Fervono a Forlì i preparativi per la IX edizione di Ibrida – Festival Internazionale delle Arti Intermediali, che dal 20 al 22 settembre 2024 tornerà a trasformare il capoluogo romagnolo in una vivace fucina di ricerca incentrata sull’audiovisivo sperimentale, in cui artisti affermati ed emergenti presenteranno al pubblico gli ultimi esiti della loro produzione. La manifestazione, ai suoi esordi pioneristica nel rilevare la centralità della contaminazione nei processi creativi contemporanei, si propone oggi come attendibile sismografo e catalizzatore di esperienze che si muovono in maniera sistematica al confine delle categorie artistiche consolidate, in sensibile esplorazione delle possibilità offerte dai nuovi media e dai più recenti progressi tecnologici. Il tema di quest’anno, “Artificial Reality”, in stretta continuità con il focus della scorsa edizione sull’intelligenza artificiale, sottolinea come l’intento non sia tanto quello di realizzare una mappatura tassonomica (risultato collaterale peraltro di indubbio interesse per gli addetti ai lavori) dell’evoluzione dei media, ma di cercare i collegamenti tra le nuove estetiche da essi generati e una visione del mondo che, anche in ambito non strettamente artistico, ormai sembra non poter più prescindere dalla componente virtuale. Per avere qualche anticipazione, abbiamo intervistato, come di consueto, i direttori artistici Francesca Leoni e Davide Mastrangelo.
Emanuela Zanon: Quali riflessioni vi hanno portati a scegliere “Artificial Reality” come tema portante di questa edizione?
Francesca Leoni e Davide Mastrangelo: La demarcazione tra artificiale e reale rappresenta un tema di grande rilevanza nel panorama epistemologico, con implicazioni profonde che spaziano dalla filosofia alla scienza, fino ad abbracciare l’etica e il diritto. Dopo il focus sull’intelligenza artificiale nella scorsa edizione, abbiamo sentito la necessità di approfondire la questione da una prospettiva diversa, esaminando come questa dicotomia stia trasformando la nostra percezione del mondo. Viviamo in una società in continua evoluzione, caratterizzata da una rivoluzione tecnologica e umana che influenzerà ogni aspetto della nostra esistenza. In questo contesto gli artisti, che dal punto di vista storico sono i primi a sperimentare nuovi linguaggi espressivi, sono stati coinvolti per esplorare cosa significhi oggi per loro il concetto di “reale” e “artificiale”. La linea di demarcazione tra queste due dimensioni si fa sempre più sottile, dando origine a nuove forme espressive e a un terreno di indagine complesso e multiforme, che riteniamo indispensabile esplorare e su cui riflettere accuratamente.
Anche quest’anno si rinnova la collaborazione con la Fondazione Dino Zoli che ospiterà, come prologo e onda lunga del festival, “BODY (S)CUL(P)TURE”, prima mostra personale a Forlì di Francesca Fini, artista che da sempre si muove in un territorio ibrido tra performance art, tecnologia dell’interazione, sound design, sperimentazione videocinematografica, animazione digitale e pittura. Quale progetto è stato sviluppato per l’occasione?
Una mostra stratificata, che spazia tra video, performance, realtà aumentata, e l’arte intermediale di Francesca Fini, un’artista che conosciamo da tempo e i cui lavori hanno arricchito molte edizioni di Ibrida Festival. “BODY (S)CUL(P)TURE”, allestita presso la Fondazione Dino Zoli e curata da Bruno Di Marino, mescola sapientemente umano e artificiale, organico e sintetico, fascino e repulsione, creando un dialogo continuo tra il corpo e tutte le interfacce possibili, dal disegno alla creazione di un universo 3D. La mostra offrirà un’esperienza unica, arricchita da installazioni interattive in realtà aumentata, opere pittoriche e video performance, permettendo al pubblico di immergersi nella complessità artistica ed estetica di Francesca. Protraendosi per oltre un mese, questa esposizione segna un ulteriore passo nel nostro impegno a raggiungere un pubblico sempre più vasto, avvicinandolo alle arti intermediali e alla loro straordinaria capacità di rinnovare.
