, Rino Stefano Tagliafierro dei Karmachina, Apotropia, Francesca Fini, Riccardo Balli, Francesca Lolli, Luca Maria Baldini, Fiorenza Menni, Cosimo Terlizzi e tantissimi altri.
Quali difficoltà avete dovuto affrontare per organizzare un’altra coraggiosa edizione in tempi di pandemia?
La difficoltà più grande è stata ritrovare l’energia necessaria per non scoraggiarci dopo le avversità dell’ultimo anno. Ormai stanchi del famigerato tempo sospeso di cui si è tanto discusso, crediamo sia giunta l’ora di progettare, tenendo conto del cambiamento epocale che tutti stiamo affrontando. Sarà sempre più difficile realizzare progetti in maniera univoca e senza prendere in considerazione la realtà mutevole e ibrida che ci circonda. Per nostra natura abbiamo sempre abbracciato l’ibridazione come tratto distintivo, adattandoci al presente e non escludendo nessun tipo di linguaggio. Vogliamo essere uno specchio di ciò che accade nella nostra società, un ponte tra il mondo fisico e quello digitale. I confini sono molto labili e fragili, bisogna far emergere e sviluppare un nuovo pensiero critico (digitale), anche perché è in atto una vera e propria accelerazione intermediale senza precedenti. Dobbiamo anche dire grazie all’amministrazione comunale e regionale (Comune di Forlì – Regione Emilia-Romagna), che non ci hanno mai abbandonato, rinnovando i contributi e l’interesse nei confronti della nostra realtà.
Il palinsesto delle proiezioni propone opere di videoarte provenienti da oltre trenta Paesi, in parte selezionate tramite una open call a cui hanno risposto centinaia di artisti da ogni parte del globo. A vostro avviso, quali interpretazioni/metabolizzazioni della particolare congiuntura epocale e globale che stiamo vivendo sono emerse in questi lavori?
Abbiamo ricevuto più di seicento lavori audiovisivi, da ogni parte del globo, dei quali abbiamo selezionato, dopo una seconda scrematura, quarantacinque video. Lo screening che ne viene fuori è multiforme, le differenze sostanziali sono molteplici. In tutte le opere si percepisce una presa di coscienza del mutamento epocale che stiamo vivendo, sviluppato in più tematiche e stili che vanno dai cambiamenti climatici, alla parità di genere, fino ad arrivare alla semplice manipolazione dei segnali digitali come atto politico. L’unico comune denominatore è il mezzo video nelle sue molteplici sfumature e ibridazioni. Le nuove produzioni artistiche provenienti dall’estero sono per lo più parodie e psicosi collettive di un sistema del quale non si può più fare a meno. Gli artisti italiani mantengono sempre un certo rigore nella forma e nei contenuti: nonostante ci sia un’accelerazione intermediale su più fronti, noi italiani non riusciamo ad abbandonare del tutto il “classico” a scapito del nuovo. Questo, in fin dei conti non è né un bene né un male, ma solo una fotografia del nostro agire artistico. I pochi post internet artist presenti sul territorio nazionale, infatti, sono l’eccezione che confermano la regola.
Anche quest’anno avete scelto di valorizzare la dimensione live, componente secondo me imprescindibile dell’identità di Ibrida che permette di “verificare sul campo” il concetto di ibridazione che costituisce l’oggetto principale di indagine del festival. Potreste raccontarci chi sono gli artisti invitati e come si sono rapportati alla nuova location?