Il cuore di Ibrida è la call annuale che invita gli artisti a presentare i propri lavori in dialogo con il tema proposto. Quali riflessioni vi ha suscitato il materiale che avete ricevuto sullo “stato dell’arte”? Vorreste condividere con noi qualcuna delle vostre scoperte?
Ogni anno ci stupiamo per la quantità di lavori che arrivano attraverso l’open call internazionale. C’è da dire una cosa sulla videoarte monocanale: gode di ottima salute, anzi, non prosperava così da tempo, soprattutto tra i più giovani. Abbiamo ricevuto tantissimi lavori di artisti under 30 da tutto il mondo. La scoperta è che c’è un grande ricambio generazionale, e questo rappresenta una linfa vitale, soprattutto per festival come il nostro, che si occupano del contemporaneo e non del passato.
Quali saranno, invece, i momenti salienti del palinsesto live del week end di Ibrida?
Quest’anno cambieremo location e svilupperemo un festival diffuso in città. I live si terranno tutti alla Fabbrica delle Candele, alle 21 e alle 22.30, e avremo nuove entrate nella line-up del festival. Venerdì apriremo con una nuova collaborazione con la Cineteca di Milano, presentando Idea assurda per un filmmaker di Gianfranco Brebbia, una delle voci del cinema sperimentale italiano degli anni Sessanta e Settanta. I suoi film saranno sonorizzati live da Enrico Malatesta, Attila Faravelli e Nicola Ratti. A seguire, Gianmarco Donaggio presenterà In visible light, una fusione tra cinema e arti dal vivo. Sabato, apriremo con Cyclope di Carlos Casas e chiuderemo con GO!YA!, un progetto nato dall’incontro di N.A.I.P. e Julie Ant (Giulia Formica), un live surreale, unico. Domenica, invece, torneranno due artisti già noti al festival: Luca Maria Baldini e Igor Imhoff, ma in una nuova veste. Per la prima volta insieme, presenteranno Siderea, un viaggio interattivo e generativo che utilizza input video e sonori in tempo reale, dando vita a immagini irripetibili. Questo live è prodotto da noi in collaborazione con il Trieste Science+Fiction Festival.
Un’altra componente imprescindibile del format sono i talk con artisti, critici, curatori e altri addetti del settore. Quali appuntamenti prevede questa edizione?
Apriremo con un incontro omaggio a Bill Viola. In seguito alla sua prematura scomparsa, ci è sembrato doveroso dedicargli un focus, un momento di riflessione e celebrazione del suo immenso contributo. Seguirà un talk sulla videoarte brasiliana, con due artiste di punta come Kika Nicolela e Marcia Beatriz Granero, che ci guideranno attraverso le visioni e le sperimentazioni artistiche del loro Paese. Il sabato sarà arricchito dalla presentazione del libro di Marco Mancuso, Chimera. Il Corpo Espanso per una nuova ecosofia dell’arte, che esplora il punto d’incontro tra arte, design, tecnologia e scienza, indagando il corpo umano nella sua relazione con l’ambiente circostante. Concluderemo i talk con un nuovo format: Artist Talk, dove un gruppo di artisti internazionali presenti al festival si confronterà su come “artificiale” e “reale” e la loro interazione si manifestano nelle rispettive pratiche creative. In un’atmosfera di scambio e condivisione, inviteremo anche il pubblico in sala a partecipare attivamente alla discussione, perché crediamo che il confronto sia il cuore pulsante del nostro festival. Ibrida non è solo live, installazioni e video, ma è anche un luogo dove ritrovarsi e confrontarsi, dove il dialogo diventa necessario, uno spazio aperto in cui le idee si trasformano e si rigenerano, dando vita a nuove visioni e prospettive future.
Info:
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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