La componente live di Ibrida è sempre stata il punto cardine delle tre serate, perché ci permette di mettere in campo tutta la nostra essenza. Dallo scorso anno ci siamo trasferiti in EXATR, un ex deposito delle corriere, un edificio di impianto razionalista riqualificato a contenitore del contemporaneo, con gli incontri aperti al pubblico, mentre quest’anno ci traferiremo in quegli spazi con tutto il Festival. Abbiamo scelto EXATR perché è un hub creativo che connette diverse realtà del contemporaneo della città di Forlì, un luogo d’innovazione sociale idoneo alle nostre peculiarità. Apriremo con un’anteprima nazionale: Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch, live concepito e realizzato dallo studio Karmachina, animazioni di Rino Stefano Tagliafierro, in collaborazione con il trio musicale Fernweh. Un live ibrido per antonomasia in cui le immagini delle opere di Bosch vengono rielaborate digitalmente in un viaggio audiovisivo totalizzante, dove si alterneranno momenti più figurativi ad altri più astratti, che evocano liberamente la natura visionaria e lisergica dell’opera del maestro fiammingo. Il live è stato presentato soltanto in Spagna in occasione dei Premios Princesa De Asturias 2019, le immagini delle opere del grande pittore saranno utilizzate per gentile concessione diretta del Museo Nacional del Prado di Madrid. In seconda serata cambieremo rotta e proseguiremo con Dj Balli che proporrà Sbrang Gabba Gang, un live accelerazionista che ci proietta dal futurismo alla cultura gabber olandese. Un bombardamento visivo di sostegno alla musica, in una vera e propria ricostruzione gabber-futurista dell’Universo. Sabato 25 avremo i videoartisti e performer Apotropia con Altered Ego, a seguire i MUVIC con Olympia, sonorizzazione live dell’omonimo lungometraggio di Leni Riefenstahl, un’interazione tra musica e film in cui il re-sampling audio e la manipolazione delle immagini seguono una nuova struttura sonora e visiva. Chiuderemo con Non vedrete nulla di me in questo film di Cosimo Terlizzi, Fiorenza Menni e Luca Maria Baldini, un’ibridazione tra cinema, teatro e musica elettronica da non perdere.
Da sempre avete dato grande importanza al coinvolgimento attivo dei rappresentanti dei media e all’apporto teorico di studiosi del settore, come il critico Piero Deggiovanni che curerà le sezioni monografiche dedicate al lavoro di Francesca Lolli ed Elisa Giardina Papa. Rispetto all’obiettivo di far uscire la videoarte dal limbo delle rassegne di nicchia e dalla dispersione della rete internet, pensate che qualcosa si stia muovendo?
Molti cominciano a ritrovare interesse nella videoarte in maniera trasversale. Abitiamo un’epoca di transizione, dove soltanto l’ibridazione di generi e linguaggi trova la giusta dimensione. Quest’anno abbiamo stretto diverse partnership sia con critici che con realtà affini come la Pepinieres Europeenes de Creation (Parigi), il RoBOt Festival (Bologna), The Next Generation Short Film Festival (Bari) e infine il comitato Forlì.Soglie, composto da sette realtà culturali e artistiche della città di Forlì che intrattengono un rapporto diretto con la contemporaneità e le sue articolazioni, indagando il presente attraverso discipline differenti ma, nelle intenzioni, dialoganti. Ricordiamo che la fruizione delle opere di videoarte monocanale non è più legata a gallerie, musei o fondazioni, i quali tendono a riaffermare ciò che è già riconosciuto dal mercato e dalle grandi istituzioni, ma ai festival. Il nostro scopo resta lo stesso: apertura totale alle nuove influenze audiovisive, anche le più disparate e che magari non sopravvivono l’anno successivo… Ma il nostro intento non è quello di storicizzare i fenomeni, a quello penseranno critici, musei e istituzioni. Ibrida Festival mappa uno spaccato importante delle arti intermediali e crea connessioni fisiche e digitali, diventando un ponte di scambio necessario. Ogni anno vediamo nascere all’interno del Festival nuovi progetti che artisti, critici e curatori realizzano oltre i confini stessi di Ibrida, e questo ci riempie di gioia e orgoglio. Non ci limitiamo a dare un semplice spazio/vetrina alle opere, ma le promuoviamo anche al di là della programmazione del nostro Festival, com’è accaduto per il progetto 52 vids X Ibrida, realizzato in collaborazione con Exibart: abbiamo selezionato cinquantadue artisti italiani, presentando un artista a settimana nell’arco di un intero anno solare, sui canali di Exibart TV. Nel futuro ci saranno altri progetti extra Festival, sia nel mondo fisico che in quello digitale, volti a promuovere le arti intermediali e gli artisti.
Info:
Francesca Leoni e Davide Mastrangelo at EXATR ph. Consuelo Canducci courtesy Vertov Project
Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch – KARMACHINA – courtesy Fundación Princesa de Asturias e Museo Nacional del Prado di Madrid
Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch – KARMACHINA – courtesy Fundación Princesa de Asturias e Museo Nacional del Prado di Madrid
Karmachina team, ph. courtesy Karmachina
DJ Balli, ph. courtesy Riccardo Balli
Luca Maria Baldini, Fiorenza Menni e Cosimo Terlizzi, Non troverete nulla di me in questo film, 2021, ph. courtesy gli artisti
Apotropia, Altered Ego, 2020, ph. courtesy Apotropia
Francesca Leoni, Davide Mastrangelo e Ibrida staff at EXATR ph. Consuelo Canducci courtesy Vertov Project
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